A Bari c’è un “terzo nome”: i giallorosa trattano ancora
Pd e Avs chiedono a Laforgia un passo indietro, dopo il sì dell’ex toga Colaianni. Che però ha 78 anni: a destra Romito ne ha 36
“Sono stato contattato da Nichi Vendola per una ipotetica candidatura unitaria nel centrosinistra e abbiamo valutato questa possibilità. Sarei orientato ad accettare”. Sono le 18 quando Nicola Colaianni decide di mettere sul piatto della bilancia anche la propria disponibilità a candidarsi a sindaco di Bari. Il tentativo finale per sbloccare un accordo, che sembra chiuso da ore, forse perfino da venerdì sera, ma che potrebbe saltare all’ultimo minuto. Negli stessi istanti il cartello elettorale che sostiene Michele Laforgia discute il ritiro della candidatura: doveva essere una riunione ristretta, diventa un’assemblea con venti persone. Che si divide, tra favorevoli e contrari. Ma termina con un mandato a trattare: stamattina si vedranno Laforgia e Vito Leccese, per cercare di stringere. Comincia a passare il principio che la contrapposizione va superata. Tanto che in serata fonti Cinque Stelle fanno sapere di aver dato mandato a Laforgia di verificare se ci sono le condizioni politiche per condividere la proposta di candidatura unitaria. L’accordo sembra a un passo, ma Conte potrebbe comunque farlo saltare.
Nella giornata di ieri si lavora a tutti i livelli. La carta Colaianni viene tirata fuori da Nichi Vendola e Nicola Fratoianni. Quest’ultimo si precipita a Bari venerdì, incontra tutti quelli che deve incontrare. D’altra parte, l’operazione Laforgia parte da Sinistra italiana, prima che dal Movimento. E Fratoianni non ci sta a spaccare la coalizione di centrosinistra, perdere Bari e andare alle Europee con il campo largo frantumato, per una scelta quella di azzerare le primarie di Giuseppe Conte. Sul terzo uomo, il Pd in generale e Leccese in particolare, si erano detti disponibili dal minuto dopo. Conte e Laforgia si sono sempre opposti. Il leader del Movimento resta contrario, anche questa volta. Ma Laforgia comincia a sentire il peso di essere identificato “solo” come uomo dei Cinque Stelle, lui che ha relazioni da sempre con tutta Bari. Relazioni che in questo momento pesano.
In questi giorni sono stati sondati una serie di nomi, da Gianrico Carofiglio a Pietro Curzio, che è stato anche primo presidente della Corte di Cassazione. Senza esito positivo. Colaianni, classe 1946, non convince molti, anche tra i dem, soprattutto per motivi anagrafici. Tanto che c’è chi si dice convinto che il suo sia un nome di passaggio, per arrivare a un’altra soluzione. Che però non si intravede. Dunque, il tentativo è quello di fornire un nome “specchiato”, che venga dalla stessa cultura di Laforgia e rappresenti in qualche modo un profilo fuori categoria, visto che l’avvocato ha detto di no a tutte le proposte. Ex magistrato, Colaianni è molto attivo sulla scena politica barese sui temi etici e sul fronte della lotta alla corruzione. Tra il 1992 e il 1994 è stato deputato del Pds, nel 2013 fu proposto dal Movimento (Pd d’accordo) come membro laico del Csm. Restano le perplessità di molti per il fatto che un 78enne deve sostituire due profili giovani, che fanno parte – in modo diverso – della storia politica recente di Bari. Peraltro proprio mentre il centrodestra ufficializza la candidatura di Fabio Romito, leghista, 36 anni, consigliere regionale. Un candidato spendibile, anche se FDI non lo ama.
STAMATTINA TAVOLO TRA GLI SFIDANTI AI GAZEBO ANNULLATI
NEL FRATTEMPO, Michele Emiliano è al lavoro per capire come rispondere alle richieste di Elly Schlein di “profonda discontinuità”. Il vertice di maggioranza è fissato per martedì, dopo la riunione di domani della direzione del Pd regionale, che cercherà intanto di introdurre regole più stringenti per la valutazione delle candidature. Emiliano non vorrebbe arrivare all’azzeramento della giunta. Al netto dei trasformismi e delle inchieste che la lambiscono, più che toccarla, il suo pensiero è che si tratta di un’amministrazione che ha lavorato bene. I posti disponibili, per ora, sarebbero due. Quello dell’assessora ai Trasporti, Anita Maurodinoia, che ha lasciato l’incarico e della pentastellata Rosa Barone, che ha lasciato per l’uscita di M5s dalla maggioranza. Ma bisognerà vedere come evolvono anche i rapporti con Conte. Un posto potrebbe andare a un nome di Vendola. Sul tavolo, anche un assessorato alla legalità e una serie di misure. Non è detto che basti.