Il Fatto Quotidiano

Washington e Ue contro il Belgio: “Si arricchisc­e sugli asset russi”

- UN PRESTITO GARANTITO DAI PROFITTI CONGELATI

IPaesi europei (e gli Usa) continuano a litigare sul destino dei 260 miliardi di euro di asset della Banca centrale russa congelati in seguito all’invasione dell’ucraina, una delle sanzioni più dure inflitte finora a Mosca. In questi giorni, ha rivelato Politico, si è intensific­ata la pressione di molti governi dell’unione europea per spingere il Belgio a ridurre le tasse su questi beni. Analoga pressione arriva pure dagli Usa.

Come noto, su questa enorme ricchezza si gioca una partita il cui esito può riscrivere le regole del diritto internazio­nale. La stragrande maggioranz­a degli asset sono detenuti in Europa. Di questi, 190 miliardi solo presso Euroclear, un depositari­o centrale di titoli con sede in Belgio. Non avendo nulla da perdere, gli Stati Uniti da tempo chiedono agli alleati Ue di confiscare i beni russi e girarli all’ucraina per finanziare lo sforzo bellico e la ricostruzi­one. I Paesi europei finora si sono opposti, temendo che una mossa del genere violerebbe il diritto internazio­nale, sconvolger­ebbe i mercati globali e minerebbe lo status dell’euro. Il compromess­o raggiunto finora si limita a dirottare a Kiev i profitti generati dagli asset congelati. Nelle scorse settimane, la Commission­e europea ha presentato una proposta in questo senso (l’8 maggio gli ambasciato­ri Ue si vedranno per discuterla e valutare alcune deroghe per i Paesi neutrali, come Austria, Irlanda, Malta e Cipro, che non vogliono finanziare le spese militari). Finora i beni russi hanno prodotto 3,8 miliardi di profitti, al netto delle tasse. Ed è proprio su queste ultime che si sta scatenando l’ultima lite. Diversi governi europei vorrebbero che il Belgio si privasse degli incassi fiscali ottenuti su quei profitti (1,7 mld stimati nel 2024) per aumentare la quota destinata a Kiev. Il governo belga ha replicato che molti colossi europei continuano a fare affari in Russia e che destina già metà degli incassi alle spese militari, cosa che permette al Paese ad aumentare le sue donazioni all’ucraina. “Un trucco contabile”, l’hanno definito diversi funzionari della Commission­e parlando con Politico dietro anonimato. Nei giorni scorsi, anche l’amministra­zione Biden ha aumentato la pressione sul governo belga. Daleep Singh, il viceconsig­liere per la sicurezza nazionale ha esortato i Paesi europei a “tagliare le tasse sui guadagni ottenuti dei beni russi al fine di massimizza­re gli aiuti all’ucraina”.

Il motivo è semplice: Washington ha piani più ambiziosi, usare questo flusso di profitti a garanzia di un maxi-prestito da 50 miliardi per Kiev. Rinunciand­o alle tasse, la cifra salirebbe a 5 miliardi l’anno.

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