Incubo firme: tutti in fila dall’esentato De Luca, Santoro e Rizzo al rush
Prima ancora di arrivare all’europarlamento, superando la soglia di sbarramento del 4 per cento, i partiti hanno un’altra impresa da compiere: arrivare sulla scheda elettorale. E se per le forze politiche più note non è un problema, essendo esentate dalla raccolta firme, per altri la missione delle 75 mila adesioni è una montagna da scalare.
Così da settimane “Pace Terra Dignità” e “Democrazia Sovrana Popolare”, le liste lanciate rispettivamente da Michele Santoro e Marco Rizzo, riempiono l’italia di banchetti nella speranza di tagliare il traguardo. Tutta fatica risparmiata per Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi, che si ritiene esentata pur con una legge ambigua in materia, e per Libertà di Cateno De Luca, che avendo in mano il biglietto per la scheda si è trasformata in un pullman con a bordo 19 partiti, per molti dei quali sarebbe stato proibitivo raccogliere le firme.
Un caso alla volta. In questi giorni Santoro è in Sardegna e Sicilia per chiudere la pratica. Pace Terra Dignità ha superato le 65 mila firme e ha ancora un paio di settimane per arrivare a 75 mila, ma il problema è l’obbligo di raccoglierne almeno 1500 in ogni Regione. Santoro è nelle isole perché lì bisogna crescere, poi c’è l’emergenza Val d’aosta (appena 120 mila abitanti), dove domani sarà Piergiorgio Odifreddi, senza dimenticare il Molise.
In teoria ci si può anche presentare solo in alcune circoscrizione, ma vorrebbe dire rinunciare in partenza alla possibilità di superare il 4 per cento, calcolato su base nazionale. A dare una mano a Santoro c’è, tra gli altri, Maurizio Acerbo di Rifondazione comunista, fondamentale per l’esperienza politica e di “macchina”. Ora, però, serve anche l’aiuto di sindaci, consiglieri e avvocati.
L’ALTRA LISTA
pancia a terra è Democrazia Sovrana Popolare di Rizzo, secondo il quale sarebbe stato Santoro a non voler dialogare per un’intesa. Qui la raccolta è un po’ più indietro, alla pur ragguardevole cifra di 45 mila firme. Il problema, come denunciato spesso dallo stesso Rizzo, è che i Comuni non aiutano e tocca fare i miracoli per avere visibilità: dal sito democraziasovranapopolare.net si arriva alla mappa dei banchetti, ma non si può direttamente firmare online. Rizzo protesta: “La destra ha cambiato le regole a fine marzo, a tre mesi dal voto, quando l’ue chiede di non modificarle nell’anno in cui ci sono le Europee. C’è un tema politico: non vogliono tra i piedi forze nettamente contrarie alla guerra in Ucraina”. Gianni Alemanno, leader del Movimento Indipendenza, sostiene Rizzo senza però aver confluito nella sua lista: “Noi non corriamo alle Europee, ma stiamo dando una mano perché sono quelli più vicini alle nostre posizioni”, dice al Fatto.
Si arriva a De Luca. Avendo eletto parlamentari all’uninominale, Sud chiama Nord può presentarsi e perciò una carovana di partiti – anche i più sconosciuti – sono corsi a fare la fila dal sindaco di Taormina per apparentarsi. Nello stesso simbolo ci saranno 19 loghi, inclusi Italexit, Il Popolo della Famiglia e Grande Nord. Un mosaico in cui adesso il difficile sarà mettere insieme i nomi nelle liste, visto che ciascuna sigla rivendicherà spazio. Ieri, nel dubbio, De Luca ha chiarito che saranno lui e Laura Castelli i primi due nomi sulla scheda in tutte le circoscrizioni.
E se Lista Libertà ha potuto beneficiare di un parziale dietrofront della destra, che a un certo punto voleva premiare con l’esenzione solo i partiti che avevano eletto parlamentari al proporzionale, è invece particolare la situazione di Alternativa Popolare, il partito fondato da Angelino Alfano guidato oggi da Bandecchi. La nuova legge concede di non raccogliere firme a chi è affiliato a un partito politico che ha ottenuto almeno un seggio. Se quindi Ap si fosse affiliata a Forza Italia, per esempio, non ci sarebbero margini di ambiguità. Bandecchi ritiene però di poter correre da solo e senza firme in virtù del decennale rapporto tra il partito e il Ppe, il Partito popolare europeo, con cui il presidente di Ap Paolo Alli non ha mai interrotto le relazioni. E infatti il Ppe (inteso come partito europeo, non come Gruppo a Bruxelles) ha concesso l’uso del suo logo nel simbolo di Ap. Avendo il Ppe ottenuto seggi – come e più FI o chi per lei – e in virtù della giurisprudenza in materia, Alternativa popolare ritiene di non doversi imbarcare nella riffa della raccolta firme. In attesa di capire che ne pensano le Corti d’appello.