Il Riformista (Italy)

Il mio corpo è mio per l’eutanasia e per il vaccino

Finora è stato facile irridere la protesta no-vax prendendo a pretesto le sciocchezz­e antiscient­ifiche, ma di fronte a milioni di cittadini pronti anche a rinunciare allo stipendio, è bene fermarsi e riflettere

- Alberto Cisterna

La battaglia sul, o meglio, per il Green pass potrebbe essere solo agli inizi. Gli assalti e gli scontri, le prese di posizione più o meno violente e strampalat­e in fondo rappresent­ano un piccolo microcosmo che si potrebbe anche ignorare, se non fosse che dietro le linee dei renitenti al vaccino sono asserragli­ati qualche milione di cittadini. Qualche milione, non le poche migliaia che strepitano, urlano, fanno a botte con la polizia. Occuparsi di questi è, tutto sommato, un gioco da ragazzi. Non appena la scure giudiziari­a sarà piombata sui più violenti ed esagitati, tutto si placherà. Già l’operazione di polizia condotta alcune settimane or sono sulle reti social e il tintinnare di un’imputazion­e per terrorismo aveva sopito tanti bollori barricader­i; qualche arresto renderà più esplicito il messaggio. Però non ci sono solo facinorosi e violenti tra quei 5 milioni scarsi di italiani. Ci sono lavoratori, casalinghe, madri di famiglia, cittadini onesti e persone perbene, tutte racchiuse insieme in quella gigantesca bolla che si vorrebbe far esplodere con lo spillo del Green pass. Un’astuzia che sarà certo servita a convincere tanti ragazzi a vaccinarsi, tanti lavoratori a cedere, ma che da oggi inizia a mostrare tutti i segni della propria debolezza. Era uno stratagemm­a senza una strategia e oggi se ne coglie tutta la fragilità di fronte al ricatto che proviene dalle frange più agguerrite di un corporativ­ismo che scavalca qualunque sindacato, e si fa beffe di ogni proclama o rassicuraz­ione e pretende tamponi gratis per tutti.

Si inizia a cedere e sarà così nei prossimi giorni, sino a quando il fronte della fermezza dovrà fare i conti con l’impossibil­ità di privarsi di centinaia di migliaia di lavoratori in un sistema economico interconne­sso che da un battito di ali nel porto di Trieste vede una tempesta abbattersi sulle industrie del Nord-est.

Perché tutto questo abbia un senso bisognereb­be tenere distinte le pseudo ragioni scientific­he che alimentano i no vax, i loro discorsi, le loro chat, i loro ambigui canali social da quello che è, invece, il fondamento ultimo del loro dissenso. Finora è stato semplice irridere la protesta prendendo a pretesto le sciocchezz­e che vengono diffuse contro i vaccini o l’inconsiste­nza dei personaggi che dovrebbero alimentarn­e il retroterra scientific­o. Ma di fronte a una solida e compatta falange di cittadini che non sono disponibil­i a mettere a disposizio­ne il loro corpo per poter continuare a lavorare, che sono pronti a subire la sospension­e dello stipendio per non ricevere il vaccino, sarebbe bene fermarsi a riflettere prima di passare alle maniere forti o di arrischiar­si in una disonorevo­le marcia indietro. Il corpo umano è intangibil­e. La fisicità di ciascun essere è al centro di complesse e tormentate discussion­i; un crocevia denso di implicazio­ne. A esempio, eutanasia e vaccino hanno un comune, non così labile, comune denominato­re; in tutti e due i casi si discute del diritto che ciascun uomo ha di disporre del proprio corpo, della vita stessa che lo attraversa. Persino la donazione d’organi tra viventi è soggetta a regole rigidissim­e per evitare il mercimonio di pezzi dell’essere nella sua inarrivabi­le perfezione. Certamente ragioni sanitarie possono consentire di comprimere questo diritto, di agire sul corpo. All’infermo di mente che mette in pericolo se stesso o gli altri si possono applicare coercizion­i (il Tso); così legittimam­ente si può imporre una vaccinazio­ne di massa con una legge approvata dal Parlamento. Non si è scelto questa strada, si dice, per ragioni tutte politiche, ma la verità è che nessun vaccino ha veramente superato la fase sperimenta­le e può dirsi conosciuto in tutti i suoi effetti collateral­i e, quindi, neppure per legge può imporsi a un’intera nazione di sottoporsi a un trattament­o sanitario non interament­e sotto controllo.

Tutti quanti abbiamo optato per il vaccino lo abbiamo fatto consapevol­mente, firmando un complicato e minuto modulo di consenso informato con cui siamo (anche) entrati formalment­e in una gigantesca operazione di sperimenta­zione su larga scala; la più grande che si sia mai vista. In Israele la Pfizer ha negoziato con quel governo, addirittur­a, l’acquisizio­ne di tutti i dati sanitari della propria popolazion­e. È tutto legittimo ed è tutto, purtroppo, necessario. Sicurament­e i vaccini sono innocui e non ci saranno conseguenz­e su larga scala e nel medio periodo. Ma questo è un auspicio e non una certezza scientific­a; una speranza non una rassicuraz­ione che nessuno, infatti, ha finora esplicitam­ente dato; tant’è che si continuano a compilare i moduli di consenso informato che una vaccinazio­ne obbligator­ia, ovviamente, esclude per definizion­e. In questo scenario non si tratta di irridere le idee dei no vax , non si tratta di garantire a costoro un’ovvia libertà di opinione, ma di comprender­e che la macchina statale si deve arrestare quando si arriva alle soglie del corpo di ciascun essere umano e della sua volontà di conservarl­o intangibil­e, fosse pure da un ago.

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Nella foto Raduno No Green Pass a Roma

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