OPS! IL BULBO NON C’È PIÙ!
Il mistero delle “barche senza bulbo” tiene banco, ecco come saranno i mostri volanti della prossima Coppa America, monoscafi nati per stupire
Saranno adatte al match race? Torneremo a vedere una Coppa America comprensibile e fruibile al grande pubblico? E ancora: come funzioneranno i foil zavorrati e basculanti visti nelle prime immagini diffuse? Il “mistero” degli AC75, le barche senza bulbo, ha fatto impazzire il web e animato la comunità velica internazionale che molto si aspetta dalla prossima Coppa America targata Team New Zealand e Luna Rossa. La diffusione delle prime immagini degli AC75 è stata come un’enorme esca, una “genialata” mediatica che ha amplificato l’attenzione intorno alla Coppa. Presto si conosceranno maggiori dettagli, ma intanto possiamo iniziare a delineare alcuni elementi di questi monoscafi alquanto particolari, i primi monocarena volanti ma senza il bulbo, o meglio con appendici laterali che ne sostituiscono la sua funzione. Per farlo ci siamo fatti aiutare da Giovanni Ceccarelli, uno degli ultimi progettisti italiani impegnati in Coppa America ( Mascalzone Latino e +39Challenge), che ci accompagna con i suoi commenti nelle righe che seguono. Defender e sfidante sono riusciti in un’impresa, presentare come un monoscafo una barca che, a foil estesi, ha una larghezza del tutto simile a quella di un catamarano: un “monomarano”. Sarà il primo mezzo a propulsione velica di queste dimensioni a volare solo su due foils, qualcosa di mai visto prima. I vecchi AC 72, gli AC50, e tutti gli altri mezzi full foiling attualmente in circolazione (esclusi i Moth), volano infatti sui due timoni e sul foil di sottovento. L’AC 75 sarà il primo a volare su un timone e sul foils di sottovento, almeno secondo il concept presentato. Saranno proprio le appendici ad avere un ruolo cruciale: non più ultraleggere in carbo-
“L’appendice sopravvento fuori dall’acqua potrebbe generare situazioni critiche nel caso d’incroci ravvicinati”
nio, ma zavorrati in acciaio così da contribuire al momento raddrizzante, come spiega Giovanni Ceccarelli: “Le due appendici basculanti zavorrate avranno la funzione di creare portanza e di generare momento raddrizzante. L’appendice sottovento darà portanza e, in condizioni di foiling, sposterà sottovento in modo significativo il centro di galleggiamento dinamico della barca, il che implica creare momento raddrizzante. L’appendice sopravvento basculata darà un ulteriore contributo al momento raddrizzante: con il suo “bulbo” ruotato sopravvento sarà come avere l’equipaggio al trapezio. E’ l’appendice sopravvento fuori dall’acqua che potrebbe generare situazioni critiche in navigazione nel caso d’incroci ravvicinati”.
VELOCITA’ E MATCH RACE Le prestazioni attese sono simili o addirittura superiori a quelle degli AC50 visti nell’ultima Coppa,
ma i dubbi maggiori si concentrano sull’adattabilità degli AC75 alla modalità match race : “L’appendice sopravvento fuori dall’acqua potrebbe generare situazioni critiche in navigazione nel caso d’incroci ravvicinati. Forse saranno date interpretazioni al regolamento sugli incroci maggiormente a favore della sicurezza; l’arbitraggio avrà allora un peso importante, ma sono certo che l’organizzazione sarà all’altezza come uomini anche se il ricorso alla tecnologia sarà inevitabile con queste velocità”, precisa il progettista ravennate. Dai 9-10 nodi in su gli AC75 saranno in grado di volare sui foil, raddoppiando la velocità del vento di bolina e arrivando anche a triplicarla, o oltre, alle portanti. Il rischio potrebbe essere quindi, nel caso di team con preparazioni e livello differente, di vedere distacchi enormi che in alcuni casi potrebbero uccidere la regata: “La classe è stata pensata per il match race, il full foiling è solo un modo differente di na- >>
vigare ma sempre vela è. La partenza sarà di nuovo di bolina quindi tornando ad un match race classico. I distacchi ci saranno e maggiori sono le velocità maggiori le distanze a parità di tempo. I distacchi sono stati grandi anche con gli AC50 che erano one design, qui con la libertà progettuale e costruttiva mi aspetto una forbice sui distacchi grande che andando avanti con le regate e le edizioni inevitabilmente diminuirà”
TROPPA TECNOLOGIA? Il pubblico però oltre alla velocità vuole vedere, ed immedesimarsi, nell’equipaggio in azione. L’augurio è quindi di vedere una Coppa più “umana”, più comprensibile, meno “fredda”, con qualche manovra in più. Molto dipenderà dalla presenza o meno dell’ala rigida, che poi determinerà la complessità generale dei mezzi anche da un punto di vista dei circuiti idraulici per gestire le manovre. “ll piano velico
è affascinante”, sostiene Ceccarelli, “ma l’ala rigida (se confermata) difficile da gestire. Una altro punto critico sarà come produrre l’energia necessaria per la movimentazione delle chiglie, che mi auspico avvenga con un motore monotipo elettrico o comunque green”. La Coppa America del resto è sempre stata una sfida tecnologica ai massimi livelli, una palestra di idee per progettisti e velisti, e storicamente le sue barche non sono mai state “normali” ma sempre fuori dal comune. “La Coppa America è nata come sfida tecnologica per progettisti e costruttori, sportiva per i velisti. L’ultima edizione con barche one design (cioè teoricamente tutte uguali) ha privato una parte importante legata alla ricerca e alla progettazione. E’ sempre stata legata alla ricerca, al disegno e alla costruzione, inevitabilmente se ci sarà libertà ci saranno diversi aspetti tecnologici studiati per la competizione che potranno essere trasferiti. Sicuramente l’influsso mediatico por-
“La Coppa America è nata come sfida tecnologica per progettisti e costruttori, sportiva per i velisti. E’ sempre stata legata alla ricerca, al disegno e alla costruzione”
terà alla nascita di scafi o classi similari come tipologia, come è già successo già con i multiscafi vedi i NACRA diventati foiling, ma che queste imbarcazioni poi saranno le barche di tutti i giorni, quelle del crocierista, non sarà così immediato e scontato, ma un’opzione progettuale si”.
FORMULA DELLE REGATE E POSSIBILI SFIDANTI Uno degli obbiettivi dichiarati di Team New Zealand e Luna Rossa è quello di riavvicinare la Coppa al grande pubblico. Oltre al ritorno, sia pur blando, del vincolo di nazionalità (light per gli equipaggi, rigido per la costruzione delle barche), la scelta della formula del match race classico con la partenza di bolina e un prestart di 4 minuti va letto in questo senso, nell’ottica di rendere le regate più fruibili e comprensibili anche se molto dipenderà dal compromesso tra performance e spettacolo che ver-
rà raggiunto con la formula definitiva delle barche. E poi c’è la questione sfidanti. Oltre a Luna Rossa sono attese le sfide di Land Rover BAR e quella del New York Yacht Club, già annunciate, ma tra i possibili challenger restano anche Groupama e Artemis e novità potrebbero arrivare presto dalla Russia e dalla Cina, nonché dalla stessa Italia con un’altra sfida che si starebbe muovendo sotto traccia. Va da se che una Coppa con almeno cinque sfidanti è l’obbiettivo minimo di Team New Zealand, che in patria sta facendo pressioni sul governo al fine di ottenere i finanziamenti necessari per un evento in grande stile che riporti la Brocca ai vecchi fasti. Per l’Italia il coinvolgimento degli appassionati dipenderà molto da Luna Rossa. Il pubblico chiede a gran voce un equipaggio a maggioranza italiano oltre che una sfida competitiva: per tornare a fare della vela una passione nazionale.