Diffamazione, FDI rivuole i giornalisti in carcere (e fa arrabbiare Forza Italia)
Eper fortuna che avevano giurato di voler eliminare il carcere per i giornalisti. A distanza di un anno da questi buoni propositi, Fratelli d’italia cambia spartito e mostra la faccia feroce. Il disegno di legge in materia di diffamazione presentato a marzo del 2023 da Alberto Balboni che prometteva di cancellare le pene detentive per i giornalisti (già dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale), rischia invece di prevedere più carcere. Gli emendamenti presentati in commissione Giustizia al Senato dal relatore e capogruppo meloniano Gianni Berrino prevedono infatti pene fino a 3 anni e più: dovrebbero essere votati martedì anche se al momento non viene escluso lo slittamento. Forza Italia ha manifestato dubbi, diciamo così: più che altro Antonio Tajani ha detto ai suoi di essere proprio contrario, in linea di principio. La Lega, per bocca della presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno ha anticipato che sugli emendamenti in questione sarà necessaria una riunione di maggioranza: c’è più di un mal di pancia insomma per un’iniziativa di enorme impatto, ma mai concordata e frutto di una evidente cambio di passo che ha lasciato spiazzati gli alleati di Giorgia Meloni. Un primo termine degli emendamenti era scaduto mesi fa anche se poi sul disegno di legge si era soprasseduto. Fino alla ripresa dell’iter con audizioni, un nuovo termine per le proposte di modifica e annessa sorpresona, gli emendamenti sul carcere più che sospettati di non essere “farina del solo sacco di Berrino”. Che da parte sua prova a gettare acqua sul fuoco: il carcere sarebbe previsto solo in caso di informazione volutamente distorta, insomma per contrastare la “macchina del fango”. Ma pesano i distinguo in seno alla maggioranza mentre infuria la polemica che investe l’intero governo di centrodestra.
“Il bavaglio diventa un cappio: la vendetta della destra nei confronti della libertà di informazione”, dice Filippo Sensi del Pd. “Proposta grave e preoccupante” dice dal M5S Barbara Floridia presidente della commissione di Vigilanza Rai dove appena qualche giorno fa il centrodestra a trazione meloniana aveva imposto per il periodo che precede le elezioni europee quella che l’usigrai definisce una “par condicio à la carte”. Ma da quell’antipasto si è passato al piatto forte: gli emendamenti sul carcere per i giornalisti che per il presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti Carlo Bartoli “sono frutto di pulsioni autoritarie” e per la segretaria generale della Federazione nazionale della stampa Alessandra Costante “l’orbanizzazione del Paese”.