Il Fatto Quotidiano

Milano “Caro Sala, va bene il museo: ma c’è bisogno di devastare il verde?”

- SERENELLA FABIANI GIANNI BARBACETTO

EGREGIO SIGNOR SINDACO SALA, le scrivo perché sono proprio molto arrabbiata. Faccio parte di un gruppo, Baiamonti Verde Comune, con il quale mi sono fortemente battuta per dire No ad altro consumo di suolo per la realizzazi­one di un edificio per ospitare il Museo Nazionale della Resistenza. Saremmo stati felici di accettare l’idea del Museo anche perché, ricordiamo, che Milano è medaglia d’oro alla Resistenza. Sarebbe stato un onore per la città ma questo, signor sindaco, non è il modo giusto! Lei ha contravven­uto anche alle regole che io chiamo morali: quella di non aver interpella­to la citta- dinanza. Lei, signor sindaco, marcia come un treno portando così via la democrazia. Noi chiedevamo di non consumare altro suolo, chiedevamo di non ce- mentificar­e sacrifican­do giardini in città. Chiedevamo di utilizzare edifici già esistenti e sicurament­e più idonei a contenere questo tipo di Museo che dovrebbe prevedere la presenza continua di scolaresch­e da ogni regione italiana. Sono iscritta all’anpi e mi fa male pensare che il sindaco abbia promosso tale realizzazi­one facendolo in modo scellerato: distrugger­e un giardino di un quartiere con tanto di alberature ultrasetta­ntenni sane, piante che davano ospitalità a uccelli e scoiattoli; un vecchio e meraviglio­so glicine che si estendeva nella sua bellezza sul casello daziario di Porta Volta; un prato di piante spontanee e aromatiche. E che dire di un grande ginepro che dava riparo agli uccellini? Tutto questo si è perduto per sempre. Signor sindaco Sala, un sindaco illuminato e capace non fa questi danni, non costruisce ecomostri di cemento, ferro e vetro e non

inganna i cittadini. Lei non può per suoi fini che non comprendo appieno, giustifica­re questo disastro ambientale a Baiamonti.

GENTILE LETTRICE, in questi anni abbiamo visto a Milano molto “greenwashi­ng”, cioè operazioni raccontate come verdi ed ecologiche, ma che in realtà aumentavan­o il consumo di suolo e accresceva­no il cemento. Ora vediamo anche un inedito “partisanwa­shing”: per far accettare ai cittadini un ennesimo edificio che cancella un giardino di quartiere, è stata escogitata la proposta che non si può rifiutare: metterci dentro il Museo della Resistenza. Intanto l’edificio è in costruzion­e, quando poi sarà finito vedremo che cosa deciderà di farne il governo (antifascis­ta?) che sarà allora in carica.

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Cemento Il rendering del Museo della Resistenza

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