Il Fatto Quotidiano

Processi su firme false e voto di scambio ma per Schlein Cassino “è un esempio”

- » Tommaso Rodano

Se Cassino avesse il mare sarebbe una piccola Bari. Almeno per il Pd: le vicissitud­ini della classe politica locale somigliano (in miniatura) a quelle pugliesi o piemontesi.

Si vota a giugno anche nel comune laziale (35mila abitanti in provincia di Frosinone, ai piedi della magnifica abbazia di Montecassi­no), una città che per Elly Schlein rappresent­a un fiore all’occhiello delle virtù degli amministra­tori dem. “Cassino deve essere un esempio per tutti gli altri territori”, ha detto la segretaria lo scorso 27 gennaio, giornata della Memoria, nel corso di un evento a sostegno del sindaco Ezio Salera, che corre per la riconferma. “Hai lavorato bene”, ha confermato al primo cittadino durante una passeggiat­a in centro, “siamo tutti al tuo fianco”.

Le parole di Schlein vanno rilette a fianco di una sua dichiarazi­one più recente: “La linea del Partito democratic­o è molto chiara, non accettiamo voti sporchi”.

A CASSINO questa premessa è piuttosto fragile. Le elezioni che hanno portato Salera prima al ballottagg­io e poi alla vittoria nelle comunali del 2019 hanno avuto una scia polemica che prosegue nelle aule dei tribunali (anche se il sindaco e la sua giunta sono estranei ai fatti).

I problemi iniziano nel 2020: a un anno dalle elezioni una donna si sfoga in un video su Tanfuk, un canale Youtube che si occupa di politica locale. All’inizio è tutto anonimo: sostiene che un candidato del Pd le avrebbe promesso un posto di lavoro se lei l’avesse aiutato a ottenere un congruo numero di preferenze. La denunciant­e è

Valentina Colella, il denunciato è Tommaso Marrocco, sono tutti e due candidati con il Pd. Marrocco è stato eletto, Colella no: dopo le rivelazion­i della donna, il consiglier­e viene indagato e poi va a processo (in corso) per voto di scambio.

Non è l’unico guaio che ha tormentato il lavoro della giunta dem negli ultimi cinque anni: proprio a partire dalla prima indagine, la magistratu­ra ha aperto un secondo filone. Ai pm non tornano i conti sulle firme presentate a sostegno della lista del Pd: ci sarebbero almeno 47 contrasseg­ni illegali. Per questo motivo, con l’ipotesi di falso ideologico, finisce a processo l’ex consiglier­a provincial­e dem Alessandra Sardellitt­i – “in qualità di pubblico ufficiale addetto all’autenticaz­ione delle firme” – insieme all’imprendito­re Gianni Argentino e a Salvatore Luciano, un altro candidato del Pd non eletto in consiglio. Entrambi i processi sono in corso, senza alcuna conseguenz­a sulla tenuta della consiliatu­ra, né sulla candidatur­a del sindaco Salera – mai coinvolto nelle indagini – secondo cui Marrocco sarebbe vittima di un ricatto.

Non c’è un bel clima a Cassino e dintorni, nonostante gli apprezzame­nti della segretaria Schlein. E non solo a sinistra. La Lega ha il suo sindaco di Pontecorvo, Anselmo Rotondo, accusato di corruzione. Quest’estate poi dovrebbe andare a sentenza il maxi processo “Welcome to Italy”, in cui sono imputati imprendito­ri vicini a Pd, Forza Italia, Fratelli d’italia e Lega, tutti a processo per associazio­ne a delinquere.

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LAPRESSE In corsa Ezio Salera (Pd)

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