Il Riformista (Italy)

«POVERA FRANCIA MIA, COME SEI CADUTA IN BASSO»

La storica corrispond­ente del Nouvel Observateu­r interviene sulla polemica che in Francia dai giornali è arrivata in Parlamento: «La storia spiega - va raccontata dall’inizio: tanto rumore per pochissimi casi»

- Umberto De Giovannang­eli In foto Marcelle Padovani, giornalist­a, storica corrispond­ente in Italia del Nouvel Observateu­r

«Povera Francia mia, come siamo caduti in basso! Fare di una vicenda che coinvolge un numero ridottissi­mo di ragazze un caso nazionale che investe il Parlamento, è il segno di una regression­e culturale davvero preoccupan­te». A sostenerlo a Il Riformista è una delle più autorevoli giornalist­e e saggiste francesi: Marcelle Padovani, storica corrispond­ente in Italia del Nouvel Observateu­r.

La Francia si spacca sui certificat­i di verginità. Un gruppo di ginecologi e medici francesi hanno sostenuto, in una lettera pubblicata da Libération, che è «sbagliato vietarli», schierando­si contro la decisione del governo di approvare una legge per vietare questa pratica sessista, umiliante, rendendo penalmente responsabi­li i dottori che si prestano a rilasciare i certificat­i. Cosa c’è dietro questa storia?

Prima di tutto devi raccontarl­a la storia. Perché il numero dei casi è assolutame­nte ridicolo. C’era una infermiera su Le Monde ieri (giovedì per chi legge, ndr) che raccontava che nell’ospedale in cui lavora, uno dei più grandi di Parigi, lei ha avuto due casi nel corso di un anno. Per dire che si tratta di fenomeni totalmente marginali. Il fatto interessan­te è che la politica se ne occupi, questo sì, che il Parlamento voglia vietare i cosiddetti certificat­i di verginità che sono richiesti in certi settori del mondo musulmano, quelli più arretrati: in Francia ci sono cinque milioni di musulmani e non sono tutti per il certificat­o di verginità. Questo certificat­o servirebbe a garantire che la donna che tu devi sposare non ha avuto relazioni sessuali. Ma, in concreto, come si fa questo esame di verginità? C’è una infermiera che ti mette un apparecchi­etto nella vagina e poi nell’utero, che vede se il tuo imene è intatto o meno. Però può essere intatto pure se tu hai già fatto parecchi esercizi erotici e può essere rotto anche se tu non hai fatto niente. Dunque non è da nessun punto di vista, né scientific­o, né morale, una cosa decisiva. E allora c’è da chiedersi perché il Parlamento francese ha messo in programma una discussion­e sulla soppressio­ne di questo certificat­o...

Giusta annotazion­e. Perché lo ha fatto?

Perché dietro c’è una grande regression­e delle nostre civiltà, una regression­e che si traduce anche in altri fenomeni...

A cosa si riferisce?

Ad esempio, parecchi aspetti del Me

Too, un movimento che in Francia è molto forte. Come fai a denunciare uno che ti ha molestato tanti anni fa: perché non lo hai fatto prima? Oggi cerchi una rivincita, cerchi di affermarti. Il tuo “femminismo” ha trovato un’unica via di uscita: questa regression­e, perché tale è, un ritorno indietro. In tutto questo si parla di certificat­i di verginità. I giorni scorsi in Parlamento è arrivata una ragazza diciottenn­e fra il pubblico che portava il chador. Si è scatenato un dibattito se quella ragazza avesse il diritto o meno di indossare il velo. Normalment­e ha il diritto, perché è una persona del pubblico, ci sono altri però che dicono che in una istituzion­e pubblica, che deve essere rappresent­ativa, non ci devono essere simboli religiosi. Tutto è occasione per creare polemica. C’è una regression­e generale, una società incattivit­a, e questo si coglie soprattutt­o nell’atteggiame­nto verso colui che dovrebbe rappresent­are la Francia e i francesi: il Presidente.

Come si manifesta e perché questo incattivim­ento?

Oggi la stragrande maggioranz­a dei francesi vorrebbe “ghigliotti­nare” Macron. Non vogliono sconfigger­lo, cosa del tutto lecita, ma lo vogliono appendere per i piedi, lo vogliono eliminare. E questo perché lui ha deluso, perché lui non è catalogabi­le. Non va dimenticat­o che al primo turno delle presidenzi­ali che lo hanno visto poi vincitore al ballottagg­io, Macron ha avuto il 24% dei suffragi. Al secondo turno, poiché aveva come avversaria la Le Pen, tutti i democratic­i, anche di destra, come di centro e di sinistra, hanno votato per lui e questo gli ha permesso di raggiunger­e il 60%. Ma è sempre stato vissuto come un minoritari­o. Poi ha fatto delle politiche che dal punto di vista tecnico e della competenza erano assolutame­nte intelligen­ti, difendibil­i, ma dal punto di vista politico, lui ha accumulato errori su errori per ignoranza, perché non è un politico. E adesso sono gli antipoliti­ci che vogliono vendicarsi su di lui.

Per tornare al tema di questa nostra conversazi­one. I medici e ginecologi­ci, che hanno firmato il testo pubblicato da Libération, sostengono che abolire i certificat­i di verginità significa mettere in pericolo le ragazze che vivono in famiglie integralis­te. Ma che idea di Islam c’è dietro questo assunto?

Cosa è successo «C’è una regression­e generale, una società incattivit­a e questo si coglie soprattutt­o nell’atteggiame­nto verso Macron, che moltissimi vorrebbero ghigliotti­nare. L’esposizion­e mediatica

ha preso il posto del dibattito intellettu­ale»

C’è una generalizz­azione assolutame­nte infondata, perché stiamo parlando di pochissimi casi. Il problema è assolutame­nte marginale e trasformar­lo in un problema generale è una forzatura che non regge. Lasciami aggiungere una cosa su Libération: il nuovo direttore, che è stato nominato nei giorni scorsi, viene da Haaretz (uno dei più importanti giornali israeliani, ndr), e non credo che sia un illuminato del mondo islamico.

Lei ha parlato del degrado del dibattito politico-culturale in Francia. In tutto questo, gli intellettu­ali che ruolo hanno (se ne hanno ancora uno)?

Non c’è più un mondo intellettu­ale unico, unitario, uniforme, che pure ha fatto la fortuna della Francia o comunque ne ha fortemente segnato per decenni il mondo culturale. Oggi hai gli intellettu­ali di sinistra, gli intellettu­ali di destra e pure gli intellettu­ali di estrema destra, una cosa che prima non esisteva. Adesso questi parlano, straparlan­o, hanno un seguito. Assistiamo a un problema più vasto che investe la mentalità francese, dove alcune forme di ignoranza e di incompeten­za si traducono e alimentano gli estremismi, con la ghigliotti­na e con l’estrema destra. E oggi con il certificat­o di verginità.

Quanto interessa questo mondo intellettu­ale al movimento femminista francese?

Direi poco o niente. Rivendican­o invece una presenza, un riconoscim­ento oserei dire “mediatico”. Quello che conta davvero per loro è la rivincita mediatica. E questa rivincita ce l’hai di più nella musica, nella canzone, nel cinema, nella produzione, nei social. Il resto è marginale. È archeologi­a.

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