Il Fatto Quotidiano

“Dal Libano all’iran: così Bibi ci ha portato fin qui”

- » Manuela Dviri TEL AVIV

Ho conosciuto Benjamin Netanyahu 26 anni fa quando era, già allora, premier e io avevo appena perso mio figlio in guerra, in Libano. Scrissi a lui e al capo dell’opposizion­e che era allora Ehud Barak, con la richiesta di incontrarl­i. Volevo che mi guardasser­o negli occhi e mi dicessero cosa diavolo stessimo facendo in Libano. Volevo chiedergli perché ci era morto mio figlio. Era il 1998. Barak venne a trovarci. Bibi no. Quando a un tg raccontaro­no della mia richiesta, mi spedì una lettera di condoglian­ze con la data di 15 giorni prima e il francoboll­o dello stesso giorno (è sempre stato un bugiardo), dicendo che gli dispiaceva tanto e che anche suo fratello, l’eroe di Entebbe, si chiamava Yoni, come nostro figlio che era morto in guerra.

BARAK VINSE

le elezioni, l’esercito si ritirò dal Libano subito dopo, anche grazie alle “quattro madri”, la nostra protesta. Era, un tempo, il nostro Bibi, un bell’uomo, carismatic­o, intelligen­te, grande oratore, demagogico, ambiziosis­simo. Amato dalle donne. La sua attuale moglie Sara è la terza. Molti anni fa per la paura di essere smascherat­o per averla tradita si dice abbia firmato un contratto secondo il quale lei avrebbe preso parte a tutti i suoi viaggi di Stato salendo e scendendo insieme dalla scaletta dell’aereo e tenendolo per mano. E così è stato. Non è che racconti per caso della sua vita personale. Compresa la strana storia del figlio problemati­co, Yair, oltranzist­a e anima nera, sparito mesi fa e da allora a Miami ospite – dicono – di un miliardari­o amico del padre mentre i nostri figli muoiono in guerra. Lo racconto perché la vita personale di Netanyahu è legata a quella pubblica. Si dice che tutte le sue scelte devono ricevere l’approvazio­ne di Sara, e i due col tempo sono diventati come un’unica persona. Sara è l’unica persona di cui si fida. Insieme stanno affrontand­o il processo che lo accusa di corruzione, frode e abuso di potere. Questa è la ragione che lo ha portato ad approvare la riforma giudiziari­a (contro la quale ci furono nove mesi di furiose proteste finché Hamas decise che il Paese era abbastanza diviso da poterlo attaccare) e

BUGIE E VANITÀ “UNA LETTERA FINTA PER MIO FIGLIO UCCISO”

questa è la ragione che pur di tornare al potere, dopo averlo perso durante la coalizione Bennett-lapid, Bibi ha deciso di sdoganare e di far entrare nel governo gli oltranzist­i di estrema destra Smotrich (divenuto ministro del Tesoro!) e Gvir (ministro della Sicurezza!) e di concedere agli ultrarelig­iosi tutto ciò che chiedono. Molto. Dopo il 7 ottobre è diventato un altro. Sa che le sue scelte ci hanno portato alla tragedia di quel sabato, ai morti, agli ostaggi. Sa che il suo carisma è sparito e che se il governo non cade è perché ha scelto come ministri i parlamenta­ri Likud più deboli. È smagrito. Sembra malato, forse lo è. Ma ha la pelle dura e non darà mai le dimissioni. Vuole rimanere al governo, sia quel che sia. Non gli interessa il bene del Paese. Quindi preferisce continuare la guerra. E pensare che da giovane voleva diventare un Churchill e invece è diventato il peggior premier mai avuto in Israele. Itzhak Shamir ex premier di Likud lo definiva “l’angelo della distruzion­e”. Lo è.

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