Il Giornale della Vela

HO NAVIGATO A SPANNE PER 20 ANNI

Elio Somaschini ha girato il mondo in barca a vela senza strumenti, usando un orologio e le sue mani. Vi raccontiam­o l’incredibil­e storia di uno scienziato pazzo... per la vela

- Di Eugenio Ruocco illustrazi­oni di Luna Poggi

Elio Somaschini ha girato il mondo a vela usando la mano come un sestante. Ecco come ha fatto

Quando ho visto un documentar­io brasiliano che parlava di uno strambo signore brianzolo che aveva girato il mondo in barca senza strumenti, usando la mano come sestante, mi sono dovuto dare un pizzicotto per sincerarmi di non stare sognando. Era tutto vero: Elio Somaschini, 70 anni da Seregno (Monza), esiste e mi ha raccontato la sua storia bellissima. Figlio di migranti in cerca di fortuna, Elio si trasferisc­e in Brasile a 11 anni, dove intraprend­e la carriera di fisico e poi di imprendito­re. Mi racconta, nel suo italo-brasiliano cantilenan­te, che per lui “navigare a vela trasforma la fisica in poesia”. Nel 1978 muove i primi passi sui windsurf, dove raccoglie buoni risultati sportivi, poi arriva la passione per la vela, nel 1983, grazie a un Hobie Cat 16: “Uscivo spesso da solo: tenevo la scotta del fiocco tra i denti, quella della randa con una mano e con l’altra il timone mentre ero al trapezio, non indossavo neanche il salvagente. Ero un pazzo incoscient­e”.

LA TEMPESTA CHE MI HA QUASI UCCISO

Un giorno, al largo di Santos, Somaschini viene sorpreso da una tempesta: il suo piccolo catamarano si spezza in due e affonda. “Ho utilizzato uno

<< dei timoni come salvagente, ma la corrente e le onde mi portavano lontano dalla costa, sarò stato dieci miglia al largo. Era sera, sentivo sopraggiun­gere l’ipotermia. Meraviglio­so, morire di ipotermia. Ti spegni come una candela, tranquillo e rilassato: ho pensato a mia moglie e i miei figli, al fatto che avessi lasciato loro soldi sufficient­i per tirare avanti e mi sono rassegnato”. Nel buio della notte, Elio scorge una

luce: “Sono arrivato in cielo, è stato il mio primo pensiero. Poi mi sono ricordato di essere un fisico, non ci sono luci in cielo la notte! Era una nave cinese, mi tirarono su e mi salvarono la vita. Che fortuna!”.

NASCE IL NAVIGATORE ELIO

Questa esperienza traumatica potrebbe spegnere

per sempre una passione, e invece. “Invece è stata la scintilla che mi ha incentivat­o ad andare avanti e a mettermi alla prova! Non volevo più fare il cretino, mai più rischiare: navigare e tanto, ok, ma farlo bene (vedremo che ci sarà ancora qualche eccezione, ndr)”. Elio pensa per la prima volta all’acquisto di un cabinato: i soldi sono pochi e prende una decisione. “Misi su un’azienda di comunicazi­oni con un solo obiettivo: farla crescere e venderla dopo 20 anni, per avere il denaro sufficient­e a mollare tutto e girare il mondo in barca”. Il sangue brianzolo di Somaschini non mente e l’azienda decolla: al punto che può permetters­i

velocement­e l’acquisto della sua prima barca, nel 1987, il Fast 345 Tetiaroa: “A bordo di questa barca ho imparato a navigare per davvero: ma ho fatto anche delle cazzate incredibil­i”.

Come quella volta che si va a schiantare contro un molo di cemento nel marina di Ubatuba, dopo aver distrutto le prue di alcune barche ormeggiate: “Elio, l’hai fatta grossa. Devi essere più umile, mi dissi, ricordando­mi una splendida frase di Eric Tabarly: ‘Il mare non accetta la bugia’. Non puoi mentire alla tua barca”.

“SCEGLI: O ME O LA BARCA”

Nel 2002 Somaschini raggiunge, anzitempo, l’obiettivo che si era prefissato: vende l’azienda e compra il First 40.7 che battezza “Crapun”, in milanese “testone”. La moglie gli pone la fatidica domanda: “scegli, o me o la barca”. “Non ci ho pensato un secondo: mia cara, la scelta l’ho già fatta 20 anni fa!”.

Si assicura che la sua famiglia sia a posto economicam­ente, prende e parte: “Tutta la mia vita, fino a quel momento, era basata sulla fisica e la matematica. Volevo raggiunger­e il Mediterran­eo, per riscoprire il mio lato umanistico. La mia cultura di origine, le mie radici”. Salpa da Santos per i Caraibi, poi San Blas, canale di Panama, Galapagos, Marchesi e Polinesia.

“Volevo raggiunger­e il Mediterran­eo per riscoprire e capire la mia cultura di origine, le mie radici”

BASTANO LE MANI E UN OROLOGIO

Qui ha modo di conoscere il grande navigatore polinesian­o Mau Piailug, che gli insegna le antiche tecniche astronomic­a polinesian­a. Poco tempo dopo, un’avaria al sistema elettrico della barca gli fa saltare tutti gli strumenti: Elio capisce che è giunto il momento di mettersi alla prova. Da qui in poi utilizzerà soltanto le mani e il suo orologio per orientarsi (abbiamo dedicato le due pagine successive alla spiegazion­e della sua tecnica). Nuova Zelanda, Australia, Sri Lanka, India, Sudafrica, Sant’Elena, Stati Uniti, Azzorre, Inghilterr­a, Spagna, Gibilterra e Mediterran­eo fino al Mar Nero: tutto navigando “a spanne”, “l’errore massimo era di poche decine di miglia, trascurabi­le in una lunga traversata”.

Il momento più emozionant­e: “Quando finalmente ho oltrepassa­to l’Equatore e ho potuto vedere, in mare, la stella polare per la prima volta. Mi sono messo a piangere: era uno dei miei sogni di bambino”.

Poi Elio torna in Brasile, scende a Sud fino a Ushuaia e in Antartide. Deve esplorare, conoscere, il suo spirito scientific­o ha il sopravvent­o su tutto: “Solo così mi sentivo felice”. In Brasile, intanto, circola la voce delle sue avventure e Somaschini diventa famoso nella comunità dei “velejadore­s”.

COSÌ SI È DISINTEGRA­TO IL CRAPUN

Il suo peregrinar­e in barca si interrompe bruscament­e il 6 marzo del 2018: al largo della spiaggia di Aracaju (contava di lasciare le coste brasiliane per dirigersi verso la Groenlandi­a compiendo il passaggio a Nord Ovest, un altro dei ‘pallini’ di Elio), il Crapun

colpisce una secca e viene completame­nte distrutto:

“Incredibil­e come la chiglia si è staccata rapidament­e e come la barca si è rovesciata su un lato. Si è tutto svolto in meno di tre minuti, lo scafo è finito in mille pezzi. Nella frenesia sono riuscito a prendere un parabordo che ho utilizzato come sostegno mentre nuotavo verso la spiaggia. Prima di me, sulla sabbia, è arrivato il frigorifer­o. Povero Crapun! Per fortuna è successo in Brasile. Se fosse successo durante il passaggio a Nord Ovest, sarei morto a causa della temperatur­a dell'acqua!”.

Adesso Elio Somaschini, 70 anni, gira per il Brasile - e per il mondo - a raccontare la sua avventura durata quasi 20 anni e la sua poco ortodossa tecnica di navigazion­e (ha scritto anche un bel libro, “O que Sobra de Uma Viagem”, che speriamo venga tradotto presto in italiano): nei suoi viaggi, è tornato a Seregno, il suo paese natale: “Ma ho trovato tutto molto triste, la gente in Italia non canta più come mi ricordavo facesse. Cosa vi è successo?”.

“Quando ho oltrepassa­to l’Equatore e ho potuto vedere la stella polare per la prima volta mi sono messo a piangere”

 ??  ?? IL FISICO VELISTA Il fisico Elio Somaschini (nato nel 1949 a Seregno, in Brianza e trasferito­si in Brasile negli anni ’60) ha intrapreso un viaggio intorno al mondo su un First 40.7 (il Crapun), dal 2006 al 2013, senza l’uso di strumenti di navigazion­e, usando la mano come sestante. Nel 2018, mentre stava partendo dalle coste brasiliane verso la Groenlandi­a, la sua barca è affondata rocamboles­camente. In Brasile è un mito.
IL FISICO VELISTA Il fisico Elio Somaschini (nato nel 1949 a Seregno, in Brianza e trasferito­si in Brasile negli anni ’60) ha intrapreso un viaggio intorno al mondo su un First 40.7 (il Crapun), dal 2006 al 2013, senza l’uso di strumenti di navigazion­e, usando la mano come sestante. Nel 2018, mentre stava partendo dalle coste brasiliane verso la Groenlandi­a, la sua barca è affondata rocamboles­camente. In Brasile è un mito.
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? LA BARCA DEL FISICO VELISTA NON C’È PIÙ Il First 40.7 Crapun è stato il compagno inseparabi­le di Elio Somaschini per quasi 20 anni. 1. Somaschini mentre assicura la cima di prua dopo un ormeggio all’inglese con il suo First 40.7 Crapun. 2. Il Crapun in navigazion­e sotto gennaker al largo delle coste brasiliane. 3. Un momento di relax a bordo sull’amaca “brasileira”: la foto risale al 2004. 4. Elio non si prende mai troppo sul serio, questo è uno dei suoi segreti: qui è al “timone” sott’acqua. 5. Il Crapun alla fonda nelle isole greche Sporadi. 6. Un pezzo della murata del First 40.7, disintegra­to dopo l’urto con una secca avvenuto il 6 marzo 2018 al largo di una spiaggia nei pressi di Aracaju.
LA BARCA DEL FISICO VELISTA NON C’È PIÙ Il First 40.7 Crapun è stato il compagno inseparabi­le di Elio Somaschini per quasi 20 anni. 1. Somaschini mentre assicura la cima di prua dopo un ormeggio all’inglese con il suo First 40.7 Crapun. 2. Il Crapun in navigazion­e sotto gennaker al largo delle coste brasiliane. 3. Un momento di relax a bordo sull’amaca “brasileira”: la foto risale al 2004. 4. Elio non si prende mai troppo sul serio, questo è uno dei suoi segreti: qui è al “timone” sott’acqua. 5. Il Crapun alla fonda nelle isole greche Sporadi. 6. Un pezzo della murata del First 40.7, disintegra­to dopo l’urto con una secca avvenuto il 6 marzo 2018 al largo di una spiaggia nei pressi di Aracaju.
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy