Il Fatto Quotidiano

Il “nullatenen­te” Angelucci e il suo impero della sanità

Il dossier Al fondatore non è intestato nulla: il gruppo, gestito dal figlio, ricava il 94% del fatturato e tutti gli utili dalle cliniche

- » Giulio Da Silva

l re delle cliniche private, l’imprendito­re che possiede tre giornali di destra (Libero, Il Giornale, Il Tempo) con oltre il 4% della tiratura nazionale dei quotidiani e aspira a comprare l’agenzia giornalist­ica dell’eni, l’agi, il deputato più ricco (e più assenteist­a) con un reddito lordo di 3.334.400 euro dichiarato per il 2022, è nullatenen­te.

Stando alle dichiarazi­oni patrimonia­li ufficiali depositate alla Camera, Antonio Angelucci non possiede immobili, terreni, né automobili, moto, barche o aerei.

Non possiede azioni o quote di società, non ha cariche di amministra­tore, pur controllan­do un impero con più di 3.000 dipendenti e 230 milioni di euro di fatturato aggregato e varie traversie giudiziari­e.

L’EX PORTANTINO del San Camillo, 80 anni il prossimo 16 settembre, deputato alla quarta legislatur­a, eletto nella Lega dopo tre mandati in Forza Italia e Pdl, nella dichiarazi­one del 18 ottobre 2023 afferma di essere solo “parlamenta­re alla Camera”. Alla casella su attività imprendito­riali, profession­ali, di lavoro autonomo o di impiego o lavoro privato, Angelucci risponde: “Nessuna attività svolta ma riceve un vitalizio da ente diverso dalla Camera”. In una precedente dichiarazi­one, del 21 marzo 2018, aveva affermato di essere “dep u t a t o ” e “i m p r e n d i t o r e ”, sempre nullatenen­te. All’inizio della legislatur­a precedente, il 29 maggio 2013, Angelucci aveva dichiarato di essere “consulente occasional­e quale socio fondatore gruppo Tosinvest”.

Le tre Ferrari, la villa a Roma all’inizio dell’appia Antica con la grande targa sul cancello “onorevole Antonio Angelucci”, un centinaio di metri dopo Porta Sen Sebastiano, dove c’è il quartier generale di un altro potente, Claudio Lotito, le cliniche

San Raffaele ufficialme­nte non appartengo­no al self made man arrivato a Roma a cinque anni da Sante Marie, il piccolo comune abruzzese nel quale è nato.

In questo riserbo maniacale c’è la cifra di “Tonino” Angelucci, il quale però è molto attivo nel promuovere i propri affari, come testimonia l’attivismo per espandere l’impero editoriale, sfruttando il vento favorevole del governo Meloni. Il segreto del suo successo è l’incrocio tra affari e politica. Se il portafogli­o è arricchito dalle cliniche private, 23 strutture con 3.000 letti, soprattutt­o nel Lazio e in Puglia, ma il 94% dei ricavi proviene dal Servizio sanitario nazionale, il cuore di Angelucci batte per l’editoria. È interessat­o anche a prendersi La Verità da Maurizio Belpietro e ha fatto avance per comprare Radio Capital da Gedi, ma il vero obiettivo sarebbe convincere John Elkann a vendergli la Repubblica.

Secondo le dichiarazi­oni depositate alla Camera, Angelucci ha dichiarato di aver percepito negli 11 anni dal 2012 al 2022 redditi complessiv­i per 42,55 milioni. Sui quali ha pagato imposte nette per 19,27 milioni. Ad Angelucci sono così rimasti 23,28 milioni netti, che corrispond­ono a un guadagno medio di 2,116 milioni all’anno. Ogni mese sono in media 176.363 euro netti, ovvero 5.800 al giorno. Decisament­e non male per un nullatenen­te. Gli affari della famiglia Angelucci vanno bene, anche se non c’è un bilancio consolidat­o unitario che mostri in piena trasparenz­a i conti, eliminando partite infragrupp­o o trasfusion­i finanziari­e da una parte all’altra.

Se Angelucci è nullatenen­te e non svolge attività profession­ali, da dove arrivano i suoi redditi, a parte l’indennità parlamenta­re, sui 240mila euro netti all’anno, che rispetto ai suoi guadagni reali sono mero argent de poche? Il bilancio del gruppo San Raffaele spiega che nel 2022 c’è stata la “destinazio­ne al socio fondatore del vitalizio” di 4 milioni: non c’è scritto il nome, ma il beneficiar­io è lui, Tonino.

LE ATTIVITÀ DELLA FAMIGLIA

sono divise in due grandi filoni societari: la sanità dentro il gruppo San Raffaele Spa, il resto, che spazia dagli immobili e servizi di gestione, manutenzio­ne, pulizia (Natunia), fino all’editoria e alla comunicazi­one (con Edindustri­a, rilevata dall’iri nelle privatizza­zioni) nella Finanziari­a Tosinvest Spa. Sopra queste società l’assetto proprietar­io diventa opaco, perché il controllo è esercitato attraverso due società lussemburg­hesi, la controllan­te diretta Three Sa e la sua controllan­te al 100%, la Spa di Lantigos Sca.

Gli ultimi bilanci disponibil­i sono del 2022. Mostrano che San Raffaele fa utili 20,56 milioni nel consolidat­o (9,49 milioni nel 2021) - con un giro d’affari di 159,7 milioni e paga dividendi: nel 2022 ha distribuit­o 24 milioni ai soci. Nel 2022 la capogruppo San Raffaele ha ceduto il

L’editoria I giornali sono un’antica passione: la famiglia oggi copre il 4% della tiratura nazionale, punta La Verità e l’agi e sogna la Repubblica

100% dell’università telematica San Raffaele di Roma Srl a Multiversi­ty e altre due controllat­e, con plusvalenz­e di 173,9 milioni nel consolidat­o. Il gruppo ha una posizione finanziari­a netta positiva per quasi 160 milioni.

TOSINVEST HA CHIUSO IL 2022

con un valore della produzione consolidat­o di 74,3 milioni e una perdita di 959mila euro (dopo il rosso da 6,6 milioni del 2021): un risultato che si scompone in una perdita di 1,18 milioni di competenza dei soci terzi e un utile striminzit­o di 218mila euro per gli Angelucci. Il gruppo Tosinvest ha un indebitame­nto finanziari­o netto di 117 milioni. Tra i debiti finanziari ci sono 242,8 milioni verso il gruppo San Raffaele, per anticipazi­oni finanziari­e erogate alla società con i conti più critici, per un interesse annuo risibile, solo lo 0,01 per cento. La capogruppo Tosinvest Spa ha perso 2,5 milioni nel 2022 e 2,67 milioni l’anno precedente.

I profitti arrivano dalle cliniche, grazie alle erogazioni dello Stato per le prestazion­i in convenzion­i, mentre il resto soffre soprattutt­o per il peso dell’editoria, che però è un’attività chiave per esercitare un’influenza politica. Il presidente di Tosinvest è uno dei figli del fondatore, Giampaolo Angelucci, detto Napoleone.

San Raffaele è presieduta da Carlo Trivelli, figlio di due ex deputati del Pci, Renzo Trivelli e Maria Ciai. Tra i manager del gruppo c’è Massimo Fini, fratello dell’ex leader di An Gianfranco, direttore scientific­o dell’irccs San Raffaele

Pisana. Gli Angelucci hanno stappato champagne quando Francesco Rocca è stato eletto presidente della Regione Lazio: fino al 2022 faceva parte del cda della loro Fondazione San Raffaele. E dalla Pisana Rocca ha subito ampliato le convenzion­i con le cliniche della famiglia dell’ex portantino.

Gli Angelucci sono cresciuti fedeli a un insegnamen­to di Cesare Geronzi. Secondo l’ex banchiere di Capitalia bisogna avere tanti amici a destra quanti a sinistra. Così, pur schierati a destra, gli Angelucci hanno tessuto ottimi rapporti con Massimo D’alema. Hanno aiutato il leader dell’ex Pci e Pds nel salvataggi­o dell’unità, nel 1998, rilevando il 24,5% della nuova società, l’unità editrice multimedia­le, un’avventura durata due anni. La famiglia Angelucci ha colto al volo anche l’occasione per aiutare l’ex Pci a sistemare i debiti, per un valore stimato sui 60 milioni di euro. Il 23 dicembre 2003 hanno firmato il contratto per acquistare, insieme ai debiti del partito, 45 palazzi, tra cui l’ex sede storica del partito, in via delle Botteghe Oscure.

Ricordando la trattativa, l’ex tesoriere del Pci e dei Ds Ugo Sposetti, ha detto: “Noi demmo una bella sistemata al nostro debito…”. Secondo Sposetti “gli Angelucci si dimostraro­no persone perbene. Certo, in alcuni momenti si dimostraro­no duri (…) complessiv­amente però si comportaro­no da imprendito­ri capaci, seri, molto trasparent­i”. I giornalist­i dell’agi che potrebbero essere “venduti” agli Angelucci non sembrano altrettant­o entusiasti.

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FOTO LAPRESSE/ANSA Il rampollo Giampaolo Angelucci, 52 anni, guida il gruppo di famiglia

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