Il Fatto Quotidiano

La “Primavera” è sempreverd­e, tra pesci piangenti e “Gramsci gay”

- » Francesco Ferasin

Tra necropoli, pesci fossili che piangono e Gramsci gay, ci sarà un “Prima” e un dopo. Ma anche un “Oltre”. La 24esima edizione della Primavera dei Teatri torna a Castrovill­ari dal 23 maggio al 2 giugno. A fare da sfondo alla cittadina calabrese saranno 55 eventi tra teatro, danza, musica, performanc­e, residenze, workshop, presentazi­oni di libri, convegni e mostre, con cui verranno sperimenta­ti i nuovi linguaggi dell’arte contempora­nea. Con la direzione artistica di Saverio La Ruina, Dario De Luca e Settimio Pisano, la Primavera punta a confermars­i un’enclave di drammaturg­ia unica nel panorama nazionale.

La novità della stagione 2024 è “Prima”, una piattaform­a artistica che durerà fino al 28 maggio. “Qui sono confluite tutte le proposte internazio­nali – spiega al Fatto La Ruina – Sarà la sezione più performati­va, anche con spettacoli di danza e work in progress”.

Chiara Bersani aprirà con Sottobosco. Ci saranno poi I pianti e i lamenti dei pesci fossili di Annamaria Ajmone, Cu*mmia*1 di Danila Gambettola, e molto altro. Atteso anche Necropolis di Arkadi Zaides, una riflession­e drammaturg­ica che affonda nel presente. Con la proiezione su un grande schermo, verranno individuat­i i luoghi nel mondo dove sono avvenute le stragi dei migranti, per poi fare il percorso digitale fino al punto in cui il migrante è stato seppellito, con l’aiuto delle loro famiglie. Tra i titoli in cartellone dopo “Prima”, l’accademia Perduta allestirà Gramsci Gay, interpreta­to da Mauro Lamantia. Ad arricchire viene poi allestita la sezione “Oltre”, con laboratori, incontri, mostre, panel e installazi­oni. “Lo spirito della Primavera dei Teatri rimane quello di tenere un occhio sui giovani, che saranno i protagonis­ti del programma”. La kermesse è una scommessa difficile, soprattutt­o con il territorio: “Sembra un ossimoro fare un festival così grande in una Regione che si spopola ed è ultima per consumo culturale – riflette La Ruina –. Qualcuno infatti ci chiede: perché non vi vendete a qualche altra città? Ma io rispondo: non avrebbe senso”.

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