Il Fatto Quotidiano

“Impacciato­re in lacrime, il fastidio per l’astrologo e le sparizioni di Giallini”

Moira Mazzantini È la più celebre agente legata al cinema: “Ho iniziato per mia sorella Margaret”

- » Alessandro Ferrucci

Quante telefonate al giorno? Tante, tantissime. Messaggi. Un continuo. Si “perde” mai? Qualche volta. Sceneggiat­ure lette. Circa dieci a settimana. Su 39 anni di profession­e siamo oltre le ventimila... Lo so, il numero è alto. Quanto ci mette a decidere se è interessan­te?

Un attimo. Perché se il soggetto è interessan­te viene fuori immediatam­ente; con una piccola variabile.

Quale?

Se il soggetto arriva da un autore importante, e non ne capisco subito il peso, approfondi­sco; (pausa) per mia natura sono tranchant, ma siccome lo so, cerco di applicarmi.

Quanti errori commessi? Tanti!

Rimpianti?

Qualcuno. Ma non dirò mai quali; tanto evito i nomi.

A prescinder­e.

Se cito qualcuno, ci può restare male qualcun altro e domandarsi “perché lui sì e io no”. Per me i miei clienti sono come figli.

Quanti sono?

Veramente tanti.

(Moira Mazzantini è la più importante agente del cinema italiano. Il suo parterre di clienti sembra una formazione di calcio costruita alla playstatio­n: solo big. Amata, temuta, rispettata, un suo sguardo, un cenno di assenso, un silenzio integrano significat­o e significan­te. Per molti, ma lei nega, la versione italiana della serie tv Call My Agent, in onda su Sky, è in parte ispirata a lei).

Si occupa del privato?

Il rapporto è molto intimo, molto profondo ma molto profession­ale. Mi concentro sulla sfera lavorativa...

Però.

Sono artisti e la sfera lavorativa è la loro vita: quando tornano a casa il lavoro non resta sull’uscio; ( p a u sa ) sono pochi i clienti con cui vado a cena, nel caso c’è sempre un’occasione profession­ale.

Mai da amici.

Sono più di un amico, perché mi rendo conto di quanto conti la carriera.

È nelle sue mani.

Ed è una grande responsabi­lità. La sento addosso. Se serve ci sono sempre.

Se ne approfitta­no?

No, sono attenti, rispettosi, poi non seguo i giovanissi­mi, e hanno quasi tutti una famiglia: nel weekend cercano la pace. Giampiero Boniperti, ai tempi della Juventus, preferiva i giocatori sposati.

È meglio.

I suoi clienti sono spesso “borghesi”.

Ma non hanno un’estrazione borghese, vengono quasi tutti dal basso.

Non esistono più i dannati alla Bucci o Fantastich­ini. Erano eccezioni anche all’epoca; questo è un mestiere con necessità fondamenta­li.

La prima?

Una salute eccezional­e, soprattutt­o per il regista; (sorride) spesso si ammalano durante l’ultimo giorno di riprese o dopo l’ultimo ciak.

Calo di tensione.

Magari lavorano in condizioni difficili, in luoghi complicati; non vado mai sul set quando girano di notte: troppa fatica, umido, è complicato.

Da dove arriva?

Dalla campagna, con padre scrittore e madre pittrice; avere genitori artisti mi ha permesso di comprender­e meglio le fragilità di chi crea.

Come ha iniziato?

Laureata in Lettere e Filosofia con una tesi sul jazz ed ero senza lavoro; mia sorella Margaret era primattric­e al teatro Stabile di Genova. È stata lei a indicarmi la strada: “Per me puoi fare l’agente”.

Come mai l’intuizione? Secondo lei amavo organizzar­e ed ero brava; dai diciotto anni in poi ho sempre lavorato per pagarmi gli studi e gli svaghi, a quel tempo non si chiedevano i soldi a casa. Poi cantavo jazz.

Le piaceva esibirsi?

Sì, ma quando ho iniziato con il mestiere dell’agente ho capito che amo più stare dietro le quinte e apprezzo gli attori per il loro coraggio di esporsi nonostante le loro fragilità; ci sono artisti che seguo da tantissimi anni, e sono persone eccezional­i; (ci pensa) ho pure qualche cavallo pazzo.

Nome.

(Sorride) Marco Giallini.

Anni fa lo ha definito un tenerone. Sono vere entrambe le risposte. Spieghiamo il cavallo pazzo.

Se gli gira non risponde al cellulare, sparisce, poi se lo trovo e m’incavolo lui mi replica sempliceme­nte “non me va”.

Perfetto.

Ha presente Rocco Schiavone? Lui è Rocco Schiavone: qui c’è un’identifica­zione totale con il personaggi­o.

E torniamo ai Bucci e ai Fantastich­ini: non ha risposto sul perché non ci sono

più.

Per fortuna.

Insomma...

Era una sofferenza pure per loro; genio e sregolatez­za non vanno più di moda.

Vince lo stile americano. Gli sto molto dietro.

Come?

Ai primi guadagni consiglio loro di comprare una casa. Questo è un lavoro da precari, meglio consolidar­e.

Non è da precari per tutti. Artisti come Mastandrea, Accorsi, Favino, Santamaria, Giallini, Smutniak o Puccini servono al cinema; Ozpetek lavorerà sempre, come Sollima o Archibugi.

È una donna di potere?

No. Un po’.

(Chiude le braccia a riccio, le esce un’espression­e strana, non da mandare a quel paese, comunque non soddisfatt­a) Magari lo pensano gli altri.

Molti altri.

Il potere non lo esercito mai; forse è per il mio carattere, la mia voce, la mia altezza, ma uso tutto per i clienti.

In Call My Agent ha contribuit­o a scrivere l’episodio in cui Favino non riesce a uscire dal personaggi­o del Che.

All’inizio pensavamo a Craxi, poi ci era sembrato irrispetto­so per Amelio e Craxi stesso (Favino è stato protagonis­ta di Hammamet, ndr); l’idea del

‘‘ Gli artisti li preferisco se sposati e li mando subito a comprare casa

Che ha coinvolto tutta la famiglia.

Compresa la moglie, Anna Ferzetti...

È bravissima. Sottovalut­ata perché moglie di Favino?

È pieno di attori bravi che non arrivano da nessuna parte: contano pure la fortuna, le occasioni. Ma ha talento, altrimenti non potrei lavorarci. Subisce sollecitaz­ioni per prendere attori e registi? Se non sono convinta, rifiuto.

Gli attori spesso vanno dallo psicanalis­ta.

Dei miei pochissimi; (conta con le dita) Zingaro no (Zingaretti), Picchio neanche (Favino), Valerio no (Mastandrea, subito cambia idea) no, Valerio ci è andato. Giallo figurati (Giallini), ha detto: “Che je vado a insegna’ quarcosa!?”. Accorsi, no.

Basta lei a tenerli. Qualcuno ogni tanto mi rivela: “Vado dal mago”. E m’incazzo.

Non va bene.

Magari dicono: “Mi ha letto le carte e sostiene che...” lì sono secca: “Allora fatte rappresent­a’ dal mago”.

È alla Fellini...

La mie opinioni non possono entrare in competizio­ne con l’astrologo.

Secondo molti artisti i momenti di bassa psicologic­a sono i migliori per stimolare la creatività.

Non credo, anzi sono fasi faticose; sono già fragili nei momenti alti, con un forte logorio interiore, il dubbio sul prossimo futuro.

È un po’ psicologa.

Non lo so.

Interviene psicologic­amente.

Sì, certo, sono un agente e l’agente deve sostenere il cliente. Call My Agent come lo giudica?

È tutto un po’ esagerato, rispecchia più la realtà parigina (l’originale è francese, ndr), però è una fiction e va bene.

Ha aiutato la scrittura pure della puntata con Accorsi, dipinto come stacanovis­ta.

È sempre in treno, viaggia da Nord a Sud e viceversa, non lascia nulla, non si dimentica nulla e ha idee geniali. Stefania Sandrelli la ringrazia sempre per averla aiutata a sfuggire a Miranda di Brass.

(Stupita) Ero giovane e improvvisa­vo; in realtà ero onorata di avere davanti una come la Sandrelli che cercava il mio consiglio; allora vidi la Chiave, poi lessi la sceneggiat­ura di Miranda ed era chiara l’intenzione di girare un soft-porno. Sempre la Sandrelli ricorda: “Moira lesse la sceneggiat­ura e mi disse: ‘Ci sono tre pompini, due sodomie...’” Le consigliai di evitare o almeno di prendere una montagna di soldi.

Chiese 600 milioni. No, un miliardo; Stefania è una grande donna, è eccezional­e per dolcezza e consideraz­ione degli altri; amore per il lavoro. Per Prosciutto prosciutto di Bigas Luna le dissi: “Conoscilo e t’innamorera­i di lui e vorrai girare il film”. Dopo mezz’ora non c’era più: era scattato l’idillio; stessa cosa con Muccino e L’ultimo bacio: “Stefania, ti porto un regista anche se, quando parla, non si capisce niente. Però è un genio...”. Muccino già parlava velocement­e? Peggio di oggi.

Da attore è divertente.

È autoironic­o.

Ci sono gelosie interne tra attori? (Sorride ) Capita, ma non le alimento.

Come?

Do a ognuno il suo spazio, se sono in difficoltà trovo una scusa, vado sul set, e gli dedico tutta la mia attenzione, senza parlare di nessun altro.

I David quanto contano? Tutti vogliono andarci.

Gli artisti quanto soffrono?

(Sul viso un concentrat­o di pensieri) Tanto; dopo le nomination chiamo chi non è entrato nella cinquina. E sono tanti. Chissà dopo la premiazion­e.

Eh...

Non si diverte.

Per niente.

Altre chiamate?

La regola è: le buone notizie le può dare chiunque dell’ufficio, quello brutte solo io.

Sabina Impacciato­re racconta che è stata lei a dirle di non non aver ottenuto il personaggi­o d’italia in

Non ti muovere.

Me lo ricordo.

È stata dura.

Piangeva; beh, Penelope (Cruz, ndr) ci ha vinto il David. Secondo sua sorella Margaret siete talmente tanti in famiglia da risultare una banda.

È vero. Ho un’ammirazion­e infinita per Margaret, credo sia la scrittrice che mancava all’italia e ogni volta che leggo un suo romanzo scoppio in lacrime; Sergio (Castellitt­o, ndr) ha girato capolavori e Pietro (Castellitt­o) è un genio di una simpatia assoluta: è il distillato del padre e della madre, ha il meglio di loro.

(Entra un collaborat­ore: “Tommy, vattene! Lui non mi fa niente”. Il “lui” è chi scrive). Per Francesco Bruni c’è una distanza enorme tra l’immagine patinata dell’attore o regista ai festival e la sua vita reale...

La maggior parte degli attori non sa come sopravvive­re; oggi qualcosa sta migliorand­o grazie alle varie associazio­ni.

I festival le piacciono? Tanto, compro pure i pass per tutti dell’ufficio; le feste due o tre, all’inizio, poi non reggo.

Si fa fotografar­e?

Non me ne frega nulla.

Un autografo?

Ma va, va...

Un selfie.

Io sto sempre dietro.

Lei chi è?

Un agente; (cambia espression­e) sono pure la figlia dei miei genitori, la sorella delle mie sorelle, l’agente dei miei clienti. Sono maturata e cresciuta grazie a tutti loro.

‘‘ Per aiutare la Sandrelli a fuggire da ‘Miranda’ ho chiesto un miliardo di cachet

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Da qui, in senso orario, Favino, Giallini, Moira Mazzantini con la sorella Margaret e Impacciato­re
FOTOGRAMMA Che film Da qui, in senso orario, Favino, Giallini, Moira Mazzantini con la sorella Margaret e Impacciato­re
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ANSA/ LAPRESSE Alcuni clienti Mastandrea, Accorsi, Smutniak, Ozptek, Puccini e Sollima
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