Assunzioni col Pnrr, il Parlamento bacchetta Lollo e Schillaci: “Non si fa con un decreto”
Due promozioni. Entrambi nei rispettivi uffici di gabinetto, cioè in posizioni di stretta fiducia. Fatte con un decreto, quello sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in cui sono state inserite anche micro-norme per le forze di maggioranza. Il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e quello della Salute Orazio Schillaci con l’articolo 8 del decreto – su cui ieri la maggioranza ha votato la fiducia alla Camera – hanno fatto assumere due persone con “funzione dirigenziale di livello generale nell’ambito dell’ufficio di Gabinetto”. Tutto questo in deroga all’organico dei gabinetti di ministero dell’agricoltura e della Salute.
Ma per il Comitato per la legislazione della Camera, l’organo parlamentare presieduto da Bruno Tabacci e a maggioranza di centrodestra, le due nomine non andavano fatte così: dovevano essere inserite in un decreto del Presidente della Repubblica (lo strumento utilizzato per riformare i regolamenti sul funzionamento dei ministeri) con il parere (anche se non vincolante) del Parlamento e del Consiglio di Stato. Così nelle sue osservazioni al decreto ha bacchettato il governo e i due ministri per il metodo con cui sono state fatte le due assunzioni. In primo luogo, spiega il Comitato nella sua relazione, le nomine non dovrebbero essere fatte così: “Tali disposizioni – si legge – realizzano una deroga implicita, che invece dovrebbe essere esplicitata, al procedimento ordinario che prevede in questa materia l’emanazione di regolamenti governativi di delegificazione adottati con Dpr (Decreti del Presidente della Repubblica), sentito il Consiglio di Stato e previo parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia”. Ma il comitato non si ferma qui. I parlamentari che devono valutare la congruità dei provvedimenti legislativi criticano anche l’esecutivo per come ha deciso di legiferare sulla questione. Nelle raccomandazioni finali il comitato scrive: “Provveda il governo ad avviare una riflessione sull’esigenza di evitare la ‘legificazione’ di materie regolamentari che contrasta con l’auspicato processo di delegificazione e comporta un irrigidimento del contesto normativo” ma anche “la sottrazione di tali materie all’ordinario iter di adozione dei regolamenti che prevede il parere del Consiglio di Stato”. Proprio la settimana scorsa Lollobrigida aveva fatto approvare in Consiglio dei ministri un decreto del Presidente della Repubblica per aumentare di 30 persone il suo staff al ministero.