Il Giornale della Vela

MARINAI MIGLIORI IN 7 MOSSE

Azioni e soluzioni per migliorare la vostra esperienza a bordo

- a cura di Eugenio Ruocco

Dopo avervi parlato del perché la barca a vela faccia bene al corpo e allo spirito, passiamo alla pratica: abbiamo selezionat­o per voi sette azioni e soluzioni ai problemi di bordo che accrescera­nno la vostra esperienza a bordo (e vi renderanno piu fidiciosi nelle vostre capacita) 1 COME FAR CORRERE LA BARCA DI BOLINA CON ARIETTA?

Spesso è nelle condizioni di poco vento che si vede il vero velista. Riuscire a tirare fuori il massimo dalla vostra barca vi farà acquisire fiducia in voi stessi. Supponiamo che siate in bolina e che la carena sia pulita (fattore determinan­te a basse velocità, quando la resistenza dello scafo all’avanzament­o è dovuta all’attrito delle molecole d’acqua con la superficie dell’opera viva): con arie leggere in linea di massima avrete bisogno di vele grasse, almeno in fase di accelerazi­one. Una volta che la barca avrà acquisito velocità, l’aumento del vento apparente vi consentirà di appiattire un poco le vele guadagnand­o gradi di prua. In questo caso è bene svergolare la randa nella parte alta agendo sul carrello, che dovete tirare sopravvent­o rispetto alla linea mediana del trasto. Un buon riferiment­o da prendere è l’allineamen­to del boma rispetto alla proiezione al paterazzo, ma alcune imbarcazio­ni forniscono prestazion­i migliori se addirittur­a il boma è portato ancora più sopravvent­o. Non dimenticat­evi del genoa: è con poco vento che è in grado di fare la differenza in termini di prua e velocità. Rendetelo più grasso mollando il paterazzo ed eventualme­nte qualche centimetro di drizza e spostate il carrello verso prua in modo da diminuire lo svergolame­nto in alto. Importanti­ssimo: seguite ogni calo o aumento di pressione cazzando e lascando le scotte del fiocco. Stesso discorso, in fatto di regolazion­e, vale per la randa.

2 RIMANETE A SECCO DI CARBURANTE?

La risoluzion­e di questo problema aumenterà la vostra consapevol­ezza di “problem-solver”. Dando per scontato che dovrete tenere sempre una tanica rigida piena di carburante a bordo, sono necessari sempliceme­nte due tubi in gomma e un panno. Tenete la tanica più alta rispetto al serbatoio per sfruttare il principio dei vasi comunicant­i e infilate un tubo per il passaggio del carburante nella tanica e nel serbatoio. Il secondo tubo invece solo nella tanica con un’estremità libera. Tappate la tanica con il panno per far uscire meno aria possibile, e soffiate nel tubo lasciato libero. Così facendo aumenteret­e la pressione all’interno della tanica e “spingerete” il carburante, attraverso l’altro tubo, direttamen­te nel serbatoio. Ora togliete il panno per permettere all’aria di entrare e aspettare che i vasi comunicant­i facciano il resto.

3 TOGLI LA CERA, METTI LA CERA

Avrete letto nelle pagine precedenti di come prendersi cura della propria barca significhi curare sé stessi. E i lavori di pulizia, muniti di panni, spugne e spazzoloni, rappresent­ano la ‘terapia’ per antonomasi­a. Serviranno prodotti diversi a seconda di cosa dovrete pulire. Un prodotto sarà dedicato agli acciai e alle cromature, uno alla coperta in gelcoat, uno alla sentina, uno alle gomme e uno al teak o ai legni. Particolar­e attenzione poi dovrete prestare ai tessuti e le cuscinerie.

Sul mercato esistono dei prodotti specifici che mantengono intatta nel tempo la tonalità distintiva del tessuto. È buona norma, in ogni caso, evitare di lasciarli all’esterno durante il periodo invernale, meglio riporli in un luogo asciutto (in garage) o all’interno della barca. E lo sporco? Quello normale, dato dall’utilizzo quotidiano, viene eliminato tranquilla­mente con acqua e sapone, mentre le macchie più resistenti e più dure, devono essere rimosse con solventi specifici. Occhio a non pressare troppo il panno umido, si rischia di ottenere il risultato contrario mandando più a fondo lo sporco tra le fibre. Piuttosto tamponate leggerment­e e pazienteme­nte fino alla scomparsa della macchia; infine ripassate con acqua e sapone neutro.

4 FUORIBORDO IN ACQUA ?

Anche questa situazione arricchirà il vostro bagaglio di esperienza. Non sempre tutto è perduto, con un paio di nozioni da meccanico il fuoribordo del tender finito in acqua può ripartire. Cercate di far scolare tutta l’acqua di mare e sciacquate con acqua dolce. Se non potete farlo subito meglio lasciarlo immerso, il sale seccandosi è più dannoso. Una volta recuperato levate le candele e asciugate il gruppo del motore con dell’aria compressa. Se non l’avete a bordo, potete trovarla in porto dal benzinaio. In alternativ­a usate un panno. Smontate il filtro della benzina e la pompa. Puliteli e asciugate il tutto con cura. Accedete al carburator­e, smontatelo e accedete alla vaschetta per il getto. Asciugate tutto il circuito stando attenti a non danneggiar­e i galleggian­ti durante lo smontaggio e il rimontaggi­o. Con dello spray idrorepell­ente e lubrifican­te, irrorate l’intero motore, in modo da pulire bene soprattutt­o i contatti elettrici e le bobine. Rimontate le candele, ovviamente nuove, e provate con il cordino per l’avviamento a ruotare leggerment­e l’albero motore, se sentite il movimento poco fluido, meglio chiamare un meccanico. Se tutto va bene provate ad avviarlo e lasciando il motore al minimo lasciate che l’olio lubrifichi la meccanica.

5 VI SEMBRA IMPOSSIBIL­E SALPARE LA CATENA DELL’ANCORA

Il salpancora è rotto o la catena è incastrata? Questa è una delle emergenze più comuni, saperla gestire al meglio aumenterà la vostra auto-efficacia percepita. Vediamo una situazione tipo e come risolverla. State lasciando la rada. Tutto è pronto, voi al timone e un altro membro dell’equipaggio al salpancora. Avviate il verricello ma la catena non viene su. Se il motivo è che il salpancora non funziona, verificate che le batterie siano sufficient­emente cariche. Se sono a terra, e non sono in parallelo, provate a fare un ponte su un accumulato­re carico. Altrimenti se a braccia non riuscite a recuperarl­a potete utilizzare il winch che avete a poppa. Liberate il grillo di fermo della catena e portatela a poppa. Coprite il verricello in modo che non si rovini e utilizzate­lo come aiuto per tirare su il calumo. Se questa soluzione è troppo rischiosa, conviene lasciare tutto in mare e legare alla catena un parabordo di segnalazio­ne in modo da farla recuperare a dei sommozzato­ri o da voi stessi una volta risolto il problema. Se invece il problema è nell’ancora incastrata e non avete montato un grippiale per spedarla, seguite il consiglio come nel disegno qui sopra.

6 SI GUASTA L’AUTOPILOTA?

Anche qui, capacità di autocontro­llo e attenzione focale sono fondamenta­li. La soluzione non è far timonare la barca al vostro cane come suggerireb­be la foto qui sopra! Per far fronte a un guasto del pilota automatico in mare, bisogna adottare un’andatura che permetta di bloccare la barra per essere completame­nte liberi. Tale andatura sarà la bolina larga o la cappa. La cosa più semplice e più rapida è mettersi alla cappa, virando senza far passare il genoa. L’unico tipo di guasto sul quale si possa intervenir­e è un difetto nell’alimentazi­one da 12 volt del pilota: cambiate un fusibile o alimentate direttamen­te il pilota (se avete previsto la presa volante).

Se non è possibile riparare il pilota in mare, dovrete o ammainare le vele e raggiunger­e un porto a motore, oppure continuare a navigare a vela senza pilota. Per continuare sotto vela, dovrete riuscire a mantenere la rotta con la barra bloccata o almeno non essere obbligati a rimanere al timone tutto il tempo. L’andatura più facile con la barra bloccata è la bolina larga perché la barca resta in equilibrio anche in caso di vento e mare. Se la barca si trovava a quest’andatura quando il pilota si è guastato, continuate la vostra rotta senza pilota lascando un po’ la randa e bloccando la barra con due piccole cime. Se la barca aveva un’andatura diversa e riuscite a continuare di bolina larga, fatelo. Ora, se occorre procedere con vento al traverso senza pilota, farete fatica a mantenere l’andatura con la barra bloccata. O la barca

la barca resta comunque stabile anche un minuto; avrete così il tempo di scendere in dinette e consultare un documento o fare una chiamata. Si può migliorare la stabilità ammainando la randa: la barca, spinta solo dal genoa, terrà meglio la rotta.

7 MAL DI MARE?

Sconfigger­e il mal di mare è una questione di capacità attentive. Prima di rimpinzarv­i di pastiglie e robaccia chimica, provate a combatterl­o con questi semplici trucchi (dando per scontato che abbiate mangiato cibo asciutto e salato): il primo rimedio efficace consiste nel… navigare. Ebbene si, concentran­doci su un’azione specifica, come timonare, o regolare le vele, distoglier­emo l’attenzione dal malessere e staremo meglio. Non funziona? Copritevi con un maglione (fa freddo anche d’estate in barca, non fate i gagliardi a torso nudo con 30 nodi) e stendetevi a occhi chiusi a pancia in su nel punto più basso della coperta e respirate cercando di accompagna­re i movimenti della barca. La nausea e il vomito ci prendono molte energie e sarete stanchi: in questa posizione supina non è raro che possiate addormenta­rvi. Una delle più efficaci delle difese contro il dolore e la fatica è, sempliceme­nte, il sonno.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy