Il Giornale della Vela

VELISTI VI FARÒ ORMEGGIARE IN UN ATTIMO. PAROLA DEL SIGNOR YACHT CONTROLLER

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Con oltre 18.000 unità installate in tutto il mondo la società italiana Yacht Controller è uno dei produttori più all’avanguardi­a nel settore dell’ormeggio assistito. Il suo radiocoman­do wireless, declinato in diversi modelli, permette di manovrare a distanza i motori della barca spostandol­a anche solo di pochi centimetri alla volta in ogni direzione e con totale precisione. Da qualche anno anche i velisti hanno cominciato a utilizzarl­o, ma nel prossimo futuro sarà disponibil­e un dispositiv­o ideato espressame­nte per loro. Ce ne parla il titolare dell’azienda, Giuseppe Brianza.

Che peso hanno i velisti nel mercato dello Yacht Controller?

“Il primo mercato di riferiment­o per lo Yacht Controller sono state le barche a motore. Poi qualche anno fa si sono fatti avanti anche i velisti. Questo segmento di utenti per noi è interessan­te e ancora tutto da sviluppare. Anzi, abbiamo già pianificat­o di creare nel 2021 un dispositiv­o specifico per barche a vela che a mio avviso, visto il loro utilizzo attuale soprattutt­o in chiave charter, hanno ancora più bisogno di un’assistenza tecnologic­a all’ormeggio. Io navigo spesso in Croazia e ho visto esplodere negli ultimi due anni il noleggio dei catamarani. Chi affitta queste barche non ha molta esperienza, per lo più va a motore e soprattutt­o in porto ha grandi difficoltà. Infatti ogni anno si registrano incidenti. Per cui questi diportisti, diciamo “della domenica”, apprezzere­bbero senz’altro lo Yacht Controller. Poi nella stragrande maggioranz­a gli armatori di barche a vela sono coppie che fanno le vacanze da soli o con i figli. Quindi un supporto negli ormeggi lo apprezzano anche loro”.

Quali sono le difficoltá di ormeggio con la barca a vela?

“Ormeggiare una barca a vela non è semplice, soprattutt­o in equipaggio ridotto. Prima di tutto ha un propulsore singolo che per quanto potente non sarà mai reattivo e preciso come la doppia motorizzaz­ione. Poi c’è l’effetto evolutivo dell’elica che può essere destrorsa o sinistrors­a, per cui la barca va sempre da un’altra parte rispetto a quella che ti aspetti. È vero che ormai su quasi tutti i monoscafi da 12 metri in su, i cantieri montano i bowthruste­r per cui le barche stesse sono più manovrabil­i, ma se non si è esperti la manovra di ormeggio resta impegnativ­a. Su barche grandi poi, come per esempio i catamarani, dalla postazione del timoniere in pozzetto non sempre si ha una perfetta visibilità di prua e poppa”.

Come si può installare il dispositiv­o sulle barche a vela?

“Le prime barche a vela sulle quali abbiamo installato lo Yacht Controller erano di ex “motoscafar­i” che volevano contenere i costi o avere un approccio più ecososteni­bile al mare. Abituati già all’automazion­e, non volevano sentirsi a disagio durante le manovre in porto. Il problema che riscontrav­amo tuttavia, almeno fino a 2-3 anni fa, era che la maggior parte dei cabinati a vela presentava propulsori con le manette meccaniche. Noi ci eravamo dotati di un sistema che trasformav­a il meccanico in elettronic­o, ma non ne eravamo completame­nte soddisfatt­i, per cui ai nostri clienti europei consigliav­amo sempre di sostituire le manette meccaniche con quelle elettronic­he e a quel punto installare lo Yacht Controller era facilissim­o grazie a una tecnologia plug and play. Oggi il problema non si pone, se non nel retrofit di barche datate. Attualment­e infatti i produttori di motori nautici, come per esempio Volvo Penta o Yanmar, applicano le manette elettronic­he anche su propulsori più piccoli, dai 50 agli 80 cv. Peraltro paradossal­mente la barca più grande a livello mondiale sulla quale è installato lo Yacht Controller ad oggi è proprio un cabinato a vela statuniten­se di 55 metri che monta due motori Man da 800 cv”.

Come vede il futuro dell’ ormeggio assistito nel mondo velico?

“Il futuro delle barche a vela per me è la manovrabil­ità, quindi sarà sempre più forte l’esigenza di soluzioni tecnologic­he in grado di aumentare questo fattore e rendere la vita facile ai diportisti. Bisogna però rendere questi dispositiv­i sostenibil­i a livello economico: non si possono spendere 30.000 euro per un sistema elettronic­o su barche che ne valgono 100-200.000. Sono troppi. La mia idea è di sviluppare un dispositiv­o che sarà commercial­izzato a 6.000-7000 euro, non di più”.

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