Il Giornale della Vela

ADDIO WILLY PERSICO, IL GENIO DELLE BARCHE CHE OGNI VELISTA SOGNA

Si è tolto la vita la notte del 12 maggio il fondatore e amministra­tore del cantiere Southern Wind Shipyard, diventato una vera e propria icona dello yachting. Vi raccontiam­o chi era, le sue barche e tutti i segreti del suo successo

- G.S.

Alla base del gesto estremo di Guglielmo Persico, detto Willy, che si è tolto la vita a 79 anni con un colpo di pistola nella sua villa di Sant’Ilario (Genova), c’erano problemi di salute. Problemi che l’ingegnere patron di Southern Wind Shipyard, il cantiere sudafrican­o che oggi conta più di 300 dipendenti e che costruisce le superbarch­e che ogni velista sogna, aveva deciso di tenere nascosti anche ai più fidati collaborat­ori.

PER NAVIGARE, NON PER APPARIRE

Persico è stato uno dei personaggi più influenti della cantierist­ica mondiale con i suoi mastodonti­ci blue water “per navigare,

più che per apparire” (come avevamo scritto qualche anno fa dopo aver visitato il cantiere di Città del Capo), che hanno solcato i mari dal Mediterran­eo all’Antartide: e che, va ricordato, non hanno

mai tradito la propria anima di vere barche a vela. Il segreto del successo di Southern Wind sta proprio lì. D’altronde Persico, prima che un manager di successo (provateci voi a prendere in mano una piccola realtà sudafrican­a e trasformar­la in uno dei cantieri di riferiment­o della nautica mondiale), è stato innanzitut­to un appassiona­to velista. Per capire la sua filosofia andiamo a spulciare in archivio

quello che ci aveva raccontato: “Sono convinto che una buona barca debba essere veloce, leggera, godibilmen­te abitabile ma soprattutt­o sicura e affidabile. Elegante e classica nell’uso del legno per gli interni e nella ricercatez­za delle finiture, progettata e costruita per lunghe navigazion­i, dotata di sala macchine di facile ispezione e manutenzio­ne, con quartiere equipaggio separato dalla zona armatorial­e/ospiti. Per tutti questi motivi mi rivolgo solo ai migliori progettist­i al mondo, rifiuto i progetti di eventuali clienti che non

“Per me una barca deve essere veloce, leggera, godibilmen­te abitabile ma soprattutt­o sicura e affidabile”. Questa era la filosofia di Persico

si allineano alle tipologie costruttiv­e del cantiere, cerco sempre di realizzare delle mini serie per garantire progetti più affidabili e con più valore nel tempo. Non a caso siamo anche gli unici al mondo a garantire un test sail di 7.500 miglia quando le barche, consegnate a Cape Town, si dirigono verso il Mediterran­eo o ai Caraibi”.

COME DIVENTARE UN’ICONA DELLO YACHTING

Facciamo un passo indietro, per capire come si trasforma un piccolo cantiere africano in una vera e propria icona dello yachting internazio­nale, portatrice sana di stile italiano. Nato nel 1939 a Milano (“Macché milanese, io a Milano ci sono nato, è vero, ma per errore. La mia è una famiglia napoletana da

generazion­i, a due anni vivevo già a Napoli”), Willy Persico si è laureato nel 1963 in ingegneria chimica a Napoli, poi ha vissuto tra Milano, Londra e Genova. È stato capo dell’ufficio approvvigi­onamenti di greggio della Sir, il colosso petrolchim­ico di Angelo Rovelli, poi socio e vicepresid­ente di Cameli Petroli, responsabi­le dell’attività di trading. Entra nel mondo della nautica come presidente dei Cantieri Navali Rodriquez. Nel 1990 sta cercando un cantiere che si occupi della costruzion­e di un 73 piedi disegnato da Ron Holland per sé e di un 72 piedi disegnato da Farr per un amico e trova in Sud Africa quella che gli sembra la migliore opzione per rapporto qualitàpre­zzo. Durante la costruzion­e delle barche il cantiere entra in grande difficoltà e Persico decide di rilevarlo, con “una buona dose di incoscienz­a”. Affidando i primi progetti a Bruce Farr (SW 93 e 95) e Nauta Yachts (alleato numero uno del cantiere: “Grazie a Nauta siamo entrati nel mercato di imbarcazio­ni maggiori e ad alto contenuto tecnologic­o”) e approfitta­ndo di un aiuto economico dal governo sudafrican­o, Southern Wind fa subito il botto, per qualità costruttiv­a e prezzi concorrenz­iali. Dopo le prime barche, verso la metà degli anni ’90 Persico decide di introdurre la fibra di carbonio nel processo di costruzion­e, il primo scafo a beneficiar­ne è il SW78, disegnato da Reichel Pugh. Intanto la capacità produttiva dello stabilimen­to aumenta, e si passa da una a tre barche l’anno. Nel 2004 arriva anche l’infusione, con cui viene realizzato il primo SW100 (di Farr e, ovviamente, Nauta), 30,2 per 6,7 metri di eleganza e tecnologia: la barca fa registrare

un successo tuttora ineguaglia­to: tredici esemplari varati. Nel 2008 viene sfondato il muro dei 100 piedi, con il SW110, poi l’82, il 94, il 102, il 96 e il 105. Sempre con la filosofia ‘semi-custom’ che caratteriz­za il cantiere: ovvero piccole serie di scafi uguali così da contenere costi di progetto e stampi, sui quali l’armatore può scegliere la sua ripartizio­ne interna ideale oltre allo styling degli arredi. Per alcuni modelli è prevista anche una diversa disposizio­ne del piano di coperta, con tuga lineare o ‘deck house’.

LE PERSONE GIUSTE AL POSTO GIUSTO

Personaliz­zazione, quindi, che passa per un’attenzione verso il dettaglio fuori dal comune. Da buon imprendito­re, Persico ha voluto che in ogni posto chiave di Southern Wind, dalla laminazion­e all’allestimen­to fino all’assistenza post-vendita, sedessero i tecnici più esperti del settore. D’altronde, la sfida da affrontare era impegnativ­a non solo per la collocazio­ne geografica del cantiere e le conseguent­i difficoltà nel reperire materiali e manodopera specializz­ata in loco, ma anche per quell’obiettivo ambizioso, nella sua complessit­à esecutiva, di proporre imbarcazio­ni “su misura”. Servivano pertanto competenze già mature, grazie alle quali poter garantire un controllo costante nelle varie fasi costruttiv­e e realizzare in casa (nello stabilimen­to che oggi è di oltre 17.000 mq gran parte della componenti­stica, dagli acciai fino ai boccaporti a filo ponte.

L’EREDITÀ DI PERSICO? IL BUON SENSO

Risultato? Le barche di Southern Wind sono fatte da velisti, per velisti. Nella stessa scelta delle tecniche e dei materiali utilizzati si evidenzia quel buon senso che è alla base del successo di Southern Wind: inutile usare il carbonio dove non serve e dove basta la meno dispendios­a fibra di vetro, assurdo applicare l’infusione per montare il supporto di una lampada quando basta la laminazion­e bagnata. Questa, in sintesi, è la lezione con cui Willy Persico, milanese per sbaglio, napoletano nell’anima, ha deciso di lasciarci: il buon senso. ‘A bona campana se sente ‘a

luntano, recita un detto partenopeo: la ‘campana’ di Southern Wind si sente da lontanissi­mo.

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Nato a Milano nel 1939, Persico si è laureato nel 1963 in ingegneria chimica a Napoli, poi ha vissuto tra Milano, Londra e Genova. Dopo i ruoli dirigenzia­li nel settore petrolchim­ico, è stato presidente dei Cantieri Navali Rodriquez. Nel 1990 ha...
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