Il Fatto Quotidiano

Strage Bargi, al lavoro erano 15 Ma ne potevano entrare solo 5

- » Sarah Buono e Natascia Ronchetti BARGI (BOLOGNA)

Sul foglio di cantiere, dove sono annotate tutte le informazio­ni sull’esecuzione dei lavori di manutenzio­ne straordina­ria alla centrale idroelettr­ica Enel di Bargi, si legge che il “numero massimo presunto di lavoratori in cantiere” è 5. Nella riga successiva si legge: “Numero previsto di imprese e di lavoratori autonomi in cantiere” è invece 7. E purtroppo i conti non tornano: erano 15 i lavoratori impegnati martedì scorso a 40 metri sotto il livello dell’acqua della diga di Suviana quando è avvenuta l’esplosione. Tutti alle dipendenze delle varie aziende coinvolte. Dalla multinazio­nale tedesca Voith, capo contractor, ad Abb. Per arrivare alla stessa Enel Green Power e alle imprese della filiera del subappalto, a partire da Engineerin­g Automation.

La conferma che fossero 15 i lavoratori coinvolti – 6 morti, 1 disperso, 5 feriti e 3 rimasti illesi – era già arrivata dal comandante provincial­e dei vigili del fuoco di Bologna, Calogero Turturici. In 15 sparsi su due piani, il meno 8 e il meno 9. Che tipo di contratti legavano Voith, Siemens Energy e Abb alle aziende in subappalto? Domande che il Fa t t o ha rivolto alla stessa Voith che si è rifiutata di rilasciare dichiarazi­oni.

E POI A SIEMENS ENERGY,

che ha risposto di non voler “partecipar­e a soddisfare alcuna ipotesi o speculazio­ne. Si tratta di un tragico incidente, i nostri pensieri vanno alle vittime. I servizi di emergenza e le autorità stanno facendo il loro lavoro e non interferir­emo in questo con messaggi provvisori. In questo momento siamo tutti sotto choc”. Nessuna risposta nemmeno da Luca Lenzi, l’ingegnere incaricato del coordiname­nto per l’esecuzione dei lavori, al quale abbiamo rivolto la stessa domanda: quanti tecnici e operai potevano stare all’interno della centrale nello stesso momento? Quante ne può ospitare una stanza d’emergenza all’interno della centrale, in caso di pericolo?

Secondo un ex lavoratore della centrale, oggi in pensione, una decina. Secondo lui c’è un’altra domanda da porsi: tutte le centrali hanno sistemi di protezione automatica, come un salvavita per intenderci, ma qui è chiaro che qualcosa non abbia funzionato. “Abbiamo delle persone che sono riuscite a scappare, ci sono stati eventi che hanno dato alle persone possibilit­à di movimento, non c’è stato un evento istantaneo che ha impedito loro di tentare una via di fuga se no non avremmo neanche gli ustionati all’esterno” ha spiegato ieri Turturici. Al momento sono 6 le vittime accertate con Paolo Casiraghi, tecnico specializz­ato della Abb di Sesto San Giovanni, e Adriano Scandellar­i, dipendente di Enel GP e Alessandro D’andrea. “Questo sciopero lo avevamo deciso prima, l’ennesima conferma. Brandizzo, Firenze e adesso Suviana: dobbiamo capire quando e chi deciderà di fermare queste stragi” ha detto Luigi Giove, segretario organizzat­ivo della Cgil al suo arrivo al corteo a Bologna aperto dallo striscione ‘Adesso basta’.

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FOTO LAPRESSE Ad Enel Salvatore Bernabei

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