GGR, cronaca della fine di un sogno
Ritiri a gogò, scuffie, incidenti. La Golden Globe Race doveva essere un’ avventura e non una pericolosa corsa a eliminazione: barche troppo vecchie? Skipper “impreparati”? Organizzazione approssimativa?
Scuffiato a 180 gradi, raddrizzato, sartiame e albero seriamente danneggiato, a secco di vele in pieno Pacifico. Anche Jean-Luc Van den Heede, il marinaio più esperto e blasonato tra gli iscritti, se l’è vista brutta alla Golden Globe Race (ma da grande lupo di mare qual è, ha ripreso la navigazione). Un evento che era nato come una grande avventura, per dimostrare che chiunque (con una buona preparazione alle spalle, beninteso), a bordo di vecchie imbarcazioni a chiglia lunga ante-1988 e senza elettronica, si potesse lanciare nel giro del mondo in solitario senza scalo sulla scia di Robin Knox-Johnston o Bernard Moitessier.
UN “AZZARDO” PERICOLOSO?
E invece no. Dei 18 skipper partiti, al momento in cui scriviamo sono rimasti in 7, in quella che ormai è solo una corsa ad eliminazione. Qualcuno di loro ha rischiato grosso, come l’indiano Abhilash Tomy, che si è trovato a dover lottare per raggiungere il GPS ferito alla schiena e immobilizzato, dopo una scuffia. Una scuffia, già. Non stiamo parlando di derive o di racer oceanici votati alla performance, creati per essere spinti al limite : le care vecchie e solide barche del Golden Globe scuffiano. E i soccorsi arrivano. Magari a scapito di chi è in mare per lavoro e dei soccorsi avrebbe bisogno. Gli skipper poi sono in balia delle depressioni meteo con barche troppo lente (pensate che alcuni dei concorrenti stanno lottando con i cirripedi sotto lo scafo!) per potere posizionarsi in maniera corretta nei fronti che li investono. Insomma, non solo un “buco nell’acqua” dal punto di vista di organizzazione dell’evento (partenza che è stata spostata dall’Inghilterra alla Francia, deroghe continue al regolamento originale, categorie create per chi fa scali oltre alla classifica normale, etc) ma, forse, un azzardo pericoloso. Anche noi all’inizio eravamo entusiasti, ma ci siamo dovuti ricredere.
COSA STA ACCADENDO
Ma perché sta succedendo questo? La colpa è veramente solo delle barche vecchie? O, assuefatti dalle nuove tecnologie, non siamo più capaci di navigare come una volta, come i veri marinai di cui parla Loick Peyron nel servizio a pag. 64? Ma c’è anche una terza ipotesi: che il Golden Globe fosse già una follia nel 1968. E in questo caso, replicarlo con le stesse regole cinquant’anni dopo (ma con barche dell’epoca!), non sarebbe ancora più folle?