L’AVVOCATO DEI BORSELLINO CONTRO LA PROCURA DI PALERMO
È intervenuto a un processo a Messina Denaro, a Caltanissetta, esprimendo fiducia nel Procuratore e sfiducia (senza fare il nome) a “quell’altra Procura che ha allontanato la verità”
Nei giorni scorsi un ex pentito ha gettato fango sul Pm di Caltanissetta Gabriele Paci. La cosa ha avuto una ricaduta sul processo contro Messina Denaro in corso proprio a Caltanissetta, e che si occupa delle stragi del ‘92. In aula ha preso la parola l’avvocato Trizzino, che è l’avvocato dei figli di Borsellino, e ha rilasciato una dichiarazione molto significativa. Ha detto: «Esprimo totale fiducia nel lavoro di questa Procura. Ripeto: di questa Procura, di questa Procura (e ha calcato la voce tra volte sulla parola “questa”, ndr), che dal 2008 sta faticosamente cercando di mettere insieme i pezzi di una verità che è stata fondamentalmente allontanata dall’operato dell’altra Procura». Poi ha aggiunto: «In particolare esprimiamo fiducia nei confronti del dottor Gabriele Paci, il quale lavora col codice in mano non facendo sociologia o storia».
Non è difficilissimo interpretare queste frasi. Trizzino non ha fatto nomi ma chi conosce la storia capisce. L’altra Procura a cui si riferisce l’avvocato dei Borsellino, e cioè la Procura che ha allontanato la verità, a occhio e croce è la Procura di Palermo.
E anche il riferimento alla differenza tra il dottor Paci che usa i codici diversamente da altri magistrati che invece «sociologia o storia», è in modo assai evidente molto polemico. Quali sono i nomi degli altri magistrati ai quali si riferisce Trizzino? Provate a indovinare. Trizzino ha pronunciato queste frasi alzando la voce e mostrando anche una certa emozione e una certa rabbia. Ha fatto anche riferimento esplicito al depistaggio operato attraverso il falso pentito Scarantino che per anni ha seppellito la verità sull’omicidio Borsellino. Naturalmente la dichiarazione dell’avvocato dei figli di Paolo Borsellino ha valore, tecnicamente, solo all’interno del processo di Caltanissetta. Però le parole che ha usato erano molto chiare e molto pesanti. E dimostrano una sfiducia evidente verso la Procura di Palermo e - sempre a occhio e croce - verso il profanno cesso Stato-Mafia tutto costruito non certo sui codici ma su ipotesi di tipo sociologico o storico.