Bari è un buco nero: assessore di Decaro indagato per truffa
Stillicidio L’accusa: fondi Ue usati per corsi “fantasma”. E la Procura invia all’antimafia gli atti sul sindaco già archiviato
Ecco una nuova tegola giudiziaria in salsa pugliese dal duplice effetto. Che irrompe sul Comune di Bari, con il sindaco Antonio Decaro ancora impegnato a raccogliere i pezzi dopo l’arresto della sua consigliera Maria Carmen Lorusso; ma indirettamente anche sulla Regione, perché quell’alessandro D’adamo, assessore al bilancio del Comune di Bari, del quale da ieri si sa essere indagato per truffa, viene dalle fila del movimento “Sud al centro”, fondato da Alessandro Cataldo, marito dell’ex assessora regionale Anita Maurodinoia, arrestato il 4 aprile con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Nella Puglia in cui le vite “politiche” si intrecciano (ma non le vicende giudiziarie) ecco l’ennesima grana da districare. Alessandro D’adamo, assessore nelle due giunte Decaro, è indagato dalla Procura europea per truffa aggravata per le erogazioni pubbliche. Reato contestato in un periodo che andrebbe dal 2019 al 2022. Secondo le accuse, associazioni a lui riconducibili avrebbero ricevuto fondi europei per 8,8 milioni di euro per organizzare corsi di formazione per garantire l’integrazione dei giovani nel mondo del lavoro. Alcuni corsi però – sospettano gli investigatori – si sarebbero svolti solo in parte o non ci sarebbero proprio stati. Sono accuse tutte da riscontrare. Per ora siamo solo alle indagini preliminari. Nel frattempo il sindaco Decaro, appena saputo dell’inchiesta, ha revocato la delega a D’adamo perché “l’esercizio di importanti funzioni pubbliche quali quelle di assessore deve essere privo di qualsiasi sospetto”.
E MENTRE
il sindaco parlava, i finanzieri perquisivano alcune delle sedi di tre associazioni tra Bari, Andria e Lecce. L’indagine non riguarda l’attività assessorile di D’adamo, delegata dalla Procura europea al Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Finanza di Bari, ruota intorno a tre associazioni: Sinergia, Kronos e Kronos II, dove D’adamo ricopriva cariche. Ad esempio della Kronos è presidente del Cda. Si tratta di un’ente di formazione “accreditato dalla Regione Puglia” che organizza, si legge sul sito, “corsi e attività formative per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro”. Della Kronos II invece D’adamo è amministratore unico. È un’azienda che si occupa “dell’istruzione di ragazzi e adulti e del loro inserimento lavorativo”. L’assessore infine è presidente del Cda della Sinergia, che pure opera nel campo della formazione. Le indagini dei finanzieri dunque si concentrano sui fondi europei del programma “Garanzia Giovani”. L’inchiesta ora dovrà chiarire due aspetti: se i contributi erogati dall’ue sono superiori a quelli legittimamente spettanti per le attività proposte, e se le attività e i corsi si siano tenuti completamente, o solo in parte o per nulla. Sono sospetti tutti da riscontrare.
L’INCHIESTA su D’adamo ha aggiunto benzina sul fuoco delle polemiche, che non si placano da giorni. Da quando una serie di notizie ha spezzato una possibile alleanza in Puglia tra Pd e 5 stelle. A cominciare dal 26 febbraio quando è finita ai domiciliari per scambio elettorale politico mafioso l’allora consigliera comunale Carmen Maria Lorusso. Un’altra scossa si è poi sentita in Regione, con l’as
sessore regionale Anita Maurodinoia indagata per corruzione elettorale: si è dimessa il 4 aprile. Mentre il marito Alessandro Cataldo – che ha respinto tutte le accuse – finiva ai domiciliari. E intanto ieri la Procura di Bari ha inviato alla Commissione parlamentare Antimafia gli atti dell’indagine, archiviata, su Decaro, legaparola ta al presunto incontro con Massimo Parisi, fratello del boss Savino, quando il primo cittadino era assessore ai Trasporti. L’indagine però è secretata: i membri della commissione sono obbligati a mantenere il segreto sul contenuto. Un modo per dire di tenere fuori le carte giudiziarie dalla bagarre politica?