DISASTRO!
Rapallo è diventata un cimitero di barche e il suo porto non esiste più, Santa Margherita Ligure e Portofino sono devastate. Ecco le fotostorie dell’uragano che ha messo in ginocchio il Tigullio (ma tranquilli: il VELAFestival e la VELA Cup si faranno)
“Abbiamo perso tutto. Ho 70 anni e 80.000 euro di barca da ricomprare senza poi pensare alle reti e tutto il resto... non so davvero cosa faremo”. La testimonianza di questo pescatore è solo una delle tante che ci accolgono appena arrivati a Rapallo, il giorno dopo quella maledetta mareggiata del 29 e 30 ottobre che ha trasformato la cittadina ligure e il golfo del Tigullio in un gigantesco cimitero di barche. Scafi ammucchiati l'uno sull’altro, pezzi di barche sulle rive, un vero e proprio tappeto, spesso almeno un metro e mezzo, formato da arredi interni, serbatoi, strumenti di navigazione, assi e pezzi dei pontili letteralmente esplosi sotto la potenza delle onde e migliaia di oggetti presenti all’interno delle imbarcazioni. Il Porto turistico Carlo Riva non esiste più, è stato spazzato dalle onde: i maxi yacht e le barche che erano ormeggiate al suo interno si sono riversati sulla spiaggia e sul lungomare. Dopo il crollo, nel tardo pomeriggio del 29, della diga della marina più esterna, il mare ha cominciato a filtrare all’interno del porticciolo strappando dagli ormeggi sia le imbarcazioni più grandi che le più piccole. Queste ultime sono affondate o sono state scaraventate sulle strade della cittadina o all’interno della marina. Quelle più grandi hanno letteralmente investito tutte le barche che si trovavano tra loro e la spiaggia, per poi arenarsi sulla sabbia. Lo scenario è apo-
calittico, i danni vengono calcolati per almeno 500 milioni di euro: per non parlare dell’impatto ambientale, con tonnellate di detriti in mare e il gasolio fuoriuscito dai serbatoi delle imbarcazioni distrutte. Assieme a una città in ginocchio, piangono anche i diportisti. La foto che abbiamo scelto in apertura del servizio è emblematica e ritrae quello che resta di uno scafo mitico: il Baltic 55 DP “Alligator”, in passato appartenuto alla famiglia Bassani (Luca è il patron di Wally), sotto il Castello di Rapallo. Tantissimi hanno perso la propria barca e conosciamo bene l’amore viscerale che lega un armatore alla sua “amata”.
“AMAVO LA MIA BARCA E L’HO PERDUTA”
Lo ha descritto benissimo Vittorio d’Albertas, bravo velaio e velista che durante la tempesta ha dovuto dire addio alla sua barca di famiglia, l’X-362 Sport Sea Whippet, affondata nel porto di Rapallo: “Con la mia barca sono riuscito a raggiungere quel livello di sintonia per cui quando allunghi la mano verso una scotta, sai già che consistenza avrà. Sai in anticipo che forza dovrai applicare per cazzare un carrello, o come regolare la balumina per farla correre come un fulmine. Mi mancherà”. Le sensazioni di d’Albertas le hanno provate in tanti, nel Tigullio. Gli armatori sembrano increduli, quasi come se fosse tutto uno scherzo, come se, immersi in un brutto sogno, non credessero che quello che era davanti ai loro occhi è reale. C’è anche chi ha rischiato di perdere la vita perché il proprio lavoro è a bordo: ci raccontano della notte di terrore per una ventina di marinai a Rapallo, che trovandosi a bordo degli yacht ormeggiati nella porzione più a mare del Carlo Riva, sono rimasti isolati a seguito del crollo della diga foranea e per non essere travolti dalle onde si sono legati ai pali della luce facendo cordata, per poi essere soccorsi e ricoverati in ospedale, alcuni a rischio ipotermia.
DANNI E DEVASTAZIONE IN TIRRENO
Ovviamente non è soltanto Rapallo ad essere stata colpita: il vento da scirocco oltre gli 80 nodi (sic!) e le onde altissime,
“Scafi ammucchiati l’uno sull’altro, pezzi di barche sulle rive, un tappeto di arredi interni, serbatoi, strumenti”
anche di 9 metri, hanno devastato anche il porto di Santa Margherita Ligure e la strada che collega la cittadina a Portofino (che, al momento in cui scriviamo, è raggiungibile esclusivamente via mare), Sestri Levante e le altre cittadine del Tigullio hanno subito ingenti danni. L’ondata di maltempo che ha investito il Tirreno e buona parte delle coste italiane ha causato morti e feriti (e un velista disperso in Calabria): quasi impossibile non riconoscere lo stato di calamità naturale (e lo stanziamento di una somma importante per i danni da parte del governo centrale).
“L’AFFAIRE” PORTO CARLO RIVA Torniamo a Rapallo: in vari video circolati sul web è possibile vedere il momento esatto in cui la furia delle onde fa crollare la diga del Porto Carlo Riva. Dei 335 yacht all’interno, 211 hanno mollato gli ormeggi, affondando o arrivando a schiantarsi a riva. Mentre camminiamo sul lungomare tra le carcasse di barche, c’è già chi mormora: “Eh belìn, quel porto lì mica lo hanno rifatto tanto bene”. Le voci si riferiscono ai lavori di ricostruzione successivi a una grande mareggiata del 2000. Pare che la diga fu sì rialzata, ma lo stesso non venne fatto per la massicciata di scogli esterna e attigua alla diga. Nella sua visita a Rapallo, il Ministro alle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli ha annunciato una perizia del Ministero (con successiva indagine da parte della Procura della Repubblica, pare), staremo a vedere. Quello che è certo è che il Codacons (l’associazione per la difesa dei diritti dei consumatori, degli utenti e dell’ambiente) vuole vederci chiaro e si chiede pubblicamente: “Cede la diga del porto Carlo Riva di Rapallo ma non si vede ferro. Era cemento armato?”. Sulla base di questo dubbio il Codacons ha scritto all’amministrazione del porto e ha presentato un esposto in procura, promuovendo nel contempo una class action per il risarcimento dei danni.
<< E ADESSO... CHI PAGHERÀ I DANNI?
Già, il risarcimento. E adesso chi paga? Non solo a Rapallo, in tutto il Tigullio sono affondate barche: a Santa, a Lavagna, a Sestri Levante, dove le imbarcazioni alla fonda nella Baia del Silenzio sono state strappate dagli ormeggi. Per quanto riguarda i megayacht (come il Suegno di Pier Silvio Berlusconi, per intenderci) non dovrebbero esserci troppi dubbi. I giganti del mare sono assicurati con polizze corpi comprensive di ogni clausola, tra cui la calamità naturale. “Stanno tirando fuori dall’acqua le barche affondate e danneggiate soltanto per demolirle”, ci racconta un esperto assicuratore di Sestri Levante. Per quanto riguarda le imbarcazioni più piccole, per le quali di solito viene stipulata soltanto la polizza RC obbligatoria per il motore, “potrebbe non esserci speranza. Non vedranno mai i loro soldi. Per chi usa la propria barca per lavoro (pesca, charter) potrebbero arrivare dei fondi, ma tutti coloro che vanno in mare per piacere, a bordo di barche del valore nominale di poche decine di migliaia di euro (e per i quali una spesa di 1.000 euro l’anno per una polizza corpi non è sostenibile) si dovranno mettere il cuore in pace”. Diverso è il caso delle barche ormeggiate nel Porto Carlo Riva, per capire che cosa succederà bisognerà aspettare l’esito dell’indagine della procura. Qualora venisse fuori la colpa oggettiva del marina e quest’ultimo non risultasse assicurato a sua volta, la possibilità di rivalersi su di esso ne determinerebbe quasi sicuramente il fallimento: e allora, anche in questo caso, chi risarcirà i danni alle barche che vi erano ormeggiate?
IL VELAFESTIVAL A SANTA? SI FARÀ
Quando torniamo in redazione, un paio di giorni dopo la mareggiata, il momento in cui la frenesia dell’emergenza lascia spazio alle considerazioni sul futuro, scopriamo di avere la posta intasata di mail: “Ma ora che il porto di Santa è danneggiato, lo farete ancora il VELAFestival? E la VELA Cup?”: la risposta è si, tutto confermato, dal 2 al 5 maggio. Anzi, contribuire alla rinascita di Santa e Portofino è un motivo in più che ci ha spinto ad andare avanti per la nostra strada. Ci saranno disagi? Non lo sappiamo e non lo sanno neppure gli amici sindaci di Santa Margherita e Portofino, Paolo Donadoni e Matteo Viacava, con cui ci siamo sentiti per testimoniare la nostra solidarietà, confermando che noi ci saremo. E ce la metteremo tutta per rendere ancora più grande la nostra e vostra festa della vela.