Migliorare la sicurezza di bordo con l’elettronica
Che dispositivi avere a bordo per aumentare gli standard di sicurezza della vostra barca e del vostro equipaggio? Quanto costano e quali errori non dovete commettere nell’usarli? Ve lo spiega il navigatore oceanico Sergio Frattaruolo
IN PRATICA
“Finalmente noto, anche durante i miei corsi, che la cultura ‘tecnica’ relativa ai dispositivi di sicurezza personale di bordo è in aumento. C’è chi sa che cosa sia un PLB, un EPIRB, un AIS MOB: quello che ancora manca è la consapevolezza della loro reale utilità”. A parlare è Sergio Frattaruolo, navigatore oceanico e fondatore della scuola di vela d’altura Extreme Sail Academy. Sergio si è occupato a livello professionale anche di nuove tecnologie ed è la persona giusta per rispondere alla domanda semplice, ma per nulla banale, che ci siamo posti. Quanto vale la sicurezza a bordo?
“Premetto che la tecnologia a bordo non sostituisce lo svolgimento di corrette procedure e l’esperienza, ma ha contribuito a elevare gli standard di sicurezza e ad aiutarci a risolvere situazioni critiche. E questo vale per ogni ambito della nostra vita: trasporti (auto, treni, aerei), medicina… Per cui, a mio avviso, è stupido non approfittarne, soprattutto in barca e capiremo perché. Elevare efficacemente il livello di sicurezza a bordo richiede apparecchiature dedicate e quindi ha un suo costo, inutile farsi illusioni. L’importante è scegliere con accortezza”.
OCCHIO A NON FARE CONFUSIONE
“Nessuno si sognerebbe di sostituire, a bordo della propria auto, un airbag con un cuscino legato con del nastro sul cruscotto o sul volante. In caso di urto, magari anche il cuscino può avere una sua efficacia, ma non è lo scopo per cui è stato realizzato. Il mio paragone potrà sembrarvi un’esagerazione, ma allo stesso modo non dobbiamo confondere dispositivi nati per comunicare, come telefoni satellitari e tracker, da apparecchiature progettate per l’utilizzo in caso di soccorso, come EPIRB e PLB. Sicuramente anche i primi elevano gli standard di sicurezza a bordo, ma questo non è lo scopo per cui sono stati progettati: hanno batterie che si scaricano, non sono completamente waterproof e a prova d’urto, non sono soggetti a certificazioni restrittive e hanno software sempre più complessi – legati alle diverse funzionalità che offrono - che a volte generano problemi. Se vi capiterà questo, sappiate che non sono i prodotti ad essere sbagliati. Ma l’uso che ne avete fatto”.
La considerazione di Frattaruolo è frutto dell’esperienza: “Lo scorso anno, navigando assieme agli allievi sul mio Class40 dalle Azzorre a Lisbona, ci è capitato che il nostro tracker con funzionalità di SOS, di ottima marca, ha ‘frizzato’ il primo giorno ed è rimasto con lo schermo bloccato, senza la possibilità di resettarlo fino a quando la batteria non si è scaricata. Il device non aveva preso acqua, non era caduto. Semplicemente, non funzionava e per cinque giorni di navigazione abbiamo dovuto farne a meno. Per fortuna il trasferimento è andato bene, anche dal punto di vista meteorologico. Immaginatevi la stessa situazione mentre siete, con i vostri cari, in una situazione di grave emergenza!”.