GLI AEREI CI INSEGNANO
un punto di vista numerico: se non vengono rispettate certe proporzioni, un aereo non riesce a volare, o quantomeno ha parecchia difficoltà nel farlo, e una vela perde totalmente di efficienza. Con riferimento alla legenda indicata, la lettera “c” rappresenta la corda, vale a dire la distanza in linea retta dall’inferitura della vela alla balumina. La lettera “d” è la massima profondità della vela (camber vale a dire quanto è grassa la vela) ed è espressa in percentuale della corda. La lettera “x” rappresenta la posizione della massima profondità della vela rispetto alla corda (draft) ed è anch’essa espressa in percentuale rispetto alla corda. Il primo presupposto fondamentale valido, sia per l’ala di un aeroplano che per il profilo ottimale di una vela è che la massima profondità della vela non deve mai essere oltre il 50% della corda; abbiamo visto che possiamo aumentare e diminuire la quantità della profondità di ciascuna vela con le dovute regolazioni ma rimane il fatto che in ogni condizione il draft non deve mai essere oltre il 50% della corda. E cosa c’entra l’albero, direte voi. Eccome se c’entra. Noi sappiamo che qualsiasi albero, visto di lato, ha una propria preflessione, data essenzialmente dalla tensione delle sartie che passano attraverso la testa delle crocette le quali, in una vista di fianco, non sono perfettamente perpendicolari rispetto all’albero ma hanno un certo angolo rispetto all’albero stesso. Con l’aumentare del vento, a causa della maggior pressione del vento sulle vele, aumentano i carichi sul sartiame e sull’albero e accade quindi che all’altezza delle crocette, in pratica il fulcro dove convergono i carichi, si crea una forza che spinge l’albero verso prua, con la conseguenza di un aumento marcato della flessione dell’albero. Tale spinta verso prua, e l’aumento conseguente della flessione dell’albero, sono quindi proporzionali al carico sull’albero e quindi all’intensità del vento.