Il Fatto Quotidiano

Rifiuti tossici, il processo che imbarazza il Pd

- » Marco Grasso

Autunno 2020. Il 12 ottobre, a quattro giorni dall’insediamen­to del nuovo governator­e dem Eugenio Giani, all’ombra del Duomo di Firenze va in scena un “pranzo riservato”. Allo stesso tavolo siedono Enrico Rossi, uomo forte del Pd toscano e per dieci anni presidente della Regione, il suo capo di gabinetto Ledo Gori, confermato in quel ruolo da Giani, e due rappresent­anti della lobby dei conciatori, Piero Maccanti e Aldo Gliozzi. Il tema dell’incontro è il futuro di Rossi, che “vuole restare in politica” e “candidarsi alle elezioni” (nell’immediato ci sono le politiche, in cui sarà candidato ma non eletto, ma in prospettiv­a Rossi sembra ipotizzare “un impegno in Europa”). Per questo cerca finanziame­nti, avendo “un affitto mensile intorno ai 20 mila euro” da pagare. La richiesta di supporto sembra trovare terreno fertile. Gli imprendito­ri ipotizzano “6-7 mila euro l’anno, gestiti in autonomia come associazio­ne”, da elargire attraverso “promozione pubblicita­ria”. “Sarebbe perfetto”, dice Rossi, che ringrazia e lascia il proprio numero, dopo che Gliozzi precisa di “avere già quello di Gori”. Nell’occasione si parla anche di temi che stanno a cuore ai conciatori. Gli imprendito­ri raccontano di “essere in difficoltà” per i monitoragg­i di Arpat sul canale di Usciana, affluente dell’arno che a Santa Croce, distretto di produzione delle pelli, accoglie gli scarti di lavorazion­e, in teoria filtrati dal depuratore. Le cose non funzionano come dovrebbero e i conciatori temono che lì “rischi di venire fuori un casino grosso”.

Il “casino grosso”, in effetti, arriverà e dei finanziame­nti non si farà niente. Nell’aprile del 2021 un’inchiesta della Dda di Firenze scoperchia una nuova Terra dei fuochi: tonnellate di scarti di lavorazion­e della concia sono stati smaltiti illegalmen­te da ditte vicine al clan Grande Aracri della ’ndrangheta, affidate all’impresario Francesco Lerose: le ceneri (denominate “keu”) avrebbero dovuto essere inerti, ma invece erano contaminat­e di sostanze tossiche, come il cromo esavalente. Quegli scarti sono stati sotterrati in almeno 13 siti (altri 60 sono sotto osservazio­ne), tra cui la statale 429. I carabinier­i hanno monitorato sversament­i nel canale di Usciana, quello in cui si parlava nell’ambientale del ristorante fiorentino, per 10 chilometri. Accanto al traffico illegale di rifiuti, gli inquirenti ipotizzano vari reati, tra cui la corruzione, legati all’attività di lobbying delle associazio­ni dei conciatori sulla politica regionale, targata centrosini­stra. L’udienza preliminar­e è cominciata un paio di settimane fa, nel silenzio generale e imbarazzat­o della politica locale. A quasi una ventina dei 32 indagati è contestata l’associazio­ne a delinquere. Sono stati indagati tre dei quattro partecipan­ti a quel pranzo a pochi passi dalla Regione Toscana: Gliozzi lo è ancora, mentre Maccanti è deceduto nel 2023; Ledo Gori è indagato per corruzione, i pm gli contestano di essersi messo a disposizio­ne dei conciatori, che ne avrebbero sostenuto la riconferma. Non sono coinvolti invece né Enrico Rossi, né il suo successore Giani, che dopo lo scandalo ha rimosso Gori. Per il Pd l’inchiesta è un dente dolente anche perché tra gli indagati ci sono la sindaca di Santa Croce sull’arno Giulia Deidda e il consiglier­e regionale Andrea Pieroni, fedelissim­o di Enrico Letta: avrebbe fatto passare un emendament­o salva conciatori da cui poi è stato finanziato; per questo è accusato di corruzione elettorale.

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Un sopralluog­o dei carabinier­i

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