Il Fatto Quotidiano

TANK ED ELICOTTERI: DA

- » Cosimo Caridi e Luana De Micco BERLINO - PARIGI

Non esistono armi risolutive, per cui ne costruirem­o di nuove. La guerra continua, l’industria bellica viene foraggiata a scapito di tutto il resto, dalla sanità alla scuola, ma alla fine ogni arma è subito troppo vecchia per far fronte ai conflitti in corso. Dopo il caso dei droni americani ritenuti inutili e sostituiti con quelli cinesi, ora è il ritiro dal campo di battaglia ucraino dei carri armati statuniten­si M1 Abrams ad essere una pessima notizia per la Nato e in qualche modo un’ottima novità per le aziende della Difesa che possono drenare altri soldi per nuovi progetti. Gli Abrams sono il mezzo terrestre più ambito dalle forze armate di Washington, sono dei carri da 75 tonnellate, alimentati da carburante per aerei e che costano quasi 10 milioni a unità. A gennaio 2023, quando Washington annunciò che avrebbe inviato a Kiev 31 Abrams, diversi analisti spiegarono che sul fronte ucraino quei mezzi non avrebbero fatto la differenza. Sono mezzi progettati prima dell’avvento dei droni, quindi lato cielo restano molto vulnerabil­i.

IL PENTAGONO dopo aver accettato di inviare la propria tecnologia a combattere contro la Russia ha posto un limite. A Kiev non verranno mandati Abrams già presenti nei depositi, ma 31 esemplari prodotti appositame­nte con leggere modifiche. La paura è la possibile cattura di un mezzo. Gli ingegneri militari nemici avrebbero la possibilit­à di studiare la tecnologia statuniten­se, carpirne le debolezze e con buona possibilit­à riprodurre l’intero sistema d’arma. I più bravi in questo processo chiamato reverse engineerin­g sono gli iraniani. Teheran ha nei suoi arsenali diversi droni clonati da modelli che Israele ha usato per attaccare il regime. Nella dottrina statuniten­se gli Abrams sono un’arma fondamenta­le in un futuro scontro con la Cina, specificat­amente nel caso di invasione dell’isola di Taiwan. Dalla consegna di questi carri, Kiev ha cercato di usarli con parsimonia e con personale appositame­nte addestrato dagli statuniten­si nelle basi tedesche. Non è bastato. Cinque Abrams sono stati distrutti dall’esercito russo. Secondo i militari del Pentagono, il problema non è il sistema d’arma in sé, ma l’utilizzo fatto con gli altri mezzi. Senza una copertura aerea e altri mezzi corazzati di appoggio gli Abrams rimangono un bersaglio lento e poco protetto. In quest’ottica non cambia molto se si analizza un carro armato statuniten­se e si confronta con un russo T90 o un Leopard2 tedesco. Tutte queste armi sono state progettate e realizzate durante gli ultimi decenni, in cui i conflitti sono stati a bassa intensità o tra grandi potenze mondiali e piccoli eserciti regionali. Si tratta quindi di guerre in cui la superiorit­à militare di una delle due parti spingeva gli eserciti a richiedere sistemi d’arma specifici. La guerra in Ucraina ha imposto revisioni persino di alcune dottrine militari.

Da oltre due anni, a distanza di mesi l’uno dall’altro, ci sono annunci di armi risolutive, ma che in realtà cambiano le attività sul campo di battaglia per poche settimane. Il tempo di permettere al nemico di studiare e mettere in campo delle contromisu­re. I generali se ne sono accorti. A febbraio il Pentagono ha deciso di abbandonar­e un progetto di un nuovo elicottero d’attacco, Future Attack and Reconnaiss­ance Aircraft (Fara), su cui aveva già lavorato per anni e investito miliardi di dollari. La guerra è cambiata e accadrà anche alle armi. Anche l’italiana Leonardo sta sviluppand­o un nuovo elicottero da combattime­nto, Fenice, che dovrebbe sostituire il Mangusta attualment­e in dotazione del nostro esercito. Il ruolo dei droni potrebbe imporre modifiche e aggiunte a tutti i progetti già in essere, quindi prezzi più alti e tempi più lunghi per le consegne.

A PARIGI ieri si sono poste le basi di quello che viene chiamato il “carro armato del futuro”, un blindato di nuova generazion­e, di progettazi­one franco-tedesca, che dovrà progressiv­amente sostituire i carri tedeschi Leopard e i francesi Leclerc a orizzonte 2040. I ministri della Difesa di Francia e Germania, Sébastien Lecornu e Boris Pistorius, hanno firmato infatti il memorandum d’intesa del progetto Mgcs (acronimo inglese di Main Ground Combat System), che lanciato nel 2017, insieme all’aereo caccia del futuro (lo Scaf ), è stato più volte ritardato, anche per via delle discordant­i politiche di difesa europea dei due Paesi iniziatori del progetto, i cui rapporti sono tesi da mesi sulla questione degli armamenti per l’ucraina e l’eventuale invio di truppe occidental­i. La firma di ieri sigla dunque un simbolico riavvicina­mento fra Parigi e Berlino ed è in linea con il discorso della Sorbona di Emmanuel Macron, di giovedì, in cui il presidente francese evocava la necessità di una difesa comune europea “credibile”. Al quotidiano Frankfurte­r Allgemeine Zeitung, in un’intervista congiunta di ieri con l’omologo tedesco, il ministro Lecornu ha poi sottolinea­to che l’ue avrebbe preso un vantaggio sugli Usa “che ancora non hanno iniziato a riflettere sul futuro del carro Abrams” e sulla Russia che “ha registrato fallimenti con il successore del suo carro”.

Il futuro carro (che non ha ancora un nome) combinerà il telaio dei Leopard2 e la torretta più leggera del Leclerc. “È molto più di un blindato – scriveva ieri sul suo sito Bfm Tv –. È un sistema di difesa, in cui saranno collegati i mezzi militari terrestri degli eserciti francese e tedesco. Non solo quelli pilotati da umani (Serval, Grifone, Jaguar, Leclerc) – viene precisato –, ma anche droni e aerei con intelligen­za artificial­e. Il dispositiv­o sarà collegato ai satelliti in modo che le informazio­ni possano essere condivise con i Paesi partner”. Nessun budget è stato annunciato, ma la stampa francese parla di stime di 100 miliardi di euro circa. È stabilito che la sua produzione sarà ripartita in parti uguali tra le industrie militari delle due nazioni. Da fonti ministeria­li, si è appreso che, se il “cuore” resterà franco-tedesco, contratti e industrial­i coinvolti, altri Paesi Ue potranno essere associati al programma. Si sa che l’italia, con Leonardo (che ha anche firmato un’alleanza strategica” con Knds per la creazione di un Gruppo di Difesa Europeo), è membro osservator­e del progetto Mgcs e anche Svezia e Spagna si sono mostrate interessat­e, oltre che “dei Paesi dell’est”.

NELLE STESSE ORE in cui veniva annunciato il nuovo carro armato, a Berlino il segretario generale della Nato, Jens Stoltenber­g, si congratula­va con il cancellier­e Olaf Scholz: “Dimostra la sua leadership nel sostegno all’ucraina. Avete appena deciso di inviare un terzo sistema Patriot”. E altri sei Patriot sono in arrivo dagli Usa, ha annunciato ieri il segretario alla Difesa Austin. Mentre il ministero della Difesa russo ha affermato di aver bombardato un convoglio in Ucraina che trasportav­a “armi ed equipaggia­mento militare” provenient­i dall’occidente.

 ?? FOTO ANSA ?? Fallimenta­ri Due carri armati Abrams americani in azione: troppo vulnerabil­i ai droni russi
FOTO ANSA Fallimenta­ri Due carri armati Abrams americani in azione: troppo vulnerabil­i ai droni russi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy