Centrale Bargi, turbina impazzita La pista dello sbalzo di energia
La valvola rotativa o i quadri elettrici
La Procura di Bologna, in attesa di analizzare la scatola nera e studiare nel dettaglio la catena degli affidamenti per i lavori di efficientamento del gruppo turbina-alimentatore della centrale Enel Green Power (Egp) di Bargi, ha davanti un primo focus, chiaro e urgente: cosa ha fatto sì che la turbina andasse fuori giri, frantumandosi tanto da infuocare 6mila litri di olio lubrificante e quanto specifici sono i documenti sulla sicurezza dei vari interventi che in due anni dovevano redigere sia la committenza sia i contractor sia le aziende in subappalto? Non poco, dunque. Soprattutto davanti all’urgenza di spiegare una strage sul lavoro con sette vittime, dove si indaga allo stato per disastro e omicidio colposo.
E dunque, escluso un errore umano, come fanno sapere fonti inquirenti, ad analizzare il gruppo turbina-alimentatore esploso martedì, due sono le cause di una anomalia: da un lato la valvola rotativa che controlla l’ingresso dell’acqua nella turbina e dall’altro i quadri elettrici che contengono i “sistemi di eccitazione”, strumento che crea un campo elettromagnetico in grado di far partire il rotore dell’alimentatore producendo un’energia costante e una forza frenante che deve essere pari alla forza motrice prodotta dall’acqua mossa dalla turbina. Se l’equilibrio salta, manca ogni controllo e la turbina impazzisce. Ora i lavori iniziati nel 2022, riguardavano “la revisione della valvola rotativa e la sostituzione di quadri elettrici”. La valvola regola l’ingresso dell’acqua nella turbina. Se ammalorata o difettosa l’ingresso dell’acqua è incontrollato e di conseguenza lo saranno i giri della turbina. Allo stesso modo se l’anomalia si trova nei sistemi di eccitazione l’effetto è uguale: turbina fuori giri. In questo caso non è la regolazione dell’acqua, ma dell’energia che come detto deve essere in equilibrio con la forza motrice della turbina. Sul fronte dei sistemi di eccitazione, la società Abb per il progetto sotto inchiesta ne ha forniti due a Egp da inserire sui gruppi turbina-alternatore. E però, in un comunicato dell’11 aprile, si affretta a spiegare che “i sistemi di eccitazione” sono stati solo “forniti da Abb” e invece “installati da Enel Green Power”. E ancora: che il suo “dipendente Paolo Casiraghi” poi morto nell’incidente era nella centrale “per assistere alla messa in servizio”. Una posizione netta, forse troppo, comunicata a solo due giorni dai fatti.
Ora se il campo delle anomalie, secondo gli inquirenti, si restringe, altrettanto decisiva è l’acquisizione da parte dei pm dei documenti sulla sicurezza. Si tratta di due modelli: il Documento unico di valutazione dei rischi interferenti (Duvri) e il Piano operativo di sicurezza (Pos). Il primo è emesso dai committenti. In questo caso Enel e i tre contractor (Voith, Siemens, Abb) e riguarda “la valutazione dei rischi” che possono intervenire durante il lavoro. Nel caso di Bargi, il dato è decisivo per capire se i 15 lavoratori coinvolti operavano in sicurezza. Il Pos viene emesso invece dalle aziende esecutrici che nel caso di Bargi lavoravano quasi tutte in subappalto. Qui sono specificate le mansioni e i rischi connessi alla lavorazione. I Pos, nel caso della centrale, sono molti perché ogni azienda ha operato decine di interventi specifici. La lettura di questi documenti, per gli inquirenti, potrà ricostruire al millimetro la catena della sicurezza dentro la centrale.
Il subappalto La Abb: “Sistemi di eccitazione da noi solo forniti Installati da Enel GP”