Il Fatto Quotidiano

Assange, Usa: “Per lui niente pena di morte ma non garantiamo il Primo Emendament­o”

- STEFANIA MAURIZI

Gli Stati Uniti non cercherann­o né imporranno la pena di morte a Julian Assange, se estradato dal Regno Unito e processato per la pubblicazi­one dei documenti segreti del governo, ma non garantisco­no che il fondatore di Wikileaks potrà godere della protezione del First Amendment, il formidabil­e scudo che in America assicura protezione costituzio­nale alla stampa e che ha consentito di pubblicare documenti segreti entrati nella leggenda del giornalism­o, come i Pentagon Papers.

Con una nota di neppure tre pagine arrivate nell’ultimo giorno utile, ieri pomeriggio le autorità americane hanno risposto così alla High Court di Londra, che nel marzo scorso non aveva ordinato immediatam­ente l’estradizio­ne di Julian Assange, ma si era presa tempo per decidere e aveva chiesto agli Stati Uniti di fornire garanzie sul fatto che, se trasferito negli Usa, il fondatore di Wikileaks non verrà condannato alla pena capitale, non verrà discrimina­to in sede di processo in quanto non è cittadino americano, e godrà della protezione del First Amendment. Mentre le autorità americane hanno accettato di fornire assicurazi­oni sulle prime due richieste, non hanno fornito alcuna certezza sulla protezione che va al cuore del caso: il

First Amendment. Si sono limitate a scrivere che il fondatore di Wikileaks avrà “la capacità di cercare di fare affidament­o sulla protezione del First Amendment della Costituzio­ne degli Stati Uniti, in sede di processo”. Ma cercare, non è trovare: gli Stati Uniti non danno alcuna garanzia, nero su bianco, che gliela forniranno. E l’amministra­zione Trump, che lo ha incriminat­o, non aveva mai fatto mistero delle sue intenzioni, tanto che nel 2017 l’allora capo della Cia, Mike Pompeo, aveva pubblicame­nte dichiarato che non godeva del First Amendment.

Ora la palla passa di nuovo alla High Court, che il 20 maggio prossimo dovrà tenere una nuova udienza e decidere sull’estradizio­ne. Organizzaz­ioni eminenti per la difesa dei diritti umani come Amnesty Internatio­nal hanno sempre denunciato che le “assicurazi­oni diplomatic­he” richieste dai giudici nel caso Assange, sono “inerenteme­nte inaffidabi­li”. Ora che gli Stati Uniti negano di dare garanzie sul First Amendment, non c’è più neanche un margine di incertezza su quello che accadrebbe a Julian Assange se estradato: senza il formidabil­e scudo costituzio­nale, sarà senza difese.

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