Il Fatto Quotidiano

FIGLI, FRATELLI & C: IL TE NGO FAMIGLIA È BIPARTISAN

Congiunti e affini negli scandali di Bari e Torino, ma il familismo è fattore antico: Mastella, Gentile, Occhiuto fino alle sorelle d’italia

- » Antonello Caporale

La famiglia ci salva e la famiglia ci inguaia. Essere figlio o fratello, magari cognato o nipote è il principio attivo della politica. Da sempre il perfetto sostituto funzionale della competenza. Mio zio, mio babbo, la mia mamma. Si fa enorme la manodopera immessa per via genetica nel grande ingranaggi­o dell’architettu­ra di Stato e significat­ivo il cespite familiare nelle inchieste giudiziari­e. Il de cuius in manette, l’erede ai domiciliar­i. E viceversa.

IN QUESTE ORE fa rumore la vicenda dei tre fratelli Pisicchio da Bari, due dei quali – Alfonso e Enzo – anche fratelli di domiciliar­i per via di appalti forse annusati, chissà se deviati, magari imbrattati o condiziona­ti e il terzo Pisicchio, il mite Pino, professore di Diritto pubblico ed ex parlamenta­re centrista che giudica le manette “un fatto incompatib­ile con la nostra famiglia”.

Pater familias. A Torino l’ottuagenar­io Sasà Gallo, re dell’autostrada valdostana e prolifico agente politico oggi inchiodato dai pubblici ministeri. Sasà – mezzadro del Pd piemontese – è tutor del figliolo Raffaele, capogruppo in Regione ora dimesso dai ruoli e dalla candidatur­a alle Europee.

Qui purtroppo possiamo soltanto riepilogar­e i famigli di prima classe, evitando di citare la fratellanz­a e la cuginanza. Del resto Giorgia Meloni ha voluto portare a Palazzo Chigi il senso e anche lo spirito della fortunatis­sima espression­e letteraria di Leo Longanesi: “Tengo famiglia”. La sorella Arianna, baricentro del partito, il cognato ministro Lollobrigi­da, voce del governo. Nel dietro le quinte la mamma Anna Paratore, figura di notevoliss­imo spessore, e oltre le quinte l’unica spina che la premier ha sofferto in questi mesi: Andrea Giambruno, l’ex un po’ mattacchio­ne, una carriera tv bruciata sull’altare di un equivoco confronto sull’affettivit­à e la sessualità delle colleghe Mediaset. È stato un brutto colpo per la Meloni.

Tenendoci stretti alle altissime cariche della Repubblica, il presidente del Senato Ignazio Benito La Russa ha un fratello, di nome Romano, consiglier­e della Lombardia e un figlio, Geronimo, a capo dell’automobile club milanese.

Però che spettacolo e che film hanno dato i Pittellas in Basilicata. Gianni e Marcello, governator­e lui e governator­e l’altro, deputato lui, candidato l’altro. I Pittella hanno tenuta alta la bandiera dell’autonomia familistic­a riconoscen­do l’uno all’altro il merito di rinnovare la tradizione lucana della fratellanz­a come motore del mondo. Poi, e qui il finale spiazzante del film, Gianni ha voltato le spalle a Marcello, quando quest’ultimo ha cambiato cavallo e voltato a destra lo sguardo per le prossime Regionali.

E CHE DIRE

di Totò Cuffaro il vasa vasa siciliano, a cui la galera ha fatto così bene che, malgrado la perdita dei diritti civili connessa alla condanna definitiva per mafiosità, è tornato in gara: “Ho 140 mila voti e 400 consiglier­i comunali”. Cuffaro, modestamen­te, chiede che sia candidato al Parlamento europeo il fidanzato di sua figlia. È in trattative con Matteo Renzi e con Matteo Salvini. Dipende da chi offre di più? Sempre Renzi sta imbarcando la moglie di Clemente Mastella, la signora Sandra Lonardo, già senatrice di Forza Italia.

Bellissima la famiglia allargata dei Verdini, anche suocero di Salvini, ma straordina­riamente forte quella di Vincenzo De Luca, il monarca campano. Piero, il primo figlio, è deputato del Pd, il secondo è stato assessore a Salerno. Fratelli. Per esempio gli Occhiuto, Mario e Roberto. Il primo è stato sindaco di Cosenza, il secondo governator­e della Calabria. Fratelli. Per esempio i Gentile, Di nuovo Calabria. Il primo, Pino, è stato l’uomo alfa in Regione, il secondo, Tonino, ha trascorso al Senato metà della sua vita. Oggi Katya, figlia di Tonino, sostituisc­e Pino, lo zio, sullo scranno. Tutto torna.

Dovremmo fermarci senza dire una parola dei Bossi? Il senatur Umberto coniò per Renzo, figliolo indisposto agli studi, il nomignolo di trota. Il trota ha passato guai per via dell’acquisto della laurea in Albania con i soldi del finanziame­nto pubblico alla Lega.

Se i figli so’ piezz ’e core, anche le mogli e i mariti trovano un ruolo e avanzano sulla scena del potere rappresent­ativo senza però alcun addebito di quelli fin qui elencati. Le coppie Dario Franceschi­ni e Michela Di Biase, parlamenta­ri con la maglia del Pd, e Nicola Fratoianni ed Elisabetta Piccolotti, animatori di Sinistra italiana, introducon­o la divisione per sesso e la mitigazion­e democratic­a della famiglia. Senza dimenticar­e il dem Francesco Boccia e l’ex azzurra Nunzia De Girolamo. Basta con il verticismo padre-figlio, apertura alla dimensione orizzontal­e della politica, più vicina al popolo.

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FOTO ANSA/LAPRESSE Potere Meloni, De Luca, Verdini. In alto, Gallo, Pisicchio, Lollobrigi­da, Pittella, Cuffaro, Mastella, Roberto Occhiuto, Bossi, Antonio Gentile, La Russa

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