SI ORMEGGIA DA SOLA
Ormeggiare una barca a vela, specie in porti affollati o con condizioni meteo difficil, puo mettere alla prova anche gli skipper piu esperti. Per questo da qualche anno progettisti ecantieri hanno messo a punto dei sisterni intelligenti che una volta installati a bordo, rendano piu facile la manovra
Quando è al largo, in mare aperto, seduto al timone della sua barca con le vele spiegate e i capelli al vento, il velista si sente un fenomeno. Gli basta impostare la rotta, dare un’occhiata alla bussola, seguire il Gps e se non è proprio vinto dalla pigrizia ogni tanto può dare una regolatina al genoa o alla randa, tanto per guadagnare una frazione di nodo in più. Fine dei suoi problemi, solo il piacere di andare verso l’orizzonte. Il vero marinaio però si vede in porto. Tutto cambia quando si deve ormeggiare la propria imbarcazione, magari conquistare un posto barca all’interno di un marina piccolo e affollato, oppure stare a barca ferma in attesa di fare benzina. Se poi c’è vento di traversia e risacca quel senso di spavalderia sulla faccia dello skipper in un attimo svanisce, lo sguardo si fa serio e concentrato, perdere l’aplomb tra ordini sbraitati e imprecazioni a ogni santo per una manovra maldestra è facilissimo.
C’è la paura di cozzare contro la banchina o un’imbarcazione vicina, di vedere una trappa incattivarsi nell’elica, di fare una figuraccia di fronte agli altri velisti ormeggiati e pronti alla risatina sarcastica e al giudizio implacabile. Succede a tutti, velisti di primo pelo e armatori navigati. La verità è che l’ormeggio è sempre una brutta bestia, fa sudare freddo e abbassare le penne.
UN ORMEGGIO SENZA STRESS, PLEASE...
Ecco perché quando si sente parlare di ormeggio assistito sono sempre di più i velisti che aguzzano le orecchie. L’idea di essere aiutati, protetti, agevolati durante una manovra di attracco in banchina o quando cala l’ancora in rada piace eccome. Basta stress, crisi di nervi e sudori freddi.
Ma è tutto vero o un sogno impossibile? Buone notizie: l’ormeggio assistito è ormai una realtà conclamata, anche sulle barche a vela. Da qualche anno sono sempre di più infatti le aziende e i cantieri impegnati a sviluppare dispositivi intelligenti in grado di rendere l’ormeggio un’operazione facile per tutti.
Questa rivoluzione nautica deriva dai progressi tecnologici dell’automotive, nel classico gioco di specchi che vede spesso le barche copiare le automobili quanto a comfort, facilità di conduzione e sicurezza. Anzi, non sono tanto le barche a copiare le auto, siamo noi diportisti che ormai vogliamo ripetere in mare quella rassicurante sensazione di essere “coccolati” tecnologicamente, come se fossimo a bordo di un Suv o di una berlina. Il mercato nautico non fa altro che intercettare queste esigenze e soddisfarle.
Vediamo allora cosa ha a disposizione oggi un velista che vuole fare il fenomeno non solo al largo, ma anche in porto. Quali sono in concreto i dispositivi di ormeggio assistito? Come funzionano? Quali sono i
loro vantaggi? Come possono essere installati a bordo di un monoscafo o un catamarano a vela?
ANCHE PER I VELISTI Sbaglia, dicevamo, chi pensa che quella dell’ormeggio assistito sia una rivoluzione hi-tech a uso e consumo esclusivo degli armatori di barche a motore. Certo, il popolo dei “motoscafari” è stato da subito il target di riferimento di progettisti e produttori di questi sistemi intelligenti, ma solo per una questione di numeri: che siano di più nel mondo rispetto ai velisti è un dato di fatto. Non dimentichiamo tuttavia che la manovra di ormeggio una barca a vela la fa sempre a motore. Inoltre la vela è ormai pronta ad assorbire l’ormeggio assistito per almeno tre motivi. Culturale in primis: lo scetticismo dei velisti più intransigenti verso le novità è ormai retaggio del passato, soprattutto se quelle novità rendono migliore la vita in mare. Tecnologico: oggi anche le barche a vela nascono già automatizzate, con gli impianti connessi tra loro e semplici da gestire, piene di tecnologia evoluta e fedele alla filosofia dell’easy sailing. Infine la vela ha visto negli ultimi anni allargare sempre di più il proprio bacino di utenti con gente neofita che magari noleggia la barca una volta l’anno per la crociera estiva ed è in grado di apprezzare ogni singolo gadget hi-tech che gli facilita le manovre più difficili, come appunto l’ormeggio.
Secondo uno studio dell’Università di Kiel, lo stress maggiore per gli over 60 in barca è costituito dalle manovre d’ormeggio
UN PO’ DI STORIA
A testimonianza di quanto le barche a vela siano state protagoniste di questa rivoluzione, basta citare uno dei primi prototipi di ormeggio assistito che venne messo a punto nel 2010 dagli ingegneri dell’azienda tedesca ComfoDrive.
Il dispositivo venne sviluppato attraverso il progetto di ricerca scientifica Fit&Sail dell’Istituto Tedesco di Nautica e Turismo che analizzava i livelli di sforzo fisico e di stress durante la navigazione a vela legati all’età dell’equipaggio. A capo dello studio c’era il dott. Burkhard Weisser, professore all’Università di Kiel, che condusse personalmente una serie di test su velisti oltre i 60 anni registrandone i battiti cardiaci durante le fasi della navigazione.
Venne fuori che il problema chiave per gli equipaggi più anziani erano proprio le manovre di ormeggio.
Il progetto Fit&Sail convinse quindi il team di ComfoDrive guidato da Wolf-Dieter Mell a concentrarsi su un sistema intelligente che potesse aiutare nelle manovre di attracco in banchina gli armatori ultrasessantenni. L’idea era di incentivare questa enorme fascia demografica a entrare nel settore dello yachting, comprare barche e godersele durante la pensione.
Nacque così il ComfoDrive, un sistema di ormeggio assistito che
prevedeva un grande joystick con un movimento a tre assi e ampi angoli di inclinazione che poteva essere azionato con una sola mano e offrire grande precisione in tutte le condizioni. Al joystick erano associati un paio di propulsori, di prua e di poppa, installati sull’albero di trasmissione della barca e dei servomotori per azionare il cambio meccanico standard e i cavi dell’acceleratore. La prima applicazione commerciale del ComfoDrive che utilizzava propulsori di prua e di poppa esterni Exturn ebbe come protagonista proprio una barca a vela, un modello Bénéteau Cyclades 43.3 che veniva noleggiato dalla società Yacht & Charterzentrum con sede a Heiligenhafen, sul Mar Baltico.
BÉNÉTEAU È STATO IL PRIMO CANTIERE
A “FIUTARE” LE POTENZIALITÀ
L’esperienza positiva del ComfoDrive ha aperto definitivamente la strada all’ormeggio assistito e tante altre aziende, come per esempio il cantiere francese Bénéteau, hanno subito investito in questo settore. Chi oggi compra un cabinato a vela Oceanis dai 50 ai 55 piedi ha l’opzione di poter installare in barca il dispositivo Dock & Go. Come funziona? La manovrabilità della barca durante l’ormeggio viene garantita dalla combinazione di un saildrive rotante a 360 gradi sincronizzato tramite una centralina con un’elica di prua.
Grazie a un joystick fisso collocato vicino alla timoneria potrete così manovrare facilmente in spazi ridotti, con una traslazione di 90 gradi a dritta e a sinistra, avanti e indietro, compresa la rotazione dello scafo sul posto. La rotazione a 180 gradi del pod, inoltre, fa sì che le eliche pieghevoli possano liberare la stessa potenza sia in retromarcia che a marcia avanti. Qualunque siano i venti, le correnti e la configurazione del porto, grazie al Dock & Go potrete quindi manovrare la barca con una precisione ineccepibile.
BARCA FERMA? PIÙ FACILE CON IL RADIOCOMANDO Un’altro tipo di ormeggio assistito a disposizione dei velisti è quella del sistema Yacht Controller (sviluppato da un’azienda italiana), che prevede l’utilizzo di un radiocomando portatile che permette di controllare il motore della barca non solo dal pozzetto, ma da qualsiasi punto dell’imbarcazione, quindi aumentare al massimo la visibilità sullo scenario attorno alla barca e avere maggiore padronanza della manovra di ormeggio in porto o in marina.
Un dispositivo del genere è utile anche mentre si sta in fila alla banchina del carburante, visto che se a bordo è installata la cosiddetta “ancora elettronica”, ossia il sistema che tiene la barca ferma automaticamente, il comando a distanza controlla anche questa funzione. Ma pensate anche alla sua funzionalità durante gli ancoraggi in rada. Praticamente vi permette di eseguire la manovra da soli posizionandovi a prua: con il trasmettitore in mano scegliete dove buttare l’ancora, per esempio evitando la posidonia, poi controllate il calumo di catena necessario e azionate la retromarcia fino a quando l’ancora non ha preso.
Stesso vantaggio si presenta quando dovete disancorare, poiché date marcia avanti finché non trovate la verticale dell’ancora e la tirate su senza sollecitare il verricello. Infine potrebbe tornarvi utile anche negli ancoraggi con le cime a terra, sempre grazie al fatto che per
L’Italia è all’avanguardia nei sistemi di ormeggio assistito: Yacht Controller e Astra Yacht hanno dato un grande contributo
effettuare la manovra non avete bisogno di altre persone. Peraltro tutti i dispositivi Yacht Controller sono impermeabili, quindi potete tranquillamente tuffarvi in acqua e fissare la cima in autonomia. Stesse prodezze di un radiocomando e stessa libertà di spostarsi lungo la barca offre il Dockmate, dispositivo sviluppato dalla società belga PPA, che vi consente di azionare l’entrobordo (marcia avanti e indietro), eventuali eliche di prua e di poppa e persino il salpancora. Tra le applicazioni veliche del Dockmate c’è per esempio il Surfari 50, cabinato costruito dal cantiere americano Fontaine Design Group per il cantante americano Jimmy Buffett e dotato di una originale timoneria molto appruata e completamente protetta da vetrate laterali e un prolungamento della tuga che fa da tetto. Con il Dockmate il nostro Jimmy può ormeggiare anche in solitario.
BELLO ORMEGGIARE CON LA TELECAMERA! Uno dei sistemi di ormeggio assistito che più di altri prende in prestito la tecnologia già da anni applicata sulle autovetture, in particolare i sensori per il parcheggio con relative videocamere, è l’ECAB. Vi piacerebbe per esempio se mentre vi avvicinate al posto barca per l’attracco su un display multifunzione installato in pozzetto vi apparisse l’immagine perfetta della banchina associata a dati sulla distanza dall’ostacolo, il tempo di impatto e il calcolo delle traiettorie in tempo reale e stimato? E se un allarme acustico da voi impostato vi avvisasse man mano che la banchina si avvicina dandovi l’opportunità di dosare al meglio l’acceleratore del motore e l’assetto della manovra? Ebbene l’ECAB, il cui acronimo vuol dire “Easy Control Automatic Boat” fa proprio questo. È un dispositivo sviluppato e brevettato nel
Il sistema di ormeggio assistito Docksense interviene in caso di errori del timoniere in manovra, salvando la barca
2014 dalla società friuliana Astra Yacht. Le sue telecamere Rgb interfacciate con i dati del radar, del Gps e della bussola di bordo tornano utili non solo durante l’ormeggio nei porti, ma anche negli ancoraggi in rada, così come nel caso si navighi nei passaggi stretti o in prossimità di scogli o di altre barche.
IL CRUISE CONTROL SALE ANCHE IN BARCA
Sempre inspirato alla tecnologia dell’automotive e ancora più evoluto è il sistema di ormeggio assistito Docksense, sviluppato recentemente dalla Raymarine.
Avete presente l’Adaptive Cruise Control che vi corregge la guida quando siete con la vostra auto in autostrada e valicate, senza volere, un’altra corsia? Ecco il Docksense fa la stessa cosa quando state ormeggiando la vostra barca. Grazie a cinque termocamere Flir integrate che vi consentono una visuale 360°, potete visualizzare tutto quello che si trova intorno alla vostra barca, per esempio banchine, boe e gavitelli, inoltre se un oggetto entra nel raggio di azione del vostro “parabordo virtuale”, il DockSense introduce automaticamente i comandi correttivi di rotta e potenza motore per evitare danni e assistervi nella fase più delicata dell’ormeggio. Ecco il “plus” di questo sistema: la manovra di ormeggio con il Docksense siete sempre voi a farla dal pozzetto, ma in caso di errore o distrazione, il sistema prende il comando e vi salva la barca.
Inizialmente pensato per le barche a motore, DockSense è programmato nelle sue ultime versioni per integrarsi al meglio anche sulle barche a vela, almeno su quelle che hanno i sistemi di propulsione integrati tra loro.