PAZZO VENDÉE
Ha vinto Yannick Bestaven, poi Dalin e Burton. Pedote è ottavo, miglior risultato italiano di sempre al giro del mondo in solitario senza scalo
La vittoria dell’outsider e l’impresa di Pedote
Yannick Bestaven sul foiler di prima generazione Maitre Coq ha vinto il Vendée Globe 2020-2021, con il tempo di 80 giorni 13 ore 59 minuti e 46 secondi. Alla fine sono state decisive le 10 ore e 15 minuti di abbuono ricevute da Bestaven (per avere partecipato alle ricerche di Kevin Escoffier, naufragato su PRB), che gli hanno permesso di vincere la regata nonostante fosse arrivato circa 7 ore dopo Charlie Dalin. Il distacco alla fine tra i due è stato di appena 2 ore,
31 minuti e 1 secondo, un tempo che fotografa bene la straordinarietà di questo Vendée Globe, che ha dato vita a un arrivo in volata mai visto prima nella storia della regata. Ben 8 skipper infatti sono arrivati in meno di 24 ore, i primi 5 a poche ore uno dall’altro, per un finale che si è giocato sul filo dei minuti. Mai un Vendée si è deciso in questo modo. E mai il giro del mondo senza scalo e assistenza era stato così “pazzo” anche da un punto di vista meteo, tra anticicloni anomali, depressioni velocissime e oceani sempre più pieni di immondizia pericolosa per barche e skipper. Ne è venuto fuori un tempo di percorrenza superiore all’edizione del 2016 e anche a quella del 2012. In compenso però c’è stata la netta riconferma delle barche a foil che, tra ultima e penultima generazione, hanno occupato tutti i gradini del podio e dominato i primi posti in classifica fin dall’inizio.
Bestaven, classe 1972 da St. Nazaire, è l’eroe anomalo di questo pazzo giro del mondo. Nessuno lo dava tra i favoriti, di fatto era al suo primo Vendée perché nel 2008 disalberò poche ore dopo la partenza e da quella volta non era più riuscito a essere in partenza per la mitica regata. Il 48enne ha condotto una regata prudente nella discesa dell’Atlantico, ma poi negli Oceani del sud si è preso dei rischi, andando spesso ad attaccare e approfittando anche delle fragilità delle barche dei suoi avversari. Se Bestaven da un lato non ha mostrato le traiettorie “magiche” alla Charlie Dalin, dall’altro ha portato al massimo livello il concetto di resilienza.
A proposito di Charlie Dalin, sul foiler di ultima generazione Apivia è stato il primo skipper a tagliare il traguardo del Vendée Globe 2020-2021, in 80 giorni e 6 ore, 15 minuti e 47 secondi, ma per la prima volta nella storia del Vendée il primo skipper sul traguardo non è stato anche il vincitore. Erano infatti 10 ore e 15 minuti le ore di abbuono di Yannick Bestaven e gli sono bastate per superare in classifica Dalin che si è dovuto accontentare del secondo posto. Va sottolineata la performance di altissimo livello di Charlie Dalin, che nonostante diversi problemi tecnici che lo hanno limitato, come non potere estrarre per oltre 15 mila miglia tutto il foil di sinistra, è comunque riuscito ad arrivare per primo sul traguardo, dimostrando una superiorità tecnica nelle scelte strategiche. Ma le regate come si sa hanno un solo vincitore.
NESSUNO MAI COME PEDOTE
Grazie Giancarlo Pedote. Questa è la prima cosa che ci sentiamo di dire adesso che ha coronato il suo sogno, e ha portato la vela italiana
Bestaven è stato l’eroe “inatteso” di questo Vendée Globe, partito da outsider ha stupito tutti per la sua fuga nel Southern Ocean, superato in Atlantico da Dalin è riuscito alla fine a spuntarla
dove mai era arrivata, a centrare un ormai probabile ottavo posto, un risultato che mai nessun italiano prima aveva raggiunto. E siccome il Vendée Globe è considerata come la sfida più dura che ci sia nella vela oceanica, possiamo considerare certamente quella di Pedote con Prysmian Group come una delle imprese più importanti che siano state mai fatte nella vela italiana.
Chiudere un Vendée Globe in 81 giorni non è qualcosa di scontato. Sulla carta c’erano grosse possibilità, considerato anche quello che è successo a molti favoriti per la vittoria, che questo risultato fosse molto difficile da raggiungere. Arrivare al traguardo di Les Sables non era scontato.
E i rischi quindi, per un piccolo team come quello di Giancarlo, che non ha le stesse risorse dei big in regata, vanno soppesati con attenzione. Pedote lo ha fatto, conducendo una regata in modo quanto mai lucido e razionale. Avanzando passo dopo passo, con uno sguardo alla classifica e due orecchie tese ad ascoltare sempre la sua barca. Ogni qual
volta che le condizioni sono state clementi Pedote ha accellerato per rimanere dentro il gruppo di testa, ha ricucito alcuni distacchi importanti che si erano creati, e alla fine è stato addirittura protagonista di questo arrivo in volata con 8 barche in meno di 24 ore. Una regata concreta, senza tante chiacchiere, come sempre è stato nello stile di Giancarlo Pedote. “Mi sono sentito molto fiero di arrivare sulla linea di partenza di questa regata, anche di più rispetto all’arrivo.
Il giorno della partenza non potevo abbandonarmi alla felicità, ma quando ero li sul canale che mi guardavo interno pensavo a quanta sabbia abbiamo spalato per essere allo start di questo Vendée Globe” ci ha raccontato Giancarlo. “Poi sono entrato nella mia routine quotidiana, perché è la routine che ti aiuta a proteggerti dalle emozioni troppo forti. Anche se poi un giorno ti svegli nell’Oceano del Sud, sei stanco, hai dormito male, ti rendi conto che da ore la barca viaggia sotto i target, e quindi arriva la giornata nera, le emozioni a volte sono troppo forti e mi dovevo quasi auto schiaffeggiare per rientrare nella corretta mentalità. Tutti in una regata del genere hanno dei momenti complessi e difficili. Ma sono riuscito sempre a seguire il mio obiettivo, proteggere la barca fino a Capo Horn senza perdere troppa strada, poi iniziare gradualmente ad attaccare nella risalita dell’Atlantico. Per me è una soddisfazione enorme essere rimasto coerente con quelli che erano gli obiettivi. Avevo un team piccolo, ci siamo preparati in poco tempo, ma ho concluso il giro del mondo e adesso ho il film completo della regata e so come eventualmente prepararla ancora in futuro”, conclude Giancarlo.
“Avevo un team piccolo, mi sono preparato in poco tempo, ma ho finito il Vendée e adesso so come prepararmi al futuro” Giancarlo Pedote
LOUIS BURTON L’ATTACCANTE
E che dire di Louis Burton. Partiamo da una constatazione: è stato lo skipper che ha dato più spettacolo durante la corsa, quello che ha scelto sempre le traiettorie più rischiose, tante volte più a sud di tutti, spesso il più veloce nella classifica delle 24 ore, perennemente all’attacco.
Una strategia con pochi compromessi, per provare a vincere ma anche rischiando tanto. Bureau Vallée, l’ex Banque Populaire vincitrice del Vendée 2016 con Armel Le Cleac’h, a un certo punto ha accusato la fatica imposta dal suo skipper. Burton è stato costretto quindi a un pit stop nella sperduta Macquarie Island per riparare la rotaia del suo albero e per qualche altro lavoretto di bricolage che gli ha fatto perdere quasi 24 ore di tempo. Scivolato in decima posizione, ha recuperato centinaia di miglia su centinaia di miglia in Atlantico fino ad andarsi addirittura a giocare la vittoria finale. Il suo terzo posto è un capolavoro di tenacia, agonismo e tattica.