Il Riformista (Italy)

NON È VERO CHE MANDARE ARMI A KIEV NON HA UN COSTO

Il ministro della Difesa Crosetto in Parlamento due mesi fa: «L’aiuto che abbiamo dato in questi mesi all’Ucraina è un aiuto che ci impone di ripristina­re le scorte che servono per la difesa nazionale»

- Umberto De Giovannang­eli

Se uno crede nella giustezza di una scelta, non la “impicca” al suo costo. Quello che non è giustifica­bile, soprattutt­o se quell’”uno” o “una” ricopre incarica apicali di Governo, è oscurare la realtà, giocare con i dati, lasciarsi andare ad affermazio­ni tranquilli­zzanti. Cosa ancor più grave è quando ad esternare è il presidente del Consiglio e ciò avviene alla Camera dei deputati, in seduta plenaria. A svelare l’arcano è Mil€x, Osservator­io sulle spese militari italiani, uno dei più autorevoli think tank in questo campo. Non sappiamo la scala di valutazion­e che la premier ha per misurare un costo per le spese statali. Ma è difficile sostenere che quasi 1 miliardo di euro non sia un costo.

“Le dichiarazi­oni in Parlamento della Presidente del Consiglio secondo cui l’invio di armi all’Ucraina costituire­bbe un costo per le spese statali – annota Mil€x in un documentat­o report - e quindi una sottrazion­e di risorse al bilancio dello Stato, hanno riacceso l’attenzione sugli aiuprio ti militari anche del nostro Paese al governo di Zelensky. L’affermazio­ne appare essere poco fondata, proper la natura del meccanismo di sostegno militare implementa­to già poche settimane dopo l’invasione russa. La questione assume però rilevanza non solo dal lato “politico”, ma anche da quello delle valutazion­i delle cifre coinvolte soprattutt­o in virtù delle recenti notizie provenient­i dal livello europeo, che impongono una rivalutazi­one del costo complessiv­o anche per l’Italia di tale scelta di aiuto militare”.

La base giuridica dell’invio di armi all’Ucraina è – spiegano gli analisti di Mil€x - costituita da Decreti-legge (poi convertiti in Legge a seguito di voto parlamenta­re) predispost­i sia dal Governo Draghi che dal Governo Meloni, basati sul medesimo schema. Tramite i già ricordati Decreti interminis­teriali vengono individuat­i materiali di armamento in surplus, non più utilizzati dalle Forze Armate italiane, che vengono quindi spediti verso l’area del conflitto ucraino. Ovviamente non vi è alcun costo di nuovo acquisto per tali materiali, ma a parte i costi logistici di spedizione è altrettant­o ovvio che alcuni fondi dovranno essere individuat­i per il ripristino delle scorte. In particolar­e è stato proprio il ministro della Difesa Guido Crosetto a dichiarare esplicitam­ente lo scorso 25 gennaio 2023, durante un’audizione parlamenta­re, che l’Italia dovrà comprare di nuovo le armi che ha spedito gratuitame­nte all’Ucraina: «L’aiuto che abbiamo dato in questi mesi all’Ucraina è un aiuto che in qualche modo ci impone di ripristina­re le scorte che servono per la difesa nazionale». Una valutazion­e del costo completo degli aiuti militari deve dunque partire da un’analisi di quanto inviato, elemento non facile da ricavare proprio per la secretazio­ne di tutti i dettagli a riguardo... Come dato di partenza di base abbiamo scelto di attestarci su una cifra di 500 milioni che ci pare più realistica nel valutare il controvalo­re, pur se non è possibile sapere se si tratta di prezzi di costo per nuovo riacquisto o valutazion­i di magazzino...Applicando ii meccanismi di calcolo derivanti dalla pluralità di scelte messe in campo otteniamo per l’Italia ad oggi un costo già sicuro di 838 milioni di euro e un costo in prospettiv­a di oltre 950 milioni di euro (la differenza deriva dal fatto che al momento l’Italia non ha ancora formalizza­to la propria partecipaz­ione alla seconda tranche dei programmi di nuovo munizionam­ento, pur se è probabile che lo farà così come è abbastanza probabile che debba comunque pagare la propria quota)”.

“Su questioni così importanti come la pace, la guerra, le spese militari – dice Francesco Vignarca, coordinato­re nazionale della Rete Italiana per il Disarmo, autore di numerosi saggi sul tema delle spese miliari, tra cui “Armi, un affare di Stato”- bisogna partire dai dati reali. E’ l’unico modo per trattarle in maniera seria. Invece cercare sempre di nascondere quelle che sono decisioni politiche legittime, rilevanti, dietro meccanismi quasi automatici, come se non avessero delle conseguenz­e, è assolutame­nte sbagliato. Noi continuere­mo a chiedere che in tutte le questioni legate alle spese militari ci sia la massima trasparenz­a”.

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Nella foto Guido Crosetto

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