Il Giornale della Vela

COME UN LEONE IN GABBIA

Intervista a Mattia Camboni

- Mauro Giuffrè

Igiochi olimpici di Tokyo sono stati rinviati all’estate del 2021 a causa dell’epidemia Covid 19. Per gli atleti che hanno inseguito questo sogno in ogni minuto di questo quadrienni­o, è stato un duro colpo. Ma la vita prosegue e quella dei velisti olimpici resta all’insegna dell’allenament­o, ma in casa. Non semplice per chi è abituato a passare più di 300 giorni all’anno in mare. Ne abbiamo parlato con Mattia Camboni, classe 1996 da Civitavecc­hia, stella dell’RS:X azzurro. Il 23enne era uno degli atleti in “odore” di selezione per Tokyo. Numero uno al mondo della ranking fino a poche settimane fa, attualment­e al terzo posto. Lo abbiamo contattato nella sua casa/palestra dove sta trascorren­do la sua quarantena. Mattia, dove ti trovi adesso?

Sto a casa in appartamen­to e l’ho trasformat­o in una piccola palestra per continuare a seguire i programmi della nazionale. Una palestra anche un po’ discoteca, perché per allenarmi mi piace sentire la musica, anche ad alto volume per la felicità di mia madre.

Qual era il tuo stato d’animo quando è arrivata l’epidemia?

Noi atleti del windsurf eravamo in Australia per il mondiale. Ho vissuto direttamen­te la parte più grave, perché sono rientrato dall’Australia il 2 marzo. Laggiù leggevamo le notizie ma non avevamo la dimensione della cosa, si parlava di qualche contagio al nord, ma non capivamo bene la gravità della situazione. Rientrati in Italia, con l’arrivo dei primi morti, abbiamo capito che stava succedendo un vero disastro. Abbiamo avuto ancora sei giorni di uscite in acqua poi è iniziata la quarantena.

Cosa cambia con il rinvio dei giochi olimpici di un anno?

Una bella botta per me. La selezione interna prosegue per un altro anno e mezzo, il vantaggio che ho accumulato sul resto degli italiani diciamo che si azzera o diminuisce, è tutto più stressante. Tutte

le nazioni top hanno dichiarato chiusa la selezione al mondiale in Australia, noi proseguiam­o fino al 2021. Per me che in questo momento ero avanti nella selezione ovviamente è difficile, ma non mi faccio abbattere e lavoro ancora di più.

Qual è la tua giornata tipo in quarantena?

Sto spingendo ancora più forte di prima negli allenament­i. Il lavoro principale che faccio a casa è quello del vogatore, poi la bicicletta sui rulli e un circuito a corpo libero dedicato alla parte muscolare.

Il programma settimanal­e è tarato su cinque giorni di lavoro: due allenament­i al giorno per tre giorni dove si cerca di simulare il ritmo gara per portare il cuore a sforzi massimali, due giorni (nel mio caso martedì e giovedì) dove mi concentro più su forzi muscolari per esempio per le braccia con una seconda parte di giornata dedicata allo scioglimen­to. Poi sabato e domenica relax e recupero. La settimana è dura e il recupero è importante, il corpo te lo chiede.

Quanto è difficile mantenere una routine fisica adeguata?

Mentalment­e è già dura quando hai una motivazion­e come un’Olimpiade a pochi mesi perché il lavoro fisico ti sfinisce, ma quando sai che si allunga tutto di un anno è veramente tosta. Per il resto è tutto programmat­o dal preparator­e atletico della nazionale, più il mio allenatore personale e un altro tecnico, che ci pianifican­o tutti gli allenament­i. Forse regateremo a ottobre, ma per ora non si sa nulla di certo, dipende anche dal contesto internazio­nale.

Cosa che ti manca di più in questi giorni?

La tavola è ovvio che mi manca, è la mia passione oltre che il mio lavoro. Mi manca molto viaggiare e allenarmi con tutta la squadra. Non siamo abituati a stare tutto questo tempo a terra e io sono molto attivo nella vita normale quindi è una condizione difficile. Poi ovviamente mi mancano le cose normali per un ragazzo come me, mi manca la mia ragazza, mi mancano gli amici.

In questo momento come ti senti rispetto ai migliori windsurfis­ti della flotta che avresti potuto incontrare a Tokyo?

Il primo posto in ranking che avevo prima del mondiale è indicativo per i risultati che ho fatto, il 2019 è stato veramente ottimo, soprattutt­o per il test event di Enoshima (dove si svolgerann­o le regate olimpiche n.d.r.). Al mondiale 2020 in Australia ho chiuso undicesimo e in ranking adesso sono terzo. Non ho trovato proprio le mie condizioni, non mi trovo benissimo con la “bufera” e mi esalto in condizioni di vento medio o comunque miste perché riesco a andare forte anche con poco vento. Per noi era un mondiale ostico perché arrivavamo da allenament­i in posti freddi e magari con meno ore di acqua, mentre chi si è spostato un mese prima di noi in Australia arrivava con molte più ore di noi. Io ho dato sempre il meglio di me tra maggio e agosto, perché salgono le ore d’acqua e entro veramente in forma. Fisicament­e sto benissimo, sulla tavola però il piede deve essere costruito. Ma la forma fisica servirà per essere pronti per quando si torna in acqua.

Quale sarà la prima cosa che farai una volta finita la quarantena?

Una vacanza. Viaggiare per le regate è lavoro, magari c’è chi pensa che sia tutto bello ma non è facilissim­o. La prima cosa che voglio fare un bel viaggio con la mia ragazza e i miei amici. Sono un ragazzo e queste cose mi mancano.

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 ??  ?? Mattia Camboni, classe 1996 da Civitavecc­hia, ha un’Olimpiade alle spalle, Rio 2016, chiusa al decimo posto nella classe RS:X. Era l’atleta più accreditat­o per essere selezionat­o alle Olimpiadi di Tokyo, attualment­e occupa il terzo posto nella ranking mondiale, dopo essere stato a lungo al primo, grazie a una stagione 2019 eccellente. A sinistra in una foto di lavoro fisico “indoor”, a destra sulla sua amata tavola.
Mattia Camboni, classe 1996 da Civitavecc­hia, ha un’Olimpiade alle spalle, Rio 2016, chiusa al decimo posto nella classe RS:X. Era l’atleta più accreditat­o per essere selezionat­o alle Olimpiadi di Tokyo, attualment­e occupa il terzo posto nella ranking mondiale, dopo essere stato a lungo al primo, grazie a una stagione 2019 eccellente. A sinistra in una foto di lavoro fisico “indoor”, a destra sulla sua amata tavola.

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