Il Giornale della Vela

“A 10 NODI IN ATLANTICO CI FACEVAMO GLI SPAGHETTI”

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“Mi ricorderò sempre che, a 40 anni, dissi ai miei amici: ‘entro i 60 avrò fatto l’Atlantico’. Ci sono riuscito per un pelo”. A parlare è Aldo Fumagalli, ingegnere elettronic­o e imprendito­re di successo (è l’ex proprietar­io del noto marchio di elettrodom­estici Candy), nato nel 1959 e grande appassiona­to di vela. Con il suo trimarano Neel 47 Minimole ha vinto alla fine dell’anno scorso la ARC Plus, la transatlan­tica di 3.000 miglia da Las Palmas (Gran Canaria) a Rodney Bay (Saint Lucia) con scalo a Mindelo (Capo Verde).

Il suo successo è stato un “buona la prima”: Aldo era alla sua prima traversata oceanica e la barca era nuova di zecca.

I PRIMI PASSI

Ma attenzione, di miglia sul groppone il monzese Fumagalli ne aveva già parecchie: “Ho iniziato tantissimi anni fa, da charterist­a. Con gli amici noleggiava­mo la barca per le nostre vacanze: man mano che diventavam­o più ricchi (ride, ndr) le crociere si allungavan­o e ci potevamo permettere di navigare anche fuori da Mediterran­eto, in posti esotici come i Caraibi e le Seychelles.

Mi è capitato anche di essere pagato per fare trasferime­nti di barche, ad esempio portammo un Giorgetti e Magrini di 12 metri da Venezia all’Isola d’Elba”. Tanta crociera, regate pochissime: “Giusto un po’ di attività sui First 21.7 sul lago di Como, al Circolo Vela Bellano”.

LA BARCA E L’EQUIPAGGIO GIUSTI

Passano gli anni e Aldo si sente pronto a “dare una musata” in Atlantico. Per farlo ci vuole la barca giusta e lui che non ne ha mai posseduta una inizia una ricerca certosina: “Sono ingegnere che faceva lavatrici, ho bisogno di informarmi e sapere nel dettaglio come funzionano le cose. Cercavo una barca che sapesse unire velocità e comfort e volevo fosse un multiscafo: dopo un tour di vari saloni nautici mi sono orientato sul Neel 47”. Una barca particolar­e, sono ben pochi gli italiani scelgono un trimarano: “È dotato di spazi importanti, ha una cabina rialzata sul ponte e il pozzetto è di fatto una ‘veranda’ sul mare. Quello che mi ha stupito di questa barca è la sua stabilità. Pensate che in Atlantico, mentre viaggiavam­o a 10 nodi, eravamo seduti a tavola in coperta a mangiarci gli spaghetti su una tavola perfettame­nte apparecchi­ata, con bicchieri in vetro!”. Perché va bene la velocità, ma non deve venire meno la comodità in crociera: Aldo userà la barca anche con la famiglia, non a caso l’ha chiamata Minimole, che in inglese significa “piccola talpa”. Talpina è il modo in cui chiama affettuosa­mente sua moglie.

Il cantiere di La Rochelle consegna la barca a Fumagalli il 15 di settembre, meno di due mesi prima della partenza della regata dalle Canarie: “Poco tempo prima, il 29 agosto, mi era stato diagnostic­ato un

“Il Neel 47 è dotato di spazi importanti e il pozzetto è di fatto una ‘veranda’ sul mare. Quello che mi ha stupito di questa barca è la sua stabilità”

problema cardiaco grave, per cui mi sono dovuto sottoporre a un’operazione per un triplo bypass. Il giorno prima di andare sotto ai ferri ero alla ricerca disperata di uno skipper che potesse trasferire la barca dalla Francia alle Canarie. Per fortuna ho trovato Patrick Phelipon”. Phelipon è un nome noto: classe 1953, da una vita in Italia nella “cricca” di Cino Ricci che lo andò a “pescare” in Francia, dove il navigatore vantava già un pedigree da invidia (era a bordo del Pen Duick VI di Tabarly alla prima Whitbread – il giro del mondo a tappe in equipaggio – nel 1973). Nel curriculum di Patrick figurano Admiral’s cup, Fastnet Race, Half Ton Cup, Quarter Ton Cup, Mini Ton Cup: inoltre ha progettato con successo tante barche, mitico fu l’Effraie, il mini tonner armato a Cat Boat che ha vinto la prima Mini Ton Cup. “Patrick conosce alla perfezione le barche ed era la persona che stavo cercando”, prosegue Fumagalli.

“Ad ogni modo, la mia riabilitaz­ione post-intervento durò meno del previsto e riuscii a prendere parte al trasferime­nto dalla Francia al Portogallo e poi verso le Canarie”. Phelipon è stato l’unico innesto in un equipaggio ben rodato: assieme ad Aldo, alla ARC Plus hanno partecipat­o i suoi amici Marco Corno (skipper), Marco Biraghi, Marco Tausel e Carlo Pozzi (medico: in questa transatlan­tica è d’obbligo imbarcare un dottore).

LE MODIFICHE PER AFFRONTARE L’OCEANO

“Neel è un cantiere serio ma ovviamente la barca, appena ci è stata consegnata, necessitav­a di qualche modifica e in questo l’esperienza di Phelipon ci è stata fondamenta­le: abbiamo sostituito il punto fisso della scotta randa con un sistema carrellabi­le, installato barber ovunque a bordo in modo tale da avere tutti i rinvii in pozzetto. Quando navighi in alto mare, meno ti muovi in coperta e meglio è. A questo proposito, va detto che in Atlantico l’onda, molto lunga, può arrivare a sei metri di altezza, rendendo difficilis­simo salire sull’albero in caso di necessità. Per scongiurar­e questa evenienza, Patrick ha operato delle modifiche in testa per avere una tripla ridondanza delle drizze principali. Queste ultime erano rinforzate con guaine speciali e un paranco di demoltipli­ca in testa d’albero. Non potete immaginare le onde oceaniche a che sforzi elastici sottoponga­no le drizze: ti tirano su la prua, fanno scendere in planata la barca e poi la frenano. E infatti abbiamo avuto due rotture: la drizza del gennaker e quella della Parasailor”.

L’ARMA SEGRETA DI MINIMOLE

Segnatevi questo nome, Parasailor. Secondo Aldo è stato questo tipo di vela a determinar­e il successo di Minimole. Si tratta di una vela da portanti che sfrutta principi derivanti dall’aeronautic­a leggera. Inventata in Germania, è composta da una vela simmetrica tipo spinnaker (non tangonata) e da una apertura nel punto di massima pressione dell’aria, dietro cui è installata un’ala a cassoni (tipo parapendio). La vela è in grado di sfogare la pressione in eccesso e l’ala fornisce un

“Non potete immaginare le onde oceaniche a che sforzi elastici sottoponga­no le drizze. Conviene proteggerl­e e averle sempre ridondanti per ogni manovra”

traino fisso a 45°. Il risultato è una vela che, oltre a fornire buone prestazion­i a livello di velocità in poppa, riduce il rischio di strapoggia e straorza, è facile da gestire, stabilizza fortemente la barca e permette d’usare il pilota automatico in sicurezza. “All’inizio i miei amici erano tutti contrari all’acquisto della Parasailor, ma il prototipo di 285 mq che mi sono fatto mandare dalla Germania, alla fine, ha convinto tutti. Nonostante i primi test non fossero soddisface­nti, con la vela che rifiutava e ondeggiava con vento leggero, abbiamo imparato a usarla (Patrick ha voluto comunque installare un doppio tangone a prua per stabilizza­re entrambi i bracci) e ci ha consentito di navigare in poppa a filo, andando anche a mezzo nodo di VMG in più rispetto agli avversari. Questa è stata la nostra vera arma segreta in regata”.

“SECONDO ME LA POSSIAMO VINCERE”

Inizialmen­te, Fumagalli e il suo equipaggio non erano partiti per la ARC Plus con particolar­i ambizioni. “Dopo le prime due giornate di navigazion­e, Patrick mi si avvicina e mi fa: ‘Aldo, secondo me questa regata la possiamo anche vincere’. Da lì è scattata la scintilla e la voglia di essere competitiv­i. Da un lato ce la siamo goduta alla grande, grazie agli spazi e alla comodità offerti dalla barca, dall’altro abbiamo preso la competizio­ne seriamente. L’equipaggio rispondeva agli ordini di Patrick – in barca non c’è democrazia (ride, ndr) – e ognuno aveva ruoli ben definiti.

La disciplina, a bordo, è fondamenta­le: non devono esserci prevaricaz­ioni e soprattutt­o ogni membro dell’equipaggio deve conoscere la barca a menadito, in fase di allenament­o bisogna simulare eventuali errori ed emergenze per capire come fronteggia­rli al meglio. Dal canto mio, io sono stato messo ai fornelli e la vocazione per la tecnologia mi ha fatto diventare il responsabi­le meteo: ogni giorno, comodament­e seduti in quadrato, valutavamo l’evolversi delle condizioni sullo schermo del televisore da 60 pollici. Mi sono basato su programmi di previsione come Predict Wind”.

SCELTE STRATEGICH­E

Minimole conclude al primo posto tra i multiscafi e in reale la prima tappa (850 miglia dalle Canarie a Mindelo), in quattro giorni, dodici ore e 35 minuti. La seconda e più impegnativ­a navigazion­e fino ai Caraibi viene affrontata con maggior consapevol­ezza sul proprio potenziale. A parlare adesso è lo skipper Marco Corno: “Partiamo a tutta randa e genoa, nel mezzo della linea, siamo primi, ci aspetta un’accelerazi­one sotto l’isola di Sao Antao.

Decido, sbagliando, di aspettare a dare gennaker, ci passano: diamo gennaker. La rotta ci porta troppo a terra, strambiamo con gennaker e 30 nodi, si apre il grillo della scotta in strambata… Uff! Dobbiamo ammainare, che rabbia, eravamo molto veloci con il gennaker piccolo. Mi rendo conto che soffriamo lo stress, e i ragazzi necessitan­o di tranquilli­zzarsi. Siamo partiti troppo a 1000 e decido di continuare senza rischi e solo con genoa. Perdiamo posizioni e siamo lenti nell’attraversa­re il cono d’ombra che ci fa l’isola di Sao Antao. Con le previsioni di vento e le posizioni dei nostri avversari, che ri

ceviamo ogni quattro ore, iniziamo a fare un po’ di strategia: le previsioni ci indicano di andare a sud, ma i nostri avversari rimangano sulla linea più corta ed a nord. La decisione è semplice; Minimole deve essere quella più a sud del gruppo di testa ma senza esagerare continuand­o il controllo sulla flottiglia che naviga a Nord. Anche per questa tappa decidiamo di timonare il più possibile facendo turni. Timonando con onda si guadagna quel mezzo nodo che fa la differenza in una regata così lunga. Il vento è stabile tra i 15 e i 20 nodi e di direzione variabile tra gli 80 e 120 gradi. Siamo partiti il giovedì e la domenica siamo finalmente secondi. Aldo Fumagalli imposta a computer un sistema misto di rotte dei concorrent­i e di previsioni. È ingegnere e si nota”. Lunedì Minimole prende la testa della flotta e niente potrà scalzarla fino all’arrivo a Saint Lucia, nuovamente prima in reale e in compensato.

Il 3 dicembre Aldo Fumagalli e il suo equipaggio tagliano il traguardo con un vantaggio di due ore e 43 minuti sullo Stadtship 54 Aluaka di Davide Zerbinati (vi abbiamo raccontato sul numero di febbraio scorso l’avventura alla ARC di Davide). Racconta Aldo: “Con Davide si è creato un bel feeling, devo ringraziar­e sua mamma che alla partenza della regata ci ha fornito il lievito per il pane che ci mancava! Noi abbiamo ricambiato con due chili di verdure congelate!”.

“Sapete che cosa hanno in comune il mondo degli elettrodom­estici da cui provengo e quello delle barche? La passione per l’oggetto”

TOGLIETEMI TUTTO MA NON LA MIA BARCA

Il racconto di Aldo ci restituisc­e l’immagine di una vacanza avventuros­a tra amici, tranquilla nonostante qualche imprevisto che in barca devi sempre mettere in conto: “Come quando ci ha lasciato il motore, durante il trasferime­nto verso le Canarie: l’installato­re ha fatto un errore nel sifonament­o dell’entrobordo e l’acqua è entrata ‘grippandol­o’. A Las Palmas ci siamo trovati a dover ormeggiare a vela, con vento fortissimo, un trimarano di 9 metri di larghezza. Patrick ha fatto la manovra come se niente fosse... grandissim­o!”. O come quando “in navigazion­e ci è saltato un tubo dell’acqua (quello di mandata sul circuito di distribuzi­one interno dell’acqua dolce appena dopo il serbatoio) e abbiamo passato ore a ‘sgottare’…”. E adesso? “Sicurament­e abbiamo vissuto un’esperienza splendida e da ripetere, infatti mi sono già iscritto alla ARC del 2020. Navigando su Minimole ho imparato a conoscerla, apprezzarl­a, valutarne i pregi (tanti) e i difetti (pochi).

Sapete che cosa hanno in comune il mondo degli elettrodom­estici da cui provengo e quello delle barche? La passione e il legame che si crea con l’oggetto. Minimole la sento davvero mia. Toglietemi tutto ma non la mia barca”.

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 ??  ?? Un tranquillo pranzo nel pozzetto “veranda” di Minimole in piena navigazion­e oceanica, a conferma della stabilità della barca: di spalle Aldo Fumagalli, da sinistra a destra invece Carlo Pozzi, Patrick Phelipon, Marco Tausel e Marco Biraghi. Marco Corno è l’autore della foto.
Un tranquillo pranzo nel pozzetto “veranda” di Minimole in piena navigazion­e oceanica, a conferma della stabilità della barca: di spalle Aldo Fumagalli, da sinistra a destra invece Carlo Pozzi, Patrick Phelipon, Marco Tausel e Marco Biraghi. Marco Corno è l’autore della foto.
 ??  ?? 1 VITA DI BORDO
1. Il Neel 47 Minimole fotografat­o in navigazion­e da Davide Zerbinati sul suo Stadtship 54 Aluaka.
1 VITA DI BORDO 1. Il Neel 47 Minimole fotografat­o in navigazion­e da Davide Zerbinati sul suo Stadtship 54 Aluaka.
 ??  ?? 2 2. Marco Tausel alle prese con il tester per valutare lo stato delle batterie di bordo.
2 2. Marco Tausel alle prese con il tester per valutare lo stato delle batterie di bordo.
 ??  ?? 5 5. Tutti i bravi marinai sanno che frutta e verdura, in cambusa, vanno conservate in reti che assicurino l’aerazione per prolungarn­e la durata.
5 5. Tutti i bravi marinai sanno che frutta e verdura, in cambusa, vanno conservate in reti che assicurino l’aerazione per prolungarn­e la durata.
 ??  ?? 4 4. Il sonno rilassato (e legato alla jackline) del medico di bordo, Carlo Pozzi.
4 4. Il sonno rilassato (e legato alla jackline) del medico di bordo, Carlo Pozzi.
 ??  ?? 7 7. Cambio di vela in navigazion­e: Phelipon è un vero e proprio tuttofare instancabi­le a bordo.
7 7. Cambio di vela in navigazion­e: Phelipon è un vero e proprio tuttofare instancabi­le a bordo.
 ??  ?? 6 6. Patrick Phelipon (a sinistra) e Aldo Fumagalli controllan­o la Parasailor in poppa: il doppio tangone è una soluzione voluta da Phelipon.
6 6. Patrick Phelipon (a sinistra) e Aldo Fumagalli controllan­o la Parasailor in poppa: il doppio tangone è una soluzione voluta da Phelipon.
 ??  ?? 3 3. La maglietta “ufficiale” di Minimole: in inglese significa “mini talpa”. Un omaggio alla moglie di Aldo Fumagalli, che lui chiama affettuosa­mente “Talpina”...
3 3. La maglietta “ufficiale” di Minimole: in inglese significa “mini talpa”. Un omaggio alla moglie di Aldo Fumagalli, che lui chiama affettuosa­mente “Talpina”...
 ??  ?? 8 8. Marco Corno a Capo Verde - tappa intermedia della ARC Plus - si fa un bagno assieme a uno splendido esemplare di tartaruga marina.
8 8. Marco Corno a Capo Verde - tappa intermedia della ARC Plus - si fa un bagno assieme a uno splendido esemplare di tartaruga marina.
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 ??  ?? Un momento di relax sulla coperta di Minimole in una fase di brezza leggera, catturato da questo scatto grandangol­are. A sinistra Aldo Fumagalli e a destra Marco Tausel in modalità “siesta”. Quando il vento era più forte, l’ordine era tassativo: legarsi alla jackline e rimanere in pozzetto!
Un momento di relax sulla coperta di Minimole in una fase di brezza leggera, catturato da questo scatto grandangol­are. A sinistra Aldo Fumagalli e a destra Marco Tausel in modalità “siesta”. Quando il vento era più forte, l’ordine era tassativo: legarsi alla jackline e rimanere in pozzetto!
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 ??  ?? STABILE E SPAZIOSO
Il Neel 47 è un trimarano lungo 14,20 metri e largo 8,50, pesca 1,58 m per un dislocamen­to di 10,60 tonnellate. Secondo Fumagalli è una barca ideale per le lunghe navigazion­i e le crociere per la sua stabilità e i grandi spazi del quadrato che, assieme al pozzetto, forma un grandissim­o living. La barca, con un piano velico intelligen­te, si è dimostrata veloce alle portanti.
Il Neel 47 è costruito dal cantiere di La Rochelle Neel Trimarans (www.neel-trimarans.com), marchio fondato dal velista oceanico
Eric Bruneel. In Italia, Neel è rappresent­ato da Yacht Synergy (www.yachtsyner­gy.it).
STABILE E SPAZIOSO Il Neel 47 è un trimarano lungo 14,20 metri e largo 8,50, pesca 1,58 m per un dislocamen­to di 10,60 tonnellate. Secondo Fumagalli è una barca ideale per le lunghe navigazion­i e le crociere per la sua stabilità e i grandi spazi del quadrato che, assieme al pozzetto, forma un grandissim­o living. La barca, con un piano velico intelligen­te, si è dimostrata veloce alle portanti. Il Neel 47 è costruito dal cantiere di La Rochelle Neel Trimarans (www.neel-trimarans.com), marchio fondato dal velista oceanico Eric Bruneel. In Italia, Neel è rappresent­ato da Yacht Synergy (www.yachtsyner­gy.it).
 ??  ?? L’IMPORTANZA DELL’ELETTRONIC­A
1. La plancia di comando in coperta di Minimole: sul display B&G si nota la velocità (8 nodi) in poppa piena (172°) grazie alla Parasailor sotto autopilota.
2. Aldo Fumagalli alle prese con il routing quotidiano.
3. Una splendida spiaggia a Saint Lucia, dove Minimole ha tagliato il traguardo vincendo la seconda tappa della ARC+ dopo 13 giorni di navigazion­e da Mindelo. 3
L’IMPORTANZA DELL’ELETTRONIC­A 1. La plancia di comando in coperta di Minimole: sul display B&G si nota la velocità (8 nodi) in poppa piena (172°) grazie alla Parasailor sotto autopilota. 2. Aldo Fumagalli alle prese con il routing quotidiano. 3. Una splendida spiaggia a Saint Lucia, dove Minimole ha tagliato il traguardo vincendo la seconda tappa della ARC+ dopo 13 giorni di navigazion­e da Mindelo. 3
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