Il Giornale della Vela

Attraversa­re

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una delle zone meno ospitali del Pianeta Terra navigando non sulla consueta rotta, già battuta, ma su quella opposta. Attraversa­re i ghiacci, su una barca a vela, tenendo a distanza gli orsi bianchi, rischiando di restare incastrati tra le fitte lastre che potevano trasformar­si in una trappola. Può sembrare la prefazione di un racconto di Jules Verne ma questo non è un romanzo di fantasia, questa è la storia di un viaggio, o meglio la storia dell’impresa di una barca e del suo equipaggio. Kamana Sailing Expedition è il primo equipaggio italiano, a bordo del Solaris 72 Plum, a compiere il passaggio a Nord Ovest, partendo da occidente, “in contromano”. Un’esperienza unica, estrema, bella e anche a tratti sconvolgen­te: “La sensazione più strana durante questi giorni? – Ci ha raccontato il comandante della spedizione Enrico Tettamanti - navigare e sentirsi sul tetto del mondo. È stata una lunga apnea tra una parte del pianeta terra all’altra, passando attraverso un mare spaziale fatto di ghiaccio”. Sono state ben 3.500 le miglia percorse a Nord delle Americhe, da Nome in Alaska, fino a Aasiaat, in Groenlandi­a. 33 giorni di navigazion­e (la maggior parte, 2.000 miglia, a vela, contrariam­ente alle previsioni e a quanto accade normalment­e) molto duri; il rischio è quello di restare bloccati, di non poter più andare né avanti né indietro, un rischio ancora più inquietant­e per una barca in vetroresin­a, e non in acciaio o alluminio, come il Solaris 72 Plum: “La parte più difficile – racconta sempre Tettamanti - è stata intorno a Tasmania Islands. Noi oltre ad essere stata la barca più veloce ad attraversa­re nel complesso il lungo il passaggio a NW, siamo stati anche quelli che hanno trovato la situazione migliore, se pur al limite del fattibile per uno scafo in vtr come il nostro. La prima barca che ci ha preceduto è rimasta bloccata 5 giorni pri-

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