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diale prevedeva quattro giornate di qualificazione a gruppi di cinque barche, sorteggiate quotidianamente e assegnate agli equipaggi. In media disputavamo quattro/cinque prove al giorno.
Il primo in classifica generale al termine delle quattro giornate di qualifica, accedeva direttamente alla finale. Nella quinta giornata di regate si qualificavano le altre tre imbarcazioni finaliste, tramite due prove di semifinali, con gli equipaggi che in classifica generale si sono piazzati dal secondo al settimo posto. Io e Davide abbiamo concluso la prima fase al secondo posto e vincendo entrambe le semifinali abbiamo conquistato la finale assieme a Inghilterra, Spagna e Canada. Se all’inizio del Campionato il nostro obiettivo era una medaglia, la finale l’abbiamo affrontata carichi e determinati: volevamo l’oro e così è stato, dopo una bella lotta con i canadesi medaglia d’argento”. Niente male per una coppia di velisti che si è formata proprio a inizio del 2019.
“Il titolo mondiale è un punto di partenza e non di arrivo” ha detto il giovane Di
Maria, “ho intenzione di continuare ad apprendere e di perfezionarmi negli anni. Ovviamente la vela passa in secondo piano quando si parla di scuola ed è forse per questo che riesco a gestirle entrambe!”.
LA BARCA GIUSTA
PER INIZIARE
Oltre a essere un ottimo regatante,
“Se all’inizio del Mondiale l’obiettivo era di arrivare nei primi tre, prima della finale volevamo decisamente l’oro”
Fabrizio Olmi dal 2011, dopo aver conseguito la qualifica di Istruttore di Vela FIV, tiene corsi di vela con particolare attenzione alle persone disabili ed è co-fondatore e vicepresidente dell’ASD Disvela a Lovere, sul Lago d’Iseo. Gli abbiamo chiesto quale sia la barca migliore per iniziare a praticare la vela per un disabile: “Sicuramente l’Hansa 303 (ex Access 3030, 3,03 x 1,35 m, ndr), che garantisce la massima sicurezza di chi inizia, a prescindere dall’età e dal grado di disabilità. Dotata di deriva zavorrata e vele rollabili, ci si può andare a bordo assieme a un istruttore o a velisti non disabili e questo ne ha decretato il successo”. Infatti è una classe riconosciuta da World Sailing (la Federvela Internazionale) con quasi 1.000 barche naviganti in più di 25 paesi.
ALTURA? NO GRAZIE!
Chiudiamo chiedendo a Fabrizio se abbia mai navigato in altura: “No, e non penso che mi piacerebbe. Eccezion fatta per le barche concepite in fase progettuale ‘senza barriere’ (come ad esempio il cat Lo Spirito di Stella o i recenti daysailer R30 e Comuzzi 32 di Alessandro Comuzzi, ndr), una volta a bordo in carrozzella i miei movimenti risulterebbero limitati – pensate soltanto a cosa può voler dire il cambio mura di bolina con un po’ di vento, a barca inclinata – e non riuscirei a vivere la vela come voglio io”.