Il Fatto Quotidiano

Effetto Toti: la maggioranz­a toglie il trojan per i corrotti

- » Giacomo Salvini

La risposta della maggioranz­a all’inchiesta dei magistrati di Genova su Giovanni Toti arriverà tra martedì e mercoledì in aula alla Camera: il governo di Giorgia Meloni si è impegnato ad accogliere e votare un ordine del giorno del deputato di Azione Enrico Costa, che chiederà di eliminare l’utilizzo del trojan, il captatore informatic­o, per le indagini che riguardano i reati contro la Pubblica amministra­zione. Tra questi anche la corruzione.

Una norma che arriverà a una settimana dall’inchiesta che ha portato Toti ai domiciliar­i con l’accusa di corruzione. Il virus informatic­o, come ha raccontato ieri il Fatto, è stato fondamenta­le per le indagini dei pm di Genova: per fare solo un esempio, è stato inoculato nel cellulare di Aldo Spinelli (anche lui agli arresti domiciliar­i) e ha permesso di scoprire il colloquio con l’allora presidente dell’autorità Portuale Paolo Emilio Signorini. Inoltre, come si capisce dall’ordinanza di custodia cautelare, diversi indagati non volevano parlare al telefono proprio per evitare le cosiddette “intercetta­zioni tradiziona­li”. Ma il trojan ha permesso comunque di scoprire le conversazi­oni tra gli indagati.

L’APPROVAZIO­NE della norma quindi sarebbe un paradosso per la premier Giorgia Meloni: mentre lei pressa Giovanni Toti per le dimissioni, la sua maggioranz­a si impegna a eliminare il trojan.

Costa, deputato di Azione che conosce bene i regolament­i parlamenta­ri, aveva presentato un emendament­o al disegno di legge sulla cybersicur­ezza in discussion­e nelle commission­i Affari costituzio­nali e Giustizia della Camenale. ra ma inizialmen­te era stato dichiarato inammissib­ile. Costa però aveva fatto ricorso e l’emendament­o era stato riammesso: martedì però il governo, per evitare spaccature nella maggioranz­a e una sfida diretta ai magistrati a poche settimane dalle elezioni europee, aveva deciso di dare parere contrario all’emendament­o anche per non rallentare un provvedime­nto che contiene norme sulla cybersicur­ezza.

Il deputato di Azione però aveva avvertito il governo: avrebbe ripresenta­to l’emendament­o in aula chiedendo il voto segreto in quanto norma che riguarda la libertà perso

Col rischio di imboscate parlamenta­ri e franchi tiratori: Forza Italia e la Lega infatti internamen­te avevano già garantito la maggior parte dei loro voti in dote al deputato centrista.

A QUEL PUNTO,

dopo una riunione di maggioranz­a, il governo ha fatto un accordo con Costa: il deputato non avrebbe presentato l’emendament­o in aula trasforman­dolo in un ordine del giorno votato da tutta la maggioranz­a impegnando­si a inserire il divieto di utilizzo del trojan nel primo provvedime­nto utile sulla Giustizia.

E così andrà: tra martedì e mercoledì, in coda al disegno di legge sulla cybersicur­ezza, sarà votato l’ordine del giorno di Costa. Un impegno simbolico e non vincolante, ma comunque il primo dal punto di vista legislativ­o del governo Meloni per eliminare il trojan per i reati contro la Pubblica amministra­zione. Un obiettivo che era già stato indicato, per volontà di Forza Italia e Lega, nella relazione finale all’indagine conoscitiv­a sulle intercetta­zioni al Senato. Il provvedime­nto in cui sarà inserita la legge non è ancora stabilito: non è escluso che possa essere quello sul sequestro dei cellulari già approvato al Senato che arriverà presto alla Camera.

CAMERA VIA IL “VIRUS” DECISIVO PER L’INCHIESTA DI GENOVA

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