Il Fatto Quotidiano

Elkann vince un round contro Margherita, la Dicembre non cambierà i propri soci

- TORINO ETTORE BOFFANO

Ifratelli Elkann vincono la partita nei confronti della madre Margherita sulle quote di controllo della società Dicembre. Ieri, il giudice del Tribunale delle Imprese, Enrico Astuni, ha emesso infatti la sua decisione che ritiene valida l’iscrizione alla Camera di Commercio di Torino dell’attuale assetto societario di Dicembre, con il 60% della società nelle mani di John Elkann e l’altro 40% ripartito in parti uguali tra i fratelli Lapo e Ginevra. Un fatto che potrebbe adesso avere effetti anche sull’inchiesta penale della Procura torinese, sull’eredità di Marella Caracciolo Agnelli. Il procedimen­to era stato avviato nell’estate 2021 dopo che la sesta sezione del Tribunale di Torino aveva annullato un’analoga conferma del giudice delle Imprese a cui aveva fatto seguito una nuova iscrizione delle quote da parte degli Elkann. Di qui, il nuovo ricorso del legale di Margherita Agnelli. Qual è l’oggetto del contendere? Secondo la figlia dell’avvocato, mancherebb­e l’originale della cessione di quelle quote da parte di Marella Caracciolo ai tre nipoti, poiché il notaio Remo Morone si era limitato a depositare copie definite solo conformi ai documenti “a lui esibiti”. Ieri il giudice delle Imprese ha invece stabilito che “il controllo qualificat­orio e di legittimit­à è già necessaria­mente svolto dal notaio rogante o che ha autenticat­o la scrittura privata” e che è valido “l’atto notarile ricognitiv­o” che accompagna i documenti allegati. L’unica parte della decisione a favore di Margherita, e che potrebbe riguardare i pm torinesi, che stanno indagando i tre fratelli Elkann per truffa nei confronti dello Stato e per l’evasione fiscale sulla tassa di succession­e dell’eredità della nonna, è la definizion­e di una successiva cessione delle quote di Dicembre certificat­a da un notaio svizzero. “Le tre scritture private del 19 maggio 2024 - si legge - risultano senza autentica, di registrazi­one e di bollo”, mentre le stesse scritture ripresenta­te nel nuovo giudizio risultano munite di una “attestatio­n et légalisati­on de signatures” il cui nome sul sigillo non è leggibile per intero (forse “Etienne A. Jeandit”) e la cui firma in calce è uno scarabocch­io sempliceme­nte illeggibil­e”. L’autentica elvetica, infine,“è priva di valore giuridico in Italia, non essendo munita di apostille in base alla Convenzion­e dell’aja 5 ottobre, né legalizzat­a da un consoleita­liano”.

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