MARINAI MIGLIORI IN 7 MOSSE
Azioni e soluzioni per migliorare la vostra esperienza a bordo
Dopo avervi parlato del perché la barca a vela faccia bene al corpo e allo spirito, passiamo alla pratica: abbiamo selezionato per voi sette azioni e soluzioni ai problemi di bordo che accresceranno la vostra esperienza a bordo (e vi renderanno piu fidiciosi nelle vostre capacita) 1 COME FAR CORRERE LA BARCA DI BOLINA CON ARIETTA?
Spesso è nelle condizioni di poco vento che si vede il vero velista. Riuscire a tirare fuori il massimo dalla vostra barca vi farà acquisire fiducia in voi stessi. Supponiamo che siate in bolina e che la carena sia pulita (fattore determinante a basse velocità, quando la resistenza dello scafo all’avanzamento è dovuta all’attrito delle molecole d’acqua con la superficie dell’opera viva): con arie leggere in linea di massima avrete bisogno di vele grasse, almeno in fase di accelerazione. Una volta che la barca avrà acquisito velocità, l’aumento del vento apparente vi consentirà di appiattire un poco le vele guadagnando gradi di prua. In questo caso è bene svergolare la randa nella parte alta agendo sul carrello, che dovete tirare sopravvento rispetto alla linea mediana del trasto. Un buon riferimento da prendere è l’allineamento del boma rispetto alla proiezione al paterazzo, ma alcune imbarcazioni forniscono prestazioni migliori se addirittura il boma è portato ancora più sopravvento. Non dimenticatevi del genoa: è con poco vento che è in grado di fare la differenza in termini di prua e velocità. Rendetelo più grasso mollando il paterazzo ed eventualmente qualche centimetro di drizza e spostate il carrello verso prua in modo da diminuire lo svergolamento in alto. Importantissimo: seguite ogni calo o aumento di pressione cazzando e lascando le scotte del fiocco. Stesso discorso, in fatto di regolazione, vale per la randa.
2 RIMANETE A SECCO DI CARBURANTE?
La risoluzione di questo problema aumenterà la vostra consapevolezza di “problem-solver”. Dando per scontato che dovrete tenere sempre una tanica rigida piena di carburante a bordo, sono necessari semplicemente due tubi in gomma e un panno. Tenete la tanica più alta rispetto al serbatoio per sfruttare il principio dei vasi comunicanti e infilate un tubo per il passaggio del carburante nella tanica e nel serbatoio. Il secondo tubo invece solo nella tanica con un’estremità libera. Tappate la tanica con il panno per far uscire meno aria possibile, e soffiate nel tubo lasciato libero. Così facendo aumenterete la pressione all’interno della tanica e “spingerete” il carburante, attraverso l’altro tubo, direttamente nel serbatoio. Ora togliete il panno per permettere all’aria di entrare e aspettare che i vasi comunicanti facciano il resto.
3 TOGLI LA CERA, METTI LA CERA
Avrete letto nelle pagine precedenti di come prendersi cura della propria barca significhi curare sé stessi. E i lavori di pulizia, muniti di panni, spugne e spazzoloni, rappresentano la ‘terapia’ per antonomasia. Serviranno prodotti diversi a seconda di cosa dovrete pulire. Un prodotto sarà dedicato agli acciai e alle cromature, uno alla coperta in gelcoat, uno alla sentina, uno alle gomme e uno al teak o ai legni. Particolare attenzione poi dovrete prestare ai tessuti e le cuscinerie.
Sul mercato esistono dei prodotti specifici che mantengono intatta nel tempo la tonalità distintiva del tessuto. È buona norma, in ogni caso, evitare di lasciarli all’esterno durante il periodo invernale, meglio riporli in un luogo asciutto (in garage) o all’interno della barca. E lo sporco? Quello normale, dato dall’utilizzo quotidiano, viene eliminato tranquillamente con acqua e sapone, mentre le macchie più resistenti e più dure, devono essere rimosse con solventi specifici. Occhio a non pressare troppo il panno umido, si rischia di ottenere il risultato contrario mandando più a fondo lo sporco tra le fibre. Piuttosto tamponate leggermente e pazientemente fino alla scomparsa della macchia; infine ripassate con acqua e sapone neutro.
4 FUORIBORDO IN ACQUA ?
Anche questa situazione arricchirà il vostro bagaglio di esperienza. Non sempre tutto è perduto, con un paio di nozioni da meccanico il fuoribordo del tender finito in acqua può ripartire. Cercate di far scolare tutta l’acqua di mare e sciacquate con acqua dolce. Se non potete farlo subito meglio lasciarlo immerso, il sale seccandosi è più dannoso. Una volta recuperato levate le candele e asciugate il gruppo del motore con dell’aria compressa. Se non l’avete a bordo, potete trovarla in porto dal benzinaio. In alternativa usate un panno. Smontate il filtro della benzina e la pompa. Puliteli e asciugate il tutto con cura. Accedete al carburatore, smontatelo e accedete alla vaschetta per il getto. Asciugate tutto il circuito stando attenti a non danneggiare i galleggianti durante lo smontaggio e il rimontaggio. Con dello spray idrorepellente e lubrificante, irrorate l’intero motore, in modo da pulire bene soprattutto i contatti elettrici e le bobine. Rimontate le candele, ovviamente nuove, e provate con il cordino per l’avviamento a ruotare leggermente l’albero motore, se sentite il movimento poco fluido, meglio chiamare un meccanico. Se tutto va bene provate ad avviarlo e lasciando il motore al minimo lasciate che l’olio lubrifichi la meccanica.
5 VI SEMBRA IMPOSSIBILE SALPARE LA CATENA DELL’ANCORA
Il salpancora è rotto o la catena è incastrata? Questa è una delle emergenze più comuni, saperla gestire al meglio aumenterà la vostra auto-efficacia percepita. Vediamo una situazione tipo e come risolverla. State lasciando la rada. Tutto è pronto, voi al timone e un altro membro dell’equipaggio al salpancora. Avviate il verricello ma la catena non viene su. Se il motivo è che il salpancora non funziona, verificate che le batterie siano sufficientemente cariche. Se sono a terra, e non sono in parallelo, provate a fare un ponte su un accumulatore carico. Altrimenti se a braccia non riuscite a recuperarla potete utilizzare il winch che avete a poppa. Liberate il grillo di fermo della catena e portatela a poppa. Coprite il verricello in modo che non si rovini e utilizzatelo come aiuto per tirare su il calumo. Se questa soluzione è troppo rischiosa, conviene lasciare tutto in mare e legare alla catena un parabordo di segnalazione in modo da farla recuperare a dei sommozzatori o da voi stessi una volta risolto il problema. Se invece il problema è nell’ancora incastrata e non avete montato un grippiale per spedarla, seguite il consiglio come nel disegno qui sopra.
6 SI GUASTA L’AUTOPILOTA?
Anche qui, capacità di autocontrollo e attenzione focale sono fondamentali. La soluzione non è far timonare la barca al vostro cane come suggerirebbe la foto qui sopra! Per far fronte a un guasto del pilota automatico in mare, bisogna adottare un’andatura che permetta di bloccare la barra per essere completamente liberi. Tale andatura sarà la bolina larga o la cappa. La cosa più semplice e più rapida è mettersi alla cappa, virando senza far passare il genoa. L’unico tipo di guasto sul quale si possa intervenire è un difetto nell’alimentazione da 12 volt del pilota: cambiate un fusibile o alimentate direttamente il pilota (se avete previsto la presa volante).
Se non è possibile riparare il pilota in mare, dovrete o ammainare le vele e raggiungere un porto a motore, oppure continuare a navigare a vela senza pilota. Per continuare sotto vela, dovrete riuscire a mantenere la rotta con la barra bloccata o almeno non essere obbligati a rimanere al timone tutto il tempo. L’andatura più facile con la barra bloccata è la bolina larga perché la barca resta in equilibrio anche in caso di vento e mare. Se la barca si trovava a quest’andatura quando il pilota si è guastato, continuate la vostra rotta senza pilota lascando un po’ la randa e bloccando la barra con due piccole cime. Se la barca aveva un’andatura diversa e riuscite a continuare di bolina larga, fatelo. Ora, se occorre procedere con vento al traverso senza pilota, farete fatica a mantenere l’andatura con la barra bloccata. O la barca
la barca resta comunque stabile anche un minuto; avrete così il tempo di scendere in dinette e consultare un documento o fare una chiamata. Si può migliorare la stabilità ammainando la randa: la barca, spinta solo dal genoa, terrà meglio la rotta.
7 MAL DI MARE?
Sconfiggere il mal di mare è una questione di capacità attentive. Prima di rimpinzarvi di pastiglie e robaccia chimica, provate a combatterlo con questi semplici trucchi (dando per scontato che abbiate mangiato cibo asciutto e salato): il primo rimedio efficace consiste nel… navigare. Ebbene si, concentrandoci su un’azione specifica, come timonare, o regolare le vele, distoglieremo l’attenzione dal malessere e staremo meglio. Non funziona? Copritevi con un maglione (fa freddo anche d’estate in barca, non fate i gagliardi a torso nudo con 30 nodi) e stendetevi a occhi chiusi a pancia in su nel punto più basso della coperta e respirate cercando di accompagnare i movimenti della barca. La nausea e il vomito ci prendono molte energie e sarete stanchi: in questa posizione supina non è raro che possiate addormentarvi. Una delle più efficaci delle difese contro il dolore e la fatica è, semplicemente, il sonno.