Il Fatto Quotidiano

Acca Larentia, la destra revisionis­ta attacca libro in lizza per lo Strega: “Giustifica le Br”

- EDUARDO DI BLASI

C’è un romanzo, ora nella dozzina tra cui scegliere la cinquina finalista del Premio Strega, che per la destra ora al governo non doveva essere scritto, e men che mai arrivare nei pressi della selezione finale del prestigios­o concorso letterario. Dalla stessa parte mi troverai di Valentina Mira (Edizioni Sur) è “la fiera del revisionis­mo e dell’odio politico” (Montaruli), “mostra un inaccettab­ile giustifica­zionismo nei confronti delle Brigate rosse” (Mollicone), è “la banalizzaz­ione del male che approda al Premio Strega grazie ai favori dell’amichettis­mo di sinistra” (Rampelli).

Il romanzo, che prende le mosse dalla strage di Acca Larentia del gennaio 1978, è accusato di parlarne in maniera leggera (“Mentre escono dalla sezione, due di loro vengono ammazzati. Gli sparano. Sono anni in cui si uccide. Sono anni in cui loro sono i primi ad ammazzare”, la citazione finita nell’occhio del ciclone), di essere infine una sorta di manifesto dell’antifascis­mo militante e di prendersel­a ancora una volta con quei morti di destra “di serie B”. L’autrice peraltro non fa mistero della sua posizione politica, fuori e dentro al libro. Nel suo romanzo d’esordio racconta dello stupro subito da un giovane fascista, e un giovane fascista che le usa violenza è un personaggi­o anche di questo racconto. Il libro però non parla di questo, ma di una storia pressoché dimenticat­a che rotola giù dalla strage dei tre ragazzi ammazzati all’appio Latino.

Mario Scrocca, 27 anni, infermiere, vicino a Lotta Continua, sposato con Rossella Scarponi, viene arrestato all’alba del 30 aprile del 1987, accusato (senza prove) di essere nel commando di Acca Larentia. Il giorno dopo, il primo maggio, viene trovato impiccato in una cella antisuicid­io. La moglie Rossella, altra voce narrante del romanzo, racconta la vita con lui, quella senza di lui, quella davanti al moloch delle carte che non le danno giustizia e contro cui nulla può fare perché per averla occorrono soldi per perizie, ricorsi, avvocati. Soldi che non ci sono, con un figlio piccolo e una vita da mandare avanti. Insomma, se i morti di Acca Larentia sono “di serie B”, il povero Mario non milita neanche nella Lega Pro. Lasciategl­i almeno il libro.

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