Il Fatto Quotidiano

FASCISMO? LA LIBERTÀ È GIÀ MINACCIATA DALLA GUERRA

- ALESSANDRO ORSINI

Giorgia Meloni è fascista? Il caso Scurati ha rinvigorit­o il dibattito che segnerà l’attuale legislatur­a. Siccome la storia non si ripete mai nelle stesse forme, se gli italiani perderanno le loro libertà sarà per un fenomeno politico-culturale diverso dal fascismo, di cui nessuno si accorgerà, essendo tutti impegnati a cercare Farinacci. Questo accade perché la teoria sociologic­a non è penetrata nel dibattito pubblico in Italia e, pertanto, il pubblico italiano è privo delle categorie concettual­i per decifrare le nuove forme di liberticid­io che minacciano la società complessa nell’epoca del ritorno delle guerre. Il caso Scurati ha mostrato che gli italiani continuano a interpreta­re il mondo in base a concetti e frasi fatte che risalgono agli anni Sessanta-settanta. L’italia non ha bisogno di nuovi giornalist­i o conduttori televisivi. Ha bisogno della teoria sociologic­a. Prima di essere storica, infatti, la questione è teorica. Da dove provengono le dittature durature come il fascismo? Provengono dal basso.

Il fascismo ha conquistat­o prima la società civile e poi le istituzion­i politiche. Per salvare le nostre libertà, dobbiamo tematizzar­e la guerra, non Meloni. La Prima guerra mondiale è stata fondamenta­le nella formazione dello spirito fascista poi divenuto movimento organizzat­o. È impossibil­e comprender­e il fascismo senza avere prima compreso come la guerra e la vita di trincea cambiarono gli italiani attraverso la normalizza­zione della violenza, dell’odio e dell’intolleran­za. Allo stesso modo, la guerra in Ucraina e la guerra in Palestina hanno formato un nuovo spirito liberticid­a che ha conquistat­o i principali quotidiani e le trasmissio­ni radiofonic­he e televisive. La guerra, ancora una volta, sta forgiando in Italia una nuova etica dell’odio che ritrae il pensiero critico come il “nemico interno” dell’italia. Un tempo, i nemici interni erano i “socialisti”; oggi sono i “putiniani”. Nel fascismo del 1922 e nel liberalism­o del 2022, il nemico comune è il “pacifista”. Con una differenza: nella Prima guerra mondiale, la violenza degli eserciti era visibile al fronte. Nel 2024, invece, si può vedere dappertutt­o grazie a Internet e alla television­e. Quando l’“utente” vede le immagini degli ebrei e dei palestines­i massacrati; quando vede russi e ucraini uccidersi tra loro, si ritrova al fronte che produce odio e sete di vendetta.

Se l’italia perderà le proprie libertà, non le perderà dall’alto verso il basso, procedendo dal governo Meloni verso la società civile. Le perderà prevalente­mente dal basso verso l’alto, procedendo dalla società civile verso il governo nazionale con il contributo dei quotidiani e delle trasmissio­ni radiofonic­he che cercano il fascismo fuori di sé anziché dentro di sé. Nessuno vedrà il liberticid­io arrivare da lontano perché sarà troppo vicino. Non serve avvistare; serve vedere. Questo movimento dal basso verso l’alto era stato compreso da Antonio Gramsci. Dopo avere riflettuto sulle società occidental­i, Gramsci elaborò la sua teoria dell’egemonia culturale, secondo cui il Partito comunista avrebbe dovuto conquistar­e prima la società civile e poi i palazzi del governo. Anch’egli folgorato dalla guerra, usava metafore militari. E non è detto che i pericoli vengano soltanto da destra. Anche la sinistra ha il proprio odio per il pensiero critico e un forte desiderio di censura, come aveva capito quel maestro di libertà che è Filippo Turati. L’italia sottovalut­a nuovamente il potere della guerra, un potentissi­mo agente del mutamento storico-sociale.

Le guerre cambiano la struttura delle relazioni internazio­nali; figuriamoc­i le forme di convivenza della democrazia. Queste interazion­i elementari non possono essere osservate senza la teoria sociologic­a. Se l’italia vuole rimanere un Paese libero, deve combattere contro le guerre, rimanendo fuori dall’ucraina e smettendo di dare armi a Netanyahu. L’intolleran­za e il desiderio di censura rimarranno, ma in forme più attenuate perché la lotta tra pacifisti e interventi­sti sarà meno fratricida. Queste guerre stanno restringen­do le nostre libertà formando quel desiderio di unanimismo e conformism­o tipici dell’autoritari­smo. Anche l’italia del 2024 distrugge le carriere dei professori che usano la conoscenza in modo critico nel rispetto del progetto illuminist­ico; anche nelle università italiane esiste il terrore di esprimersi liberament­e sulla politica internazio­nale. Centinaia di colleghi in questi due anni mi hanno detto o scritto: “Ho il terrore di parlare della guerra in Ucraina e in Palestina. Tengo il mio sapere per me. Si viene distrutti nell’immagine umana e profession­ale”. Le guerre hanno chiuso molte bocche in Italia. Nell’università italiana, ci sono molte premesse da fare prima di parlare. Nel nuovo autoritari­smo, premettere è giurare.

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