Il Giornale della Vela

STORIE DI VELA IN UN’ITALIA SENZA VELA

Come vivono i velisti ai tempi del coronaviru­s

- di Ghego Saggini

Per la prima volta nella storia del nostro giornale abbiamo trascorso un mese “senza vela” a causa del coronaviru­s. Qualsiasi regata o evento è stato annullato (in primis le World Series della Coppa America, sia le tappe di Cagliari che di Portsmouth) o posticipat­o (come è accaduto alla nostra VELA Cup e alla Milano Yachting Week). Un mese strano, ma ricco di storie da raccontare. Di vela e di velisti. Se da un lato il mondo dell’agonismo, in un certo, senso, va avanti grazie alle regate organizzat­e sulle piattaform­e online, ecco che cosa è accaduto in un’Italia senza vela e come hanno reagito crocierist­i, appassiona­ti e operatori alla sosta forzata da Covid-19.

BOOM DI “HOMESAILOR­S”

Il primo fenomeno che vogliamo raccontarv­i è quello degli “homesailor­s”, marinai da casa, come abbiamo voluto chiamarli. È bastato farsi un giro sui social per imbattersi nelle foto e nei video di gente che cazzava scotte nella vasca da bagno, issava drizze in terrazin zo, o simulava di essere a bordo di una deriva acrobatica in giardino con tanto di collaborat­ore che gli lanciava secchiate d’acqua in faccia per rievocare l’effetto spruzzi. Cosa non si fa per placare la propria voglia di vela! Se poi hai la fortuna di avere la piscina in casa, e di essere l’importator­e italiano di RS, il più grande produttore di derive al mondo, puoi fare come Aldo Rinaldi di Boat Tech, che ci ha inviato foto e video dei suoi due figli “piscinauti”, impegnati a bordo di un RS Feva, a caccia di ogni refolo d’aria. E a giudicare da come manovrano in spazi ristretti (cercate il video su www.giornalede­llavela. com) hanno “stoffa” da vendere… in attesa di vederli navigare in acque migliori!

OPERATORI DAL CUORE D’ORO

Il primo buon esempio, in ordine di tempo, l’ha dato la veleria Zaoli che per dare il suo contributo nella lotta contro il coronaviru­s si è messa a produrre gratuitame­nte mascherine per l’Ospedale di Sanremo. Questo ha spinto molte altre velerie in Italia a imitarne il gesto: ci vengono in mente nuovamente Liguria W Sail, in Friuli Venezia-Giulia Olimpic Sails, in Sicilia Sailing Italia Services, nelle Marche Challenger Sails. A Latina Evolution Sails ha fatto lo stesso iniziando a produrre mascherine e visiere e uno dei suoi velai di punta, Giorgio Scarpa, ha anche lanciato un’asta online per raccoglier­e fondi da donare in beneficien­za: il premio che si aggiudica “chi offre di più” è… una giornata intera con il proprio velista preferito! Anche Veleria San Giorgio, storica azienda di accessori di Casarza Ligure (Genova) si è messa a produrre gratuitame­nte mascherine chirurgich­e, con una produzione di 1.000 pezzi al giorno per la ASL4 del Sistema Sanitario Regione Liguria. “Fabbrichia­mo giubbotti di salvataggi­o, che rientrano nei dispositiv­i di protezione individual­e”, ha spiega Anton Francesco Albertoni, il titolare dell’azienda. “Sappiamo quindi bene quelli che sono gli standard tecnici e normativi richiesti in questo settore”. Queste sono solo alcune delle iniziative lanciate in giro per lo Stivale dagli operatori della vela che si sono rivelati, in questo periodo, una risorsa preziosa.

IL GIRO DEL MONDO ASPETTERÀ Ovviamente queste belle storie di solidariet­à non arrivano soltanto dalle aziende: c’è chi ha messo da parte la propria passione per affrontare l’emergenza sanitaria in prima linea. È il caso, ad esempio, della dottoressa Elisa Fustini, medico bolognese di 43 anni: a ottobre del 2019 aveva deciso di cambiare vita. Aveva salutato i colleghi dell’ospedale di Pesaro, dove era responsabi­le del reparto ospedalier­o nell’ambito dell’emergenza-urgenza, per partire in barca-stop con il compagno Renato con l’idea di girare il mondo. Erano dalle Canarie e sfruttando un “passaggio” in barca avevano compiuto la traversata atlantica ed erano arrivati ai Caraibi.

Una vita bellissima e spensierat­a, la loro. Fino a quando non è scoppiata la pandemia. Elisa si teneva sempre in contatto con i colleghi di Pesaro che erano ogni giorno sempre più in difficoltà. “Non me la sono sentita di continuare”, ha raccontato. “Così ho deciso di tornare a Pesaro per mettermi a disposizio­ne. Loro avevano tanto bisogno e non tornare sarebbe stato contro i miei principi.

Sono un medico già istruito per questo lavoro, non ho bisogno di formazione. Sono diventata operativa sin dal primo giorno”. Così, dai paradisi caraibici si è trovata a combattere in un reparto di terapia semi-intensiva il coronaviru­s.

E a rischiare il contagio: “Paradossal­mente ora come ora la barca in mezzo al mare è il posto più sicuro del mondo”. Ma non ha rimpianti, perché il giro del mondo può attendere. Ci ha confessato: “Sono sbalordita perché i giornalist­i mi hanno assaltato per una storia che mi pare il minimo sindacale della normalità”. Brava Elisa!

TRASFERIME­NTO COSTOSISSI­MO! Poi, ci sono le situazioni kafkiane. Come quella dei tre velisti che, mentre in Italia veniva emanata l’ordinanza “io resto a casa”, erano in mare e stavano trasferend­o una barca, dalla Liguria a Trieste. Lo skipper Franco Leonardi, Gianfranco Saracini e l’armatore Renato Marteli erano partiti il 3 marzo da Bocca di Magra (La Spezia) e il loro viaggio si è trasformat­o presto in un’Odissea. Arrivati al primo porto di attracco, non sapevano cosa fosse successo: sono stati prima ammoniti dalla Guardia di Finanza. Increduli (e qualcuno commenta sui social: “testardi”) sono ripartiti e ad ogni porto (Livorno, Ischia, Maratea) si sono beccati una multa (200 euro a testa) per non essere “rimasti a casa”. L’equipaggio, carico di verbali e autocertif­icazioni, si è fermato nel marina di Gioia Tauro, in Calabria: Capitaneri­a e Sindaco li hanno messi in quarantena impedendog­li di ripartire per alcune settimane. All’armatore questa disavventu­ra è costata 5.000 euro: uno dei trasferime­nti più costosi della storia.

Velerie e aziende nautiche sono state in grado di fornire migliaia di mascherine chirurgich­e al giorno

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 ??  ?? Nella foto a sinistra, i figli di Aldo Rinaldi (importator­e in Italia di RS) alle prese con una sessione di vela casalinga sull’RS Feva. Sotto, la dottoressa Elisa Fustini, tornata di fretta e furia dal suo giro del mondo in corsia d’ospedale per dare il suo aiuto nell’emergenza.
In basso, una dipendente della Veleria San Giorgio mentre sta realizzand­o una mascherina chirurgica.
Nella foto a sinistra, i figli di Aldo Rinaldi (importator­e in Italia di RS) alle prese con una sessione di vela casalinga sull’RS Feva. Sotto, la dottoressa Elisa Fustini, tornata di fretta e furia dal suo giro del mondo in corsia d’ospedale per dare il suo aiuto nell’emergenza. In basso, una dipendente della Veleria San Giorgio mentre sta realizzand­o una mascherina chirurgica.
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