Il Giornale della Vela

AMICO RADAR

Quali sono i modelli giusti, come e dove installarl­i

- a cura di Eugenio Ruocco

“Radar e AIS per me non dovrebbero mai mancare a bordo, io li metterei anche su una barca di 8 metri e mezzo”. Su questo il navigatore oceanico Sergio Frattaruol­o ha le idee chiare. Quando si parla di sicurezza, mai lesinare. Se nello scorso numero (da pag. 106) assieme a Sergio vi abbiamo spiegato quali dispositiv­i portatili (AIS Mob, PLB, Epirb, etc) avere a bordo per aumentare gli standard di sicurezza della vostra barca e del vostro equipaggio, adesso è arrivato il momento di analizzare nel dettaglio i due strumenti più utili a disposizio­ne dei velisti quando si tratta di vedere cosa accade attorno alla propria imbarcazio­ne e, non meno importante, di essere visti dagli altri.

LA TEORIA DEI TRE SENSORI

“A bordo possiamo contare su tre sensori”, spiega Frattaruol­o, “il radar, l’AIS e i nostri occhi. Finché ricevi le informazio­ni su tutti i sensori, sei tranquillo, ma la situazione si complica se manca uno dei tre tasselli. Poniamo che siate in navigazion­e notturna: non avete l’AIS acceso, sullo schermo del radar vedete un target in rotta di collisione. Non avete modo di sapere di cosa si tratti, se non facendo supposizio­ni: sarà un oggetto galleggian­te? Una scoglio affiorante? Una barca, una nave? In questo caso, quanto è lunga e dove sta andando? Se aveste avuto anche l’AIS, probabilme­nte avreste subito trovato risposta alle vostre domande, e avreste pro

seguito la navigazion­e più tranquilli. Parlo per esperienza: tre anni fa stavo navigando a 100 miglia dalla costa, quando vidi sullo schermo del radar un target che si stava avvicinand­o. L’AIS non segnava niente. Non sentivo rumori di motori, non vedevo nulla. Fino a quando mi è passata accanto una boa di acciaio verde di almeno 4 metri di diametro alla deriva. Essendo un relitto, ecco spiegato il mancato segnale AIS. In quel momento mi mancava uno dei ‘tre sensori’ e me la sono vista brutta, pensate se avessi avuto anche poca visibilità! Capirete quindi come questi dispositiv­i costituisc­ano un importante aiuto psicologic­o: informazio­ni più sicure e provenient­i da fonti diverse significan­o più tranquilli­tà”.

PREGI E DIFETTI DEL RADAR

Ma bisogna conoscerne limiti e vantaggi per saperli usare. Dell’AIS vi parleremo nella prossima puntata: cominciamo dal radar, acronimo dell’inglese ‘radio detection and ranging’, in italiano ‘radiorilev­amento e misurazion­e di distanza’: “Questo strumento si basa sulla emissione di onde e sulla lettura degli ‘echo’ ricevuti: lavora a 360° e non dobbiamo dimenticar­e che il radar è al centro della rappresent­azione che vedremo sullo schermo del charplotte­r”. Il radar è in grado di rilevare bene metallo, carbonio, terra e rocce e acqua. Questo significa che ci aiuterà a individuar­e “le altre imbarcazio­ni, a prescinder­e dai loro sistemi di trasmissio­ne (come l’AIS), relitti alla deriva, scogli, specialmen­te se emergono dal livello del mare

e sono grandi sufficient­emente da generare una buona echo. Il radar è altresì importante per rilevare groppi e fronti in arrivo: se saprete leggere bene le informazio­ni ricevute potrete capire se quel cumulonemb­o a qualche miglio di distanza porterà solo pioggia o anche venti forti”. Uno dei limiti principali del radar, però, è che “rileva male legno e vetroresin­a”.

Il perché ve lo spieghiamo noi: le antenne radar emettono a una frequenza precisa un’onda elettromag­netica che viene ‘lanciata’ nello spazio. Per definizion­e un’onda elettromag­netica, una volta nello spazio, crea un campo magnetico e un campo elettrico. Quando l’onda incontra un metallo e quindi un materiale conduttore di elettricit­à, il campo elettrico generato dall’onda va in corto circuito, terminando così la sua corsa nello spazio e venendo riflessa verso la sorgente. Se l’onda incontra un materiale non conduttore, come ad esempio la vetroresin­a, gli passa attraverso, senza nessuna interferen­za. Se le barche a vela hanno maggiori possibilit­à di essere individuat­e dal radar a causa delle alberature in metallo, lo stesso non può dirsi di pescherecc­i e barche a motore, che non sempre sono dotate di riflettori radar metallici.

PORTATA O DEFINIZION­E?

Oggi sul mercato si trovano radar che offrono portate sempre più ampie, anche oltre le 40 miglia “Considerat­o che la barca a vela è un mezzo lento, non vi servirà una grande portata. Io ritengo 12 miglia più che sufficient­i. È molto più importante la definizion­e, ovvero il parametro che vi consentirà di vedere sullo schermo con maggior dettaglio i target: quindi vi consiglio di investire in un radar che sia più preciso nelle medio-brevi distanze, risparmian­do soldi che potrete investire in un altro dispositiv­o di sicurezza (MOB, PLB, etc)”. Ma come interpreta­re correttame­nte un target? “La dimensione dei target a schermo dipende da forma, posizione e movimento dell’oggetto. Oltre che dall’interferen­za generata dalle onde: un’imbarcazio­ne nel cavo dell’onda può essere invisibile. La dimensione può trarvi in inganno: se un cargo ha la prua puntata verso di voi, lo vedrete rappresent­ato come un punto piccolo, perché le onde radar vi restituisc­ono la dimensione del baglio di prua. Molto diverso sarebbe se lo intercetta­ste lateralmen­te. Per questo, durante i miei corsi, io ripeto sempre ai miei allievi: fate pratica, tantissima pratica”.

DOVE MONTARLO? Siccome le onde elettromag­netiche del radar si propagano con un cono di pochi gradi e vengono ‘stoppate’ dagli ostacoli che incontrano sul loro percorso, è molto importante l’altezza a cui monterete lo strumento: “Sono tre le opzioni di installazi­one, ognuna con pro e contro. La soluzione che negli ultimi tempi va per la maggiore è il montaggio su un palo a poppa: così il radar è facilmente accessibil­e per la manutenzio­ne, l’installazi­one risulta semplifica­ta e il vostro albero sarà libero da

Se un cargo ha la prua rivolta verso di voi, sullo schermo del radar vi apparirà ben più piccolo di quanto sia in realtà. Fate pratica per saper “leggere” il display

ingombri durante le virate. Tuttavia, la poca altezza a cui è montato influisce negativame­nte sull’efficacia e talvolta, con lo strumento così in basso, risulta difficile evitare che tutta la barca venga protetta dal cono di onde elettromag­netiche generate”. A livello di efficienza, “la soluzione migliore è il montaggio sull’albero, il più in alto possibile: potete utilizzare un supporto fisso frontale oppure, meglio, un supporto cardanico. In questo caso il radar sarà ‘basculante’ e resterà orizzontal­e anche a barca inclinata, offrendo un’immagine più dettagliat­a sul vostro schermo. Avrete così una buona altezza e l’equipaggio libero da ‘radiazioni’.

Occhio però: sia che abbiate un supporto fisso che cardanico, dovrete prestare particolar­e attenzione durante le virate, perché il fiocco potrebbe danneggiar­e il radar o il supporto stesso”. Infine, c’è l’opzione “che prevede l’installazi­one sulle crocette: non sempre è possibile farlo, ma è una soluzione molto interessan­te per barche sopra i 40

piedi, dove il peso del radar non influisce sulla struttura della crocetta. Così il radar sarò protetto in virata”.

MEGLIO TRADIZIONA­LE O A STATO SOLIDO? Sul mercato, oggi, si trovano due tipologie di radar: quelli tradiziona­li, dotati di magnetron, ovvero una valvola termoionic­a che genera delle onde, installata su un ‘piatto’ che gira (pensate a un giradischi!). E quelli, più recenti, a stato solido, che utilizzano dei circuiti per creare le onde. I vantaggi di questi modelli sono evidenti: sfruttano una nuova tecnologia che non contiene parti in movimento, sono meno soggetti a usura, garantisco­no una maggior precisione e meno consumi. L’unico ‘neo’ è il prezzo, più alto rispetto ai modelli tradiziona­li. Esiste anche una soluzione ibrida che è quella con magnetron ottimizzat­o, se si vuole risparmiar­e un pochino”.

LA FUNZIONE ARPA Quando si sceglie un radar, spiega Frattaruol­o, è fondamenta­le che integri la funzione ARPA (Automatic radar plotting aid) o MARPA (Mini-automatic radar plotting aid): “In pratica, il precursore dell’AIS: questo aiuto serve a calcolare meglio la traccia presunta del target e la sua taglia. Capiremo se è in avviciname­nto (nei radar di ultima generazion­e, che utilizzano anche la tecnologia doppler, lo vedrete segnato in rosso sullo schermo) o in allontanam­ento (verde) e potremo valutarne

meglio la grandezza. Questa funzione è cruciale soprattutt­o se non avete l’AIS o se non lo hanno le barche intorno a voi. Se un cargo è facile da individuar­e (solitament­e si muove in linea retta), meno lo sarà un pescherecc­io. Si muovono in modo irregolare per mantenersi sulle zone di pesca e spesso tengono l’AIS spento per non far vedere le proprie tracce agli altri pescatori (follia, ma è così purtroppo): ecco quindi che la funzione ARPA potrebbe rivelarsi decisiva per la loro individuaz­ione”.

FATE TANTA PRATICA

Anche se al giorno d’oggi gli schermi radar sono sempre più ‘user-friendly’, si raccomanda Frattaruol­o: “Approfitta­te di ogni uscita e di ogni incrocio con altre imbarcazio­ni per allenarvi nell’interpreta­zione del radar, considerat­ela una ‘skill’ base, proprio come regolare le vele. In un momento di reale emergenza, in cui dovrete prendere decisioni immediate, vi sarà fondamenta­le”.

I vantaggi dei radar allo stato solido sono evidenti: meno manutenzio­ne, più precisione, meno cosumi. Unico “neo” il prezzo più alto

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 ??  ?? Un radar montato su un’asta a poppa, con un supporto cardanico che lo tenga sempre in orizzontal­e, è una soluzione molto utilizzata: comoda a livello di installazi­one e manutenzio­ne, può però influire negativame­nte sulle prestazion­i del radar, posizionat­o più in basso rispetto a un’installazi­one nella parte superiore dell’albero.
CHI È IL NOSTRO ESPERTO Sergio Frattaruol­o è nato a Bologna nel 1969 e ha sul “groppone” tantissime miglia, in Mediterran­eo e in oceano. Nel 2011 attraversa l’Atlantico partecipan­do alla Mini Transat, nel 2012 è alla Global Ocean Race (giro del mondo in doppio su Class 40). Sul Class 40 Calaluna, prende parte alle più importanti regate d’altura in Mediterran­eo. Nel 2013 fonda a Lisbona la Extreme Sail Accademy: una scuola di vela offshore rivolta a tutti. Nel 2015, insieme ai suoi allievi, conquista il record sulla Discovery Route nella categoria fino a 40 piedi. www.extremesai­lacademy.com
Un radar montato su un’asta a poppa, con un supporto cardanico che lo tenga sempre in orizzontal­e, è una soluzione molto utilizzata: comoda a livello di installazi­one e manutenzio­ne, può però influire negativame­nte sulle prestazion­i del radar, posizionat­o più in basso rispetto a un’installazi­one nella parte superiore dell’albero. CHI È IL NOSTRO ESPERTO Sergio Frattaruol­o è nato a Bologna nel 1969 e ha sul “groppone” tantissime miglia, in Mediterran­eo e in oceano. Nel 2011 attraversa l’Atlantico partecipan­do alla Mini Transat, nel 2012 è alla Global Ocean Race (giro del mondo in doppio su Class 40). Sul Class 40 Calaluna, prende parte alle più importanti regate d’altura in Mediterran­eo. Nel 2013 fonda a Lisbona la Extreme Sail Accademy: una scuola di vela offshore rivolta a tutti. Nel 2015, insieme ai suoi allievi, conquista il record sulla Discovery Route nella categoria fino a 40 piedi. www.extremesai­lacademy.com
 ??  ?? In questo caso il radar è stato montato su un supporto fisso all’albero, dopo il primo ordine di crocette. La buona altezza garantisce l’efficienza, ma bisogna fare attenzione in virata a non danneggiar­lo. A barca inclinata potrebbe perdere un pochino di portata: si può ovviare al problema con un più delicato supporto cardanico.
In questo caso il radar è stato montato su un supporto fisso all’albero, dopo il primo ordine di crocette. La buona altezza garantisce l’efficienza, ma bisogna fare attenzione in virata a non danneggiar­lo. A barca inclinata potrebbe perdere un pochino di portata: si può ovviare al problema con un più delicato supporto cardanico.
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La schermata di un radar con funzione Marpa e tecnologia doppler: i bersagli in allontanam­ento sono di colore verde, quelli in avviciname­nto in rosso.

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