Milano “Caro Sala, va bene il museo: ma c’è bisogno di devastare il verde?”
EGREGIO SIGNOR SINDACO SALA, le scrivo perché sono proprio molto arrabbiata. Faccio parte di un gruppo, Baiamonti Verde Comune, con il quale mi sono fortemente battuta per dire No ad altro consumo di suolo per la realizzazione di un edificio per ospitare il Museo Nazionale della Resistenza. Saremmo stati felici di accettare l’idea del Museo anche perché, ricordiamo, che Milano è medaglia d’oro alla Resistenza. Sarebbe stato un onore per la città ma questo, signor sindaco, non è il modo giusto! Lei ha contravvenuto anche alle regole che io chiamo morali: quella di non aver interpellato la citta- dinanza. Lei, signor sindaco, marcia come un treno portando così via la democrazia. Noi chiedevamo di non consumare altro suolo, chiedevamo di non ce- mentificare sacrificando giardini in città. Chiedevamo di utilizzare edifici già esistenti e sicuramente più idonei a contenere questo tipo di Museo che dovrebbe prevedere la presenza continua di scolaresche da ogni regione italiana. Sono iscritta all’anpi e mi fa male pensare che il sindaco abbia promosso tale realizzazione facendolo in modo scellerato: distruggere un giardino di un quartiere con tanto di alberature ultrasettantenni sane, piante che davano ospitalità a uccelli e scoiattoli; un vecchio e meraviglioso glicine che si estendeva nella sua bellezza sul casello daziario di Porta Volta; un prato di piante spontanee e aromatiche. E che dire di un grande ginepro che dava riparo agli uccellini? Tutto questo si è perduto per sempre. Signor sindaco Sala, un sindaco illuminato e capace non fa questi danni, non costruisce ecomostri di cemento, ferro e vetro e non
inganna i cittadini. Lei non può per suoi fini che non comprendo appieno, giustificare questo disastro ambientale a Baiamonti.
GENTILE LETTRICE, in questi anni abbiamo visto a Milano molto “greenwashing”, cioè operazioni raccontate come verdi ed ecologiche, ma che in realtà aumentavano il consumo di suolo e accrescevano il cemento. Ora vediamo anche un inedito “partisanwashing”: per far accettare ai cittadini un ennesimo edificio che cancella un giardino di quartiere, è stata escogitata la proposta che non si può rifiutare: metterci dentro il Museo della Resistenza. Intanto l’edificio è in costruzione, quando poi sarà finito vedremo che cosa deciderà di farne il governo (antifascista?) che sarà allora in carica.