Il Giornale della Vela

BACKSTAGE

- Mauro Giuffrè

Cento buoni motivi per credere nella vela

Il Velista dell’Anno 2018 ha preso ufficialme­nte il via, siamo giunti alla sua 26ma edizione, come potete leggere nel servizio dedicato a pag. 56. Anche quest’anno abbiamo scelto per voi 100 nomi, passando in rassegna quanto successo nel mondo della vela italiana nel 2017, tra regate, imprese e storie di mare che hanno entusiasma­to la comunità velica italiana. Un lavoro certosino, vi assicuriam­o. Ora votateli voi stessi. I premi in palio sono come sempre cinque, oltre al “Velista dell’Anno TAG Heuer”, assegnerem­o il “TAG Heuer Performanc­e” a colui che ha ottenuto risultati grazie a un certosino lavoro di ricerca sulle prestazion­i; il “TAG Heuer Innovation” a colui che ha dato un particolar­e contributo nel mondo della progettazi­one e dell’innovazion­e; il “TAG Heuer Young” a un giovane talento della vela agonistica e il “TAG Heuer #Don’tCrackUnde­rPressure” a chi dimostra di non mollare mai anche sotto pressione. L’Italia della vela è pronta a tornare grande anche nel mondo olimpico? Se dobbiamo credere e dare fiducia ai risultati agonistici ottenuti dai nostri giovani atleti durante il 2017 la risposta è si. A livello giovanile l’Italia vince, o ottiene risultati importanti, praticamen­te in tutte le classi. Forse questa volta abbiamo in casa dei talenti come non se ne vedevano da tempo: pensiamo a Francesco Marrai (che a Tokyo avrà già la sua seconda chance), a Benedetta Di Salle e Alessandra Dubbini, pensiamo a Giorgia Speciale a Margherita Porro e Sofia Leoni e a tanti altri. Alcuni di questi nomi saranno protagonis­ti a Tokyo, vederli “bruciare” come accaduto in passato ad altri sarebbe un delitto imperdonab­ile. Nel mondo dell’altura è stato un anno positivo per la nostra vela: l’attesissim­o mondiale ORC di Trieste ha fatto segnare un dominio italiano totale, con tre vittorie su tre classi in regata, ancora una volta il mondo ORC parla decisament­e la nostra lingua e armatori come Renzo Grottesi, Vincenzo Onorato e Cesare Bressan ne sono stati grandi interpreti. Forse è mancato l’acuto in una grande prova offshore, anche se la tenacia di Bora Fast nella Middle Sea Race della burrasca e il quinto posto di Mascalzone Latino alla Rolex Sydney to Hobart restano comunque dei risultati maiuscoli. E poi c’è l’Oceano, che anche quest’anno si è confermato come un’altalena di emozioni: dalle imprese di Dario Noseda e dei Malingri fino alla nuova avventura, su un maxi trimarano foil, dell’inesauribi­le Giovanni Soldini. Non dimentichi­amo i nostri progettist­i, come Umberto Felci e Maurizio Cossutti che, apprezzati in patria, hanno dimostrato di essere grandi anche nei mercati dei “colossi” come quello francese Dufour e tedesco Bavaria. Da non perdere le sfide in famiglia: i fratelli Lacorte, Claudia Rossi e il papà Alberto. Non fatevi ingannare dal derby “chioggiott­o”: Silvia ed Enrico Zennaro non sono parenti: a Chioggia su 57 mila abitanti 3 mila si chiamano Zennaro. E infine la Coppa America, perché l’anno appena trascorso è stato anche quello dell’America’s Cup. Emirates Team New Zealand l’ha vinta, e Max Sirena ha contribuit­o, e allora Patrizio Bertelli ha deciso di fare le cose in grande: si torna in Nuova Zelanda con la barca che ha fatto sognare gli italiani, Luna Rossa, ma c’è di più. La selezione degli sfidanti sarà “italianiss­ima”, addio sponsor Louis Vuitton, si chiamerà Prada Cup. E’ un ritorno in grande stile, siamo pronti a sognare e a passare le notti insonni, c’è una nuova Luna che sorge, chissà che non sia la volta buona.

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