Allerta per i nostri militari in Libano Tajani: “Rassicurati”
Ci sono più di duemila militari italiani nell'area potenzialmente interessata a un allargamento del conflitto, al rischio di un'escalation regionale che per ora nessuno prevede anche dopo gli attacchi iraniani con droni e missili verso il territorio israeliano. È solo l'attesa, inevitabile reazione di Teheran dopo che Israele il 1° aprile ha ucciso tre generali iraniani e altre otto persone in una pertinenza dell'ambasciata della Repubblica Islamica a Damasco. I più esposti sono i circa mille che partecipano alla missione Unifil nel sud del Libano, perché dal 7 ottobre scorso gli scambi di colpi si susseguono tra i miliziani di Hezbollah e le forze israeliane, alcuni centri dello Stato ebraico sono stati evacuati nelle scorse settimane e anche ieri sera la guerriglia sciita ha colpito postazioni militari israeliani sulle alture contese del Golan.
NON SEMBRA che Hezbollah voglia andare oltre, ma se accadesse Israele potrebbe attaccare il Libano e la Siria, dove sono presenti anche unità dei pasdaran iraniani. In quel caso, a oggi ritenuto improbabile, anche i militari di Unifil sarebbero presi in mezzo: è il motivo per cui il governo italiano fin dall’ottobre scorso aveva pensato di ritirarli. Ma per ora assistiamo a un attacco previsto da giorni e il contingente Onu in Libano ha a disposizione, se necessario, bunker impenetrabili. “Questo non è un attacco che ha sorpreso. Le modalità con cui questo attacco è stato posto con lanci sia dallo Yemen che dal Libano e dall’iran non hanno destato stupore”, ha detto ieri sera in tv il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Il nostro personale che opera in area è preparato ed è stato avvisato per tempo per adottare tutte le misure di sicurezza necessarie”.
Centinaia di soldati italiani sono poi impegnati nelle missioni di addestramento e d'altro genere in corso in Iraq e a Erbil nel Kurdistan iracheno, nell'ambito di contingenti internazionali schierati contro quel che resta dello Stato Islamico, e nel Kuwait. Altri ancora, circa seicento, sono sulle navi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden . L’'italia ha il comando di Aspides, a difesa della navigazione commerciale tenuta in scacco dagli Houthi yemeniti legati all'iran, il gruppo certamente più dinamico nell'asse della Resistenza che ruota attorno al regime degli ayatollah, ma anche della missione antipirateria Atalanta che incrocia nelle stesse acque. Anche dallo Yemen ieri sera sono partiti attacchi contro Israele, come era già accaduto in precedenza.
LA MISSIONE UNIFIL CONTA UN MIGLIAIO DI SOLDATI
COSÌ, DOPO LE PRIME notizie sugli attacchi iraniani, il ministro degli Esteri Antonio Tajani è andato in tv a rassicurare: “Ho sentito ieri il ministro degli Esteri iraniano e mi ha detto che ci sarà massima attenzione e responsabilità per quanto riguarda i militari italiani: da parte iraniana c'è una rassicurazione e un impegno al riguardo”, ha detto Tajani al Tg1. Ha poi dato conto dell'impegno per proteggerei cittadini italiani che si trovano in Israele e in Iran ed escluso che le forze italiane siano impegnate nelle azioni di contrasto all'attacco iraniano, alle quali partecipano attivamente aerei di Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Crosetto su X (ex Twitter) ha scritto: “Ricevo costanti aggiornamenti e seguo con apprensione quanto sta accedendo in Medio Oriente. Condanno con fermezza l’attacco dell’iran e dei suoi alleati contro Israele, un’azione senza precedenti che può provocare un’escalation drammatica. Continuiamo a lavorare per evitarla”.