Tweet su Boccia&c.: lettera di richiamo
Che bel clima che si respira a Viale Mazzini: sulla Rai non si deve scherzare, basta una battuta e si rischia un provvedimento disciplinare. È successo ad Americo Mancini, veterano del servizio pubblico, caporedattore della redazione economica del giornale radio e voce della trasmissione Sportello Italia.
Lunedì, Mancini ha ricevuto questa cordiale comunicazione dall’azienda, firmata dall’amministratore delegato Roberto Sergio e vergata in un linguaggio burocratico al limite della comicità. “Risulta che lei abbia postato sul suo profilo X (ex Twitter), il seguente messaggio di testo: ‘Amadeus se ne va. Però abbiamo Francesco Palese e Incoronata Boccia’”. Uno sberleffo inaccettabile, si vede, nei giorni del divorzio dal conduttore di Sanremo. Soprattutto per i destinatari. “Lei ha dunque utilizzato impropriamente un social network – prosegue la lettera – pubblicando un post lesivo della reputazione dei colleghi citati, esprimendosi pubblicamente in termini allusivi e dileggiatori”.
Bisogna ricostruire il contesto: i “colleghi citati”, Palese (giornalista di Rainews) e Boccia (vicedirettrice del Tg1) sono i leader della nuova associazione dei giornalisti di Viale Mazzini: si chiama Unirai e nasce – con la benedizione dei nuovi vertici, Sergio in testa – per interrompere lo storico monopolio di Usigrai, da sempre sindacato unitario della televisione pubblica. Unirai, in soldoni, è un sindacato di destra, concepito per rappresentare la corrente conservatrice che in Usigrai è da sempre rimasta in minoranza.
Il paradosso è che lo stesso Mancini è tutt’altro che un bolscevico: è membro dell’esecutivo di Usigrai, ma rappresenta appunto la minoranza di destra. I dissapori nei confronti di Palese
INTOCCABILI LE PAROLE “LESIVE” SU INCORONATA E PALESE
e Boccia non sono politici in senso stretto, ma personali e risalgono proprio ai giorni della scissione, alla quale Mancini alla fine ha deciso di non aderire. Lo scontro personale – e una battuta tutto sommato innocente – sono diventati così il manifesto dei nuovi equilibri politici nella tv di Stato, e il termometro di una temperatura non proprio piacevole. “La invitiamo a fornire Sue eventuali deduzioni difensive (...) segnalandole che potrà chiedere di essere ascoltato, a Sua difesa, con l’assistenza di un rappresentante sindacale”, prosegue la missiva. Mancini è a processo per un tweet ironico. Con ogni probabilità rischia solo una censura (impensabile, fino a prova contraria, una sanzione più severa). Ma il senso è chiaro: con i nuovi potenti di Viale Mazzini c’è davvero poco da fare gli spiritosi.