Giovani, associazioni e lavoratori: la piazza chiede che se ne vada
Aquattro giorni dagli arresti che hanno scosso il sistema di potere legato a Giovanni Toti in Liguria, il calendario delle manifestazioni che reclamano le dimissioni di Toti si inizia ad affollare.
I primi a scendere in piazza sono i giovani di “Genova che Osa”, associazione progressista che giovedì ha convocato una manifestazione sotto la Regione a cui hanno aderito Arci, San Benedetto, Caritas young e giovani democratici. “Contro un modello di amministrazione dominato da una ristretta élite di uomini anziani e ricchi – hanno scandito al microfono – che pensano solo a massimizzare i propri profitti”. Martedì consegneranno in Regione le migliaia di firme raccolte per chiedere agli eletti di sfiduciare Toti. “Indipendente dagli esiti del procedimento giudiziario – spiega Lorenzo Azzolini per “Genova che osa” – emerge un sistema totalmente disinteressato al bene comune”.
Questa mattina la protesta si sposta davanti ai varchi portuali. Il porto di Genova è al centro dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Toti e i sindacati sono preoccupati per le ripercussioni sul piano occupazionale: “Ancora una volta rischiamo di pagare sulla nostra pelle i loro maneggi”, è l’estrema sintesi di José Nivoi del Collettivo autonomo dei lavoratori portuali.
Nel pomeriggio ad attraversare la città per chiedere le dimissioni di Toti sarà il corteo regionale dei comitati territoriali. Alle 14 in via Fanti d’italia sono attese centinaia e centinaia di persone: “Contestiamo la gestione arrogante e autocratica del potere, la mancata interlocuzione con gli enti locali, l’indebolimento dei controlli, la costosissima macchi
DAL PORTO “RISCHIAMO DI PAGARE NOI TUTTI I LORO MANEGGI”
na di propaganda – spiega Vincenzo Cenzuales per il coordinamento – non chiediamo solo che se ne vada la banda di Toti, ma che la salute, l’ambiente e il territorio siano messi prima degli interessi economici di pochi”. Tra gli 80 comitati che aderiscono all’iniziativa, convocata diverse settimane prima del Toti-gate, i savonesi che da mesi si mobilitano contro l’ipotesi dello spostamento del rigassificatore di Piombino a Vado, fortemente voluto da Toti.
Se la società civile scende in piazza i partiti dell’opposizione non restano a guardare. Al presidio di giovedì era presente la sinistra ambientalista di Avs e il Pd, al corteo di oggi ha aderito il M5S e ci sarà Giuseppe Conte. “Non sono le opposizioni, ma è la società ad aver già sfiduciato Toti e la sua maggioranza – anticipa i toni del consiglio regionale del 14 il capogruppo dem Davide Natale –. È finita una stagione e non staccare la spina sarebbe accanimento terapeutico”.