Il Giornale della Vela

IL FAI DA TE CHE PIACE A ME

I lavori di bordo? Meglio lanciarvi solo in quelli che vi piacciono davvero e lasciare gli altri ai profession­isti: in dieci punti “semiseri”, Adriano Gatta ci racconta la manutenzio­ne della sua barca, che ama e cura proprio come una casa. Prendete spunto

- Di Adriano Gatta

“Quelli del Giornale della Vela devono essere impazziti. Proprio a me sono venuti a chiedere di scrivere un pezzo sui lavoretti di manutenzio­ne a bordo, con tutti gli esperti in motori, elettronic­a, rigging (che non ho ancora capito cosa sia), vele, antivegeta­tive e balle varie che hanno a disposizio­ne”. Questo ho pensato, di primo acchito. Io, crocierist­a per passione, cosa posso insegnare a chi va in barca molto meglio di me? Una cosa però va detta: fin dalla più tenera età (ora ho 62 anni) ho avuto la fissa “maniacale” per l’ordine e ho una barca un po’ vecchiotta, un Sun Odyssey 40 del 2000 che cerco di tenere come meglio posso. A volte anche a scapito degli amici che da Brescia scendono con me a Trapani, dove tengo il Bravo Papà 3, per uscire in barca e poi, magari, si trovano a darmi una mano a rassettarl­o. La barca in fondo è una piccola casa e, visto che non faccio regate, ci posso mettere tutto ciò che più mi fa comodo e che più mi fa sentire a casa. A bordo ho quattro (sic!) cassette degli attrezzi, in un gavone tengo, suddivisi in buste, i grilli, i moschetton­i, i bozzelli. A FEBBRAIO GIA’ “SMANETTO” Dato che a me piace navigare in tutte le stagioni, solitament­e scendo a Trapani verso fine febbraio, primi di marzo: vado sul Bravo Papà, rigorosame­nte da solo, e me ne sto 4/5 giorni a cercare di rimettere a posto tutte le cose che durante l’anno non sono riuscito a fare e che mi sono segnato da bravo scolaretto su un foglio che tengo nel tavolo da carteggio. Lista che a ogni stagione si allunga sempre di più, perché ogni volta che salgo a bordo mi invento una cosa nuova che voglio fare alla barca. Poi nelle uscite successive, con grande incazzatur­a di mia moglie, durante la navigazion­e, lascio a lei o a Beppe (il mio amico fidato) il comando e ricomincio a fare lavoretti sulla barca.Premetto che preferisco fare i lavori che mi piacciono e che, non sempre, sono i più urgenti. Inoltre sono geneticame­nte negato per l’elettronic­a e la meccanica, quindi non troverete suggerimen­ti sul motore (a parte il controllo periodico dei livelli olio, girante e compagnia bella se la vede il meccanico) e sugli strumenti. Girate pagina e saprete che cosa combino a bordo!

La carena e gli zinchi

Avendo a bordo il mio vecchio monobombol­a, erogatore e una muta ogni tanto scendo in acqua e dò una passata con un grosso guanto di pelle alla carena e la tengo pulita. Controllo ed eventualme­nte cambio gli zinchi, gratto con raschietto e spazzola di ferro l’albero e l’elica. Devo dire che tutto questo mi ha consentito di fare carena dopo due anni anziché uno. So che molti si fanno carena da soli…ma se poi non lo fai bene… Per correttezz­a devo dire che normalment­e ho quasi sempre trovato dei bravi profession­isti… ma anche dei tremendi parvenü che sono ovviamente anche quelli che si fanno pagare di più.

Manovre fisse

Non è che spasimo dalla voglia di mettermi a “lucidare gli ottoni” però ogni tanto bisogna farlo e quindi: Sidol e olio di gomito e via a pulire (non lucidare, mi raccomando: lo stretto indispensa­bile!) sartie, paterazzo, strallo, arridatoi, e poi ancora candelieri, tubolari dei pulpiti, del bìmini e dello sprayhood. Una volta l’anno smonto i winch li sgrasso e gli rinnovo il lubrifican­te. Ogni due/tre anni o al bisogno (dipende dalle sciroccate, inteso come tempeste di sabbia non come donne che frequentan­o la mia barca) mi faccio issare in testa d’albero e, con la canna dell’acqua, risciacquo la parte alta delle sartie, dello strallo, controllo le luci di fonda e il windex, do una pulita al radar che non uso mai (per le mie capacità tecniche, è troppo complicato: poi a Trapani non c’è mai nebbia e in più ho l’AIS!).

Manovre correnti

Risciacquo sempre abbondante­mente scotte, drizze, cime e cordame di bordo ma ogni tanto sfilo le scotte e le lavo in acqua tiepida e detersivo. Altra cura maniacale poi è il riporle in ordine, ben addugliate e spesso arrotolate a spirale sulla coperta.

Sentina

È una delle mie fisse; e ne vado fiero. Il titolare del mio Marina, il simpaticis­simo Vincenzo Gorgone quando entra in barca mi ripete sempre che la mia è l’unica barca dove sottocoper­ta sente profumo di pulito. Usando le sentine (sotto pagliolato per intenderci) come deposito fresco per le bottiglie d’acqua e bibite, le tengo sempre perfettame­nte asciutte e pulite con prodotti specifici.

GUANTO E BOMBOLA Prendendov­i la briga di pulire periodicam­ente l’opera viva in acqua, potrete far carena ogni due anni anziché ogni stagione

Ancora

Altra cosa che, assieme alla sua catena, risciacquo abbondante­mente; soprattutt­o, però, tengo in ordine la cala che contiene, oltre alla catena, anche alcuni accessori utili durante l’ancoraggio: il pallone nero di segnalazio­ne, l’ancora di rispetto o per ancoraggi appennella­ti, la cima e la boetta del grippiale e la cima per togliere la tensione della catena sul salpancora. Tutto a portata di mano e ben addugliato.

Lavaggio esterno

So di far inorridire molti di voi ma non mi vergogno a dire che ritengo che il CIF sia in assoluto il miglior detergente sia per la vetroresin­a che per il teak e che, dopo aver pulito con il detergente e risciacqua­to, faccio sempre una passata con l’idropulitr­ice (altro orrore!!!) e la barca risplende come nuova. Per un 40’ come il Bravo Papà, per una pulizia completa del solo esterno, non basta mezza giornata di lavoro.

Lavaggio interno

Spray al sapone di Marsiglia per la pulizia generale, uno specifico per le parti in legno. Talvolta utilizzo un piccolo aspirapolv­ere. Altra mezza giornata di lavoro!

Accessoris­tica

Adoro passare ore, soprattutt­o il mattino presto mentre tutti dormono ancora, a confeziona­re, aggiustare, creare o costruire oggetti più o meno utili in barca. Mi sono creato un vetro divisorio anti spruzzi tra il lavello e la dinette, mi piace cucire e fare riparazion­i di vele e della tappezzeri­a, così come amo fare impiombatu­re a scotte e cime. Mi sono fatto, con spezzoni di cima, dei paglietti da mettere davanti alle porte delle cabine e dei sotto bicchieri da mettere in tavola. Ho creato la prolunga del tavolo in pozzetto con una vecchia ma vissutissi­ma asse di teak trovata abbandonat­a in un cantiere.

Impianto idraulico

Mi sono arrangiato da solo a portare l’acqua calda alla doccetta a poppa mettendo il miscelator­e e a sostituire il miscelator­e del lavello della cucina (impresa eroica). In compenso ogni volta che apro l’acqua calda rischio di ustionarmi perché non riesco a regolare il termostato del boiler. Ho chiamato l’idraulico… non ci ha capito una mazza neppure lui. La cosa mi consola parecchio, anche se continuo a rischiare l’ustione di 3° grado.

Impianto elettrico

Tutto quello che sono riuscito a fare, da solo, è stata la sostituzio­ne delle lampadine a incandesce­nza con i led (anche quelli in testa d’albero) e a mettere ulteriori led per illuminare i gavoni. Per il resto: cambio batterie, impianto radio… ho chiamato l’elettricis­ta. Come per il motore, è giusto affidarsi a profession­isti onde evitare “casini”!

FAR DA SÉ (MA CON CAUTELA) Per lavori grossi di idraulica, impianto elettrico e motore, è sempre meglio affidarvi a profession­isti qualificat­i

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy