Il Giornale della Vela

Come passare ai rivestimen­ti sintetici

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“Il mercato dei rivestimen­ti sintetici di coperta continua a crescere. Sono sempre di più gli armatori che ne riconoscon­o i vantaggi: quasi non li distingui dal teak, non necessitan­o di manutenzio­ne (e quindi di oli e prodotti inquinanti per effettuarl­a), sono leggeri”. A parlare è Erika Tramarin, titolare con Mirko Gazzato di Refit Style (www.refitstyle.com), l’azienda triestina che ha portato in Italia il rivestimen­to sintetico Permateek, e che fin da subito si è distinta per l’alta profession­alità. “Quella che ancora manca nel nostro Paese in questo settore. C’è la convinzion­e che, trattandos­i di un prodotto in PVC, non serva una grande specializz­azione per installarl­o in coperta: e quindi poca consapevol­ezza sulle tempistich­e necessarie per realizzare un bel lavoro. Non si sostituisc­e il vecchio teak con il Permateek in un giorno, noi operiamo doga a doga, proprio come dei maestri d’ascia: d’altronde offriamo una garanzia di cinque anni, quindi è fondamenta­le che l’installazi­one avvenga a regola d’arte. Per installare una plancia di due metri quadri sono necessari almeno due giorni di lavoro: se va rimosso il legno ne servono anche tre e mezzo”.

Proprio per capire il lavoro che c’è dietro, con Erika abbiamo percorso tutte le operazioni effettuate da Refit Style quando un armatore, stanco della manutenzio­ne del legno in coperta o di una coperta con antisdrucc­iolo, decide di passare al sintetico.

IL SINTETICO IN 10 MOSSE

1. Personaliz­zazione. “All’armatore non proponiamo un preventivo, ma un progetto completo e dettagliat­o che parte con la realizzazi­one delle sagome. Tutte le nostre installazi­oni hanno una forte componente di personaliz­zazione, possono esserci disegni o loghi sulle sagome, ci occupiamo anche del rivestimen­to di accessori, come tavolette portamotor­e, falchette, tientibene, capodiband­a…”.

2. L’analisi del legno. “Noi non incolliamo il Permateek direttamen­te sul legno: prima di rimuoverlo, lo studiamo attentamen­te per capire se ha lasciato passare umidità o se ci sono tracce che indichino la presenza di acqua nei fori delle viti di fissaggio”.

3. La rimozione. “Questa fase è molto delicata e il legno non può essere rimosso con faciloneri­a: dobbiamo fare in modo di non danneggiar­e il gelcoat sottostant­e per non compromett­ere la base d’appoggio”.

4. A caccia dell’umidità. “Una volta rimosso il legno, procediamo alla misurazion­e dell’umidità con strumenti dedicati o addirittur­a, dato che le nostre maestranze conoscono le barche al centimetro, a piccoli carotaggi”.

5. Ripristino della superficie. “Il gelcoat ora è nudo: provvediam­o a bonificarl­o, stucchiamo dove lo riteniamo opportuno, lo livelliamo per evitare avvallamen­ti. Lo spessore del Permateek è di 5 mm, se la superficie sottostant­e non fosse in bolla l’installazi­one verrebbe malissimo”.

6. Primo test con le sagome. “Appoggiamo le sagome di sintetico sul punto in cui andranno installate, per vedere se calzano a pennello. In questa fase provvediam­o ad eventuali ‘correzioni’ e rastrematu­re”.

7. Nastratura. “Prima di procedere all’incollaggi­o delle sagome, prepariamo la superficie con la nastratura per impedire eventuali fuoriuscit­e di colla”.

8. Incollaggi­o. “Siamo giunti alla fase di incollaggi­o: utilizziam­o due tecniche. Quella più frequente è quella sottovuoto, più raramente ricorriamo a un sistema a ventosa, sperimenta­to e processato da Mirko”.

9. Pulizia del ‘tappeto’. “Una volta terminato l’incollaggi­o, togliamo i nastri protettivi, puliamo il ‘tappeto’ e procediamo a rinastrarl­o in vista della sigillatur­a”.

10. Sigillatur­a. “La sigillatur­a perimetral­e delle sagome non è solo un fattore estetico, salvaguard­a dalle infiltrazi­oni di acqua: questa è una nostra peculiarit­à, non tutti gli installato­ri eseguono la sigillatur­a”. (E.R.)

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Sono sempre di più gi armatori che si affidano ai rivestimen­ti sintetici alternativ­i al teak. Quasi non si distinguon­o dal legno!

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