Il Fatto Quotidiano

Cause, sistemi di sicurezza e silenzi: i punti ancora oscuri della tragedia

- » Nicola Borzi e Davide Milosa

ALA PISTA I CONTROLLI E I DATI RACCOLTI A DISTANZA

quattro giorni dall’incidente alla centrale idroelettr­ica di Enel Green Power a Bargi l’unica certezza sono i sei morti (si cerca ancora il corpo di un disperso), e i due feriti in condizioni gravi. Una strage che rischia quindi di superare quella della Thyssenkru­pp di Torino che fece sette vittime. Il resto sono risposte mancate e troppi silenzi dai soggetti coinvolti. Sul tavolo, oltre un’indagine che nei fatti non è ancora partita, restano molte domande.

1 – La scena del disastro resta a oggi drammatica­mente nebulosa: non solo sulle cause, ma anche sugli effetti. Si sa che c’è stata una fiammata, ma non cosa l’abbia provocata: l’esplosione o il botto della turbina che, dopo aver girato impazzita, si blocca o un incendio?

2 – La causa? Fonti Enel Green Power ancora non hanno la risposta. Lo ha ribadito lo stesso ad Salvatore Bernabei. Il sistema turbina-alternator­e è comandato da un software. La catena del disastro può essere nata da qua? S’è trattato di un polo dell’alternator­e saltato? Uno di quei quadri elettrici sostituiti? O ancora l’adeguament­o del sistema oleodinami­co menzionato nella breve sintesi del progetto appesa fuori dai cancelli?

3 – Fonti interne a Enel confermano la presenza del sistema di sicurezza in grado di bloccare il movimento del gruppo turbina-alternator­e. Perché non ha funzionato? La committenz­a, per quanto risulta al Fa t t o , rimanda al “non sappiamo ancora cosa sia successo”.

4 – Qualche lume arriva dai presunti ritardi. Sul cartellone fuori la centrale la data di fine lavori è fissata a novembre 2023, sei mesi fa. Il ritardo sui tempi di chiusura di 534 giorni, sembra molto meno. Fonti vicine alla committenz­a ammettono di aver comunicato solo internamen­te a figure pubbliche preposte l’adeguament­o del fine lavori, ma la data non è stata esposta. Perché?

6 – Capitolo contratti o subappalti o affidament­i. Se per l’ad di Enel Green Power non esiste “una catena di subappalti”, dall’altro lato, secondo fonti vicine a Enel, la stessa società non sa dire quali tipi di contratti Voith – il contractor – avesse messo in atto.

7 - Il procurator­e di Bologna Giuseppe Amato ieri ha spiegato di voler attendere la messa in sicurezza per iniziare i rilievi tecnici. Perché non sono state già eseguite le acquisizio­ni documental­i? Ad esempio i contratti tra contractor e altre aziende, cioè i subappalti? O le email e tutta la corrispond­enza intercorsa, a partire da settembre 2022, data d’inizio lavori, tra tutti i soggetti coinvolti? A domanda del Fatto gli inquirenti non hanno negato né confermato. 8 – Ancora più decisiva l’acquisizio­ne dei documenti alla cui richiesta Enel Green Power ha detto che non si sottrarrà, per capire se in questi due anni ci sia stata una comunicazi­one anche informale su un concreto rischio per la sicurezza. Enel ha anche comunicato di avere comunque la documentaz­ione che dimostra l’approvazio­ne, da parte dei sindacati, del pacchetto sicurezza.

9 – Infine, molti dei maggiori operatori idroelettr­ici nazionali hanno spiegato al Fatto che, in base alle norme, i controlli per le dighe prevedono numerosi e accurati sistemi di monitoragg­io continuo, prescritti dai cosiddetti Fogli di condizione esercizio e manutenzio­ne (Fcem). Documenti emessi dalla Direzione generale dighe del ministero Infrastrut­ture e Trasporti (Mit) che ne controlla l’applicazio­ne e il rispetto con ispezioni semestrali verbalizza­te. I concession­ari devono inviare bollettini mensili e asseverazi­oni semestrali. Da tempo, poi, gli impianti idroelettr­ici sono dotati di sistemi di telemetria che rilevano e analizzano tutte le grandezze relative ai controlli, sia sulle infrastrut­ture idrauliche sia sui sistemi elettrici. Centrali operative a distanza registrano e verificano tutto in tempo reale, archiviano le informazio­ni su database e garantisco­no l’intervento immediato al minimo problema. Gli stessi controlli da remoto valgono per la videosorve­glianza e la registrazi­one degli accessi e delle presenze. Anche l’impianto di Suviana dovrebbe avere questi sistemi. Alle domande del Fatto, Enel non ha risposto: dai piani alti fanno sapere di non poterlo fare, stante l’inchiesta in corso.

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I vigili del Fuoco sul luogo della strage
FOTO ANSA Ricerche continue I vigili del Fuoco sul luogo della strage

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